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Kader Abdolah, “Ecco la mia storia di rifugiato politico in Occidente”

Il libro di Kaber Abdolah racconta la storia di un famoso cineasta iraniano che, rifugiatosi in una fattoria della campagna olandese, si immerge nei ricordi per riannodare i fili della sua avventurosa esistenza

Finalista al premio Lattes Grinzane con il suo ultimo romanzo “Il sentiero delle babbucce gialle” (edizioni Iperborea) Kader Abdolah si presenta al pubblico di Pordenonelegge con molto entusiasmo per il rinnovato contatto con il pubblico.

Kader Abdolah e “Il sentiero delle babbucce gialle”

Il libro racconta la storia di un famoso cineasta iraniano che, rifugiatosi in una fattoria della campagna olandese, si immerge nei ricordi per riannodare i fili della sua avventurosa esistenza e raccontarla in una catena di storie seguendo le orme di Sherazade. E lo fa scegliendo non la forma di linguaggio a lui piรน congeniale cioรจ il cinema, ma la scrittura mezzo con il quale inizialmente registra un poโ€™ di difficoltร . Un viaggio nella memoria che, come dโ€™incanto, ci trasporta nellโ€™antica cittร  di Arak, divisa fra tradizioni secolari e la forzata modernizzazione a stelle e strisce con cui lo sciร , nel secondo dopoguerra, importa la gomma da masticare e il seducente mondo del cinema. Le babbucce gialle del titolo accompagnano il protagonista lungo la sua storia intrecciata con lo zafferano.

E Abdolah svela il perchรฉ: โ€œLo zafferano รจ il colore della nostra cultura. Mio padre, che era sordomuto, lo raccoglieva in collina e quando tornava a casa lucidava le scarpe a mia madre, depositando una sottile polvere gialla: era il segno distintivo del suo amore per lei che non poteva comunicare non tanto perchรฉ sordomuto, quanto perchรฉ nella nostra cultura un uomo non puรฒ esplicitamente manifestare i propri sentimenti.โ€ Le babbucce del titolo sono le scarpe che il padre del protagonista cuce per la moglie zoppa in modo che nessuno si accorga di questo difetto.

Le figure femminili del romanzo

Proprio la madre nel romanzo risulta una figura centrale e determinante e questo porta lโ€™autore a rievocare il complesso rapporto con la propria. โ€œHo amato e odiato mia madre che non mi ha mai trattato come un bambino, ma sempre, fin da piccolo, come un uomo con le proprie responsabilitร . Ora soffre di demenza senile e non mi riconosce piรน, anzi mi scambia per mio padre con il quale non ha mai potuto comunicare: ecco la figura della madre nel romanzo รจ il modo che ho trovato per non disperdere i miei ricordi.โ€

Complessivamente nel libro tutte le figure femminili sono positive: โ€œAbbiamo bisogno delle donne per scrivere, per dipingere, per comporre musica โ€“ dice lo scrittore โ€“ ma non confondiamo questo con il femminismo, un termine riduttivo, che non sopportoโ€. Anche nel romanzo sono presenti le lotte di emancipazione della cugina del protagonista intrecciate alla presenza dei numi tutelari del nonno e allโ€™amicizia con un feroce bandito, il tutto ambientato nel castello fiabesco di Arak.

La giusta distanza di una lingua straniera

Fiaba e nostalgia dunque. La scrittura di Kader Abdolah รจ avvolgente e molto legata al ritmo dellโ€™oralitร , caratteristica che lo collega al mondo persiano da cui proviene e che deve perรฒ descrivere in un’altra lingua, lโ€™olandese, con cui ha faticato molto inizialmente. Infatti dopo aver pubblicato due raccolte di racconti e aver adottato come pseudonimo i nomi di due esponenti dellโ€™opposizione, Hossein Sadjadi Farahani (questo รจ il vero nome dello scrittore) fu costretto ad abbandonare lโ€™Iran e dopo un soggiorno in Turchia a rifugiarsi nella โ€œfangosa e piovigginosa Olandaโ€ nel 1988 e precisamente a Apeldoorn, un piccolo villaggio โ€œin cui โ€“ confessa โ€“ parlavo solo col pastore e col matto del paese. Ma poi mi sono detto se sono riuscito, attraverso la lingua dei segni, a comunicare con mio padre, avendo a disposizione solo trecento vocaboli, posso iniziare anche con lโ€™olandese e cosรฌ รจ stato. Sbagliavo tantissimo, ma solo in un’altra lingua e con la giusta distanza dal mio paese e dalle mie radici, ho potuto raccontare il mio mondo. In un modo migliore forse, perchรฉ scrivere in un’altra lingua toglie i freni inibitori e recide anche i legami di religione e di sangue, nel mio caso lโ€™ingombrante figura materna.โ€

โ€œE โ€“ conclude, rivolgendosi ai giovani โ€“ solo lasciando alle spalle la propria casa e scoprendo il mondo diverso degli altri, si puรฒ scoprire se stessi.โ€ Lo stesso invito del protagonista nella parte finale de Il sentiero delle babbucce gialle.

Alessandra Pavan

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