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“Italo” di Ernesto Ferrero, le cento anime di Italo Calvino

Italo Calvino è una delle figure più amate della nostra letteratura. Con il suo "Italo", Ernesto Ferrero ci accompagna a scoprirlo, in tante sue sfaccettature.

L’ultima fatica di Ernesto Ferrero è arrivata in libreria poco prima che il suo autore ci lasciasse, all’età di 85 anni. Con “Italo“, lo storico direttore del Salone del Libro di Torino nonché ex direttore di Einaudi ci conduce alla scoperta di una delle figure letterarie più amate di sempre: Italo Calvino.

Fra le più fertili figure della letteratura di tutti i tempi

A cento anni dalla sua nascita, Italo Calvino si conferma una figura centrale all’interno del panorama letterario nazionale e internazionale.

Chiunque in Italia possiede almeno un suo libro in casa, e chiunque conosce almeno una delle sue opere. Poliedrico, ironico, fantastico, sfuggente. Italo Calvino ha segnato la storia della letteratura interloquendo con il lettore in modi mai immaginabili prima di lui.

Basti pensare alla modalità narrativa che incanta il lettore in “Se una notte d’inverno un viaggiatore“, o alla stupefacente cornice su cui impernia il racconto de “Le città invisibili“: se Calvino riscuote ancora tanto successo fra i giovani e i meno giovani, la ragione risiede nel suo essere sempre stato eclettico e affascinante, misterioso e profondo; magico nel saper veicolare, attraverso il fantastico, il quotidiano.

Non è un caso che i suoi libri vengano periodicamente ristampati in edizioni nuove, come è accaduto per le celebrative nate in occasione del centenario dell’autore: Italo Calvino è fuor di dubbio uno scrittore fertile, anche trentotto anni dopo la sua dipartita.

Un uomo e i suoi libri

Eppure, non sappiamo molto della sua vita. Ce lo immaginiamo, grazie ai racconti che ne sono stati fatti, come una persona timida, introversa, un po’ goffa nelle relazioni con gli altri, incredibilmente sfuggente.

Ernesto Ferrero, che con Calvino ha avuto la fortuna di lavorare per diversi anni, ci restituisce con “Italo” una memoria in grado di farci scoprire un uomo e le sue cento anime. Non lo fa attraverso l’aneddotica tipica della biografia. Usa sempre parsimonia, senza scadere nel pettegolezzo o nel resoconto di eventi.

“Italo” è un racconto da cui emerge l’uomo e anche lo scrittore. Un romanzo speciale che fa dei ricordi dell’autore su Calvino un tramite per veicolare il legame fra il grande scrittore e i suoi capolavori.

“Italo”, la sinossi

Chi era veramente Italo Calvino? «Non troverete nulla», rispondeva a chi cercava di scavare nella sua storia intima e biografica, fedele all’immagine dello scrittore appartato, del Barone rampante che vive sugli alberi: l’inafferrabile che voleva essere soltanto una mano che scrive.

Eppure Ernesto Ferrero dimostra, con l’empatia del suo sguardo, come si possano illuminare dall’interno gli intrecci segreti tra la vita e l’opera di uno dei grandi del Novecento.

In occasione del centenario della nascita di Italo Calvino, Ernesto Ferrero ci offre un ritratto dello scrittore dietro le quinte, nei tratti caratteriali meno noti, nei risvolti privati, lungo i vent’anni di vicinanza e lavoro comune in Einaudi. E lo fa con quel tono di voce che ha già saputo incantarci nei “Migliori anni della nostra vita” o nel recente “Album di famiglia”.

Prendono vita i rapporti di Calvino con i genitori, l’importanza dell’imprinting famigliare, la passione per i fumetti e il gusto del disegno, l’amicizia con Eugenio Scalfari, i soprassalti della guerra partigiana, le passioni del dopoguerra, il legame con la Liguria, gli amori, tra cui il capitolo della relazione con Elsa De’ Giorgi, fin qui poco studiato.

E poi il lavoro quotidiano, con i suoi piccoli segreti, in Einaudi e nelle redazioni dei giornali, l’incontro con Hemingway a Stresa, la visita a Silvana Mangano e Vittorio Gassman sul set di “Riso amaro”.

E ancora il trauma dell’invasione sovietica in Ungheria e il progressivo distacco dal Pci e dalla politica militante, il viaggio in America, il matrimonio con Chichita Singer e le gioie della paternità con la nascita della figlia Giovanna, le decisive letture scientifiche, incontri-chiave (Perec, Barthes, Queneau), la fascinazione delle immagini, la scoperta dello strutturalismo e i soggiorni nelle metropoli come in altrettanti romitaggi, da Parigi a Roma, sino all’approdo ideale nella pineta toscana di Roccamare, dove scrive le “Lezioni americane”.

L’insulare Calvino sembra sempre altrove, ma rimane a stretto contatto con il proprio tempo. Il filo che si snoda lungo la biografia è fittamente intrecciato all’opera e ne illumina dall’interno la genesi e gli sviluppi, il metodo di lavoro, sempre sostenuto da una forte tensione etica, sperimentale e progettuale.

Perfino il radicale disincanto degli ultimi anni non impedisce a Calvino di dare spazio a tutto quello che non è inferno, di reinventare se stesso e nuovi modi di fare letteratura.

Con il suo approccio confidenziale e una scrittura che mira a raggiungere una fusione tra il «romanzo» biografico e il saggio critico privo di connotazioni specialistiche, Ernesto Ferrero ci aiuta così a capire meglio una delle figure più amate della nostra letteratura.

Ernesto Ferrero, una vita per i libri

Nato a Torino il 6 maggio 1938, Ernesto Ferrero è stato uno scrittore, studioso, critico e traduttore italiano.

Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta ha lavorato presso Einaudi, iniziando nel 1963 come responsabile ufficio stampa, diventando poi direttore letterario e infine, dal 1984 al 1989, direttore editoriale; è stato poi segretario generale della Bollati Boringhieri, direttore editoriale in Garzanti e direttore letterario presso Arnoldo Mondadori Editore.

Dal 1998 al 2016 è stato direttore del Salone internazionale del libro di Torino. Ferrero si è occupato di linguistica, di critica letteraria e di storia.

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