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Chi è Joël Dicker, l’autore del momento

Autore del best-seller “La verità sul caso Harry Quebert”, Joël Dicker è da poco uscito in libreria con la novità “Il caso Alaska Sanders”. In questo articolo scopriamo qualcosa di più sull’autore svizzero e sui suoi lavori.

Ha esordito nelle librerie con “Gli ultimi giorni dei nostri padri”, scritto nel 2009, ma ha raggiunto il successo con “La verità sul caso Harry Quebert” nel 2012. Dall’uscita di questo avvincente giallo deduttivo, Joël Dicker è diventato uno scrittore di successo, con traduzioni in diverse lingue e un fortunato adattamento televisivo diretto da Jean-Jacques Annaud con Patrick Dempsey nel ruolo di Harry Quebert.

Tornato da poco nelle librerie italiane con la novità “Il caso Alaska Sanders” edita da Bompiani, Joël Dicker è in vetta alle classifiche dei libri più venduti ormai da settimane. In questo articolo scopriamo qualcosa di più sull’autore svizzero e sul suo nuovo libro.

Joël Dicker

Nato a Ginevra, nella Svizzera francofona, il 16 giugno 1985, Joël Dicker è figlio di una bibliotecaria e di un insegnante di lingua francese, ed è pronipote dell’avvocato e politico di estrema sinistra Jacques Dicker (1879-1942), ebreo russo emigrato in Svizzera e naturalizzato nel 1915.

Da bambino e in seguito da ragazzo, Joël Dicker non si è mai interessato particolarmente agli studi, si è iscritto all’università e si è laureato in legge nel 2010 senza nutrire importanti aspirazioni nel campo del diritto. Ciò che veramente lo ha appassionato è la scrittura.

Infatti, già nel 2009 Dicker aveva scritto il suo primo libro “Gli ultimi giorni dei nostri padri”, un romanzo che racconta la storia del SOE, un ramo segreto dell’Intelligence, e con cui il giovane autore ha ottenuto il Prix Genevois des Ecrivains, importante premio assegnato ogni quattro anni e riservato unicamente ad opere inedite.

Il primo libro di Joël Dicker esce nelle librerie del mondo francofono nel 2011, mentre arriva in Italia nel 2017, ben 2 anni dopo la pubblicazione del best-seller “La verità sul caso Harry Quebert”, che decreta il successo planetario dello scrittore, con traduzioni in 33 lingue e una fortunata trasposizione televisiva.

Joël Dicker ha poi scritto “Il libro dei Baltimore”, un volume legato alla storia del suo capolavoro che è stato pubblicato in Italia nel 2016, “La scomparsa di Stephanie Mailer”, uscito nel Belpaese nel 2018 e “L’enigma della camera 622”, pubblicato nel 2020. Quanto alla nuovissima uscita dello scrittore svizzero, “Il caso Alaska Sanders”, si tratta di un nuovo giallo ricco di spunti avvincenti e di personaggi interessanti.

Il caso Alaska Sanders

Il terzo libro legato alla serie di Marcus Goldman è uscito da pochissimo nelle librerie italiane. “Il caso Alaska Sanders” è un vero e proprio sequel de “La verità sul caso Harry Quebert”, è già un grande successo editoriale ed è incentrato su un delitto avvenuto nel New Hampshire nel 1999.

Il corpo di una giovane donna viene ritrovato senza vita in riva ad un lago. Marcus Goldman, che nel frattempo ha ottenuto il successo con il caso Quebert, si trova ad indagare sul caso per cercare di risolverlo, con evidenti difficoltà dovute tanto alle circostanze del delitto quanto a motivazioni personali. In questo nuovo capitolo della serie, infatti, Marcus Goldman si troverà a scontrarsi con i fantasmi del passato, primo fra tutti Harry Quebert.

Il mestiere dello scrittore

Ma cosa pensa uno scrittore del suo mestiere? Che rapporto ha Joël Dicker con la scrittura? Lo rivela lo stesso autore in un’intervista a Mangialibri.com, riprendendo le pagine de “La verità sul caso Harry Quebert” in cui il lettore può misurarsi con una minuziosa descrizione del mestiere dello scrittore:

“Mi sono fatto molte domande in proposito e una delle prime cose che mi vengono in mente è che sono più numerosi i libri che mi sono stati rifiutati di quelli che mi sono stati pubblicati. Quindi mi chiedo: Sono più importante dal momento in cui i miei libri sono stati pubblicati e la gente mi riconosce per strada, o ero già un autore? Sono più importante io, che ho pubblicato, o è più importante un qualsiasi passante, che ha scritto ma non ha pubblicato nulla?

Se uno vuol diventare medico, pittore o calciatore si dedica a una formazione ben precisa. Lo stesso Zidane, ad esempio, per fare l’allenatore dopo essere stato un grande giocatore ha dovuto prendere una nuova strada, ricominciare tutto daccapo tramite una formazione diversa. Per diventare uno scrittore non c’è niente del genere.

Niente che ti prepari in maniera tanto netta da poterti fare dire “Ecco: sono un autore”. All’inizio della mia carriera mi interrogavo profondamente e nonostante i miei libri siano stati dei grandi successi la mia è una riflessione che continua ancora oggi, sia internamente sia nei miei romanzi”.

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