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In principio era ChatGPT, il saggio che svela le opportunità dell’intelligenza artificiale

Scopri "In principio era ChatGPT", il saggio che spiega in che modo le macchine oggi possono essere un alleato al servizio delle persone, e non il contrario come si rischia possa avvenire.

Usate bene, partendo dai nostri bisogni e non dalle loro funzionalità, l’intelligenza artificiale come ChatGPT può liberare spazio e tempo per le attività di studio, ricerca e progettazione o semplicemente per la nostra vita. E’ questa l’opinione di Mafe de Baggis, autrice insieme a Alberto Puliafito del libro “In principio era ChatGPT“, il saggio che spiega in che modo le macchine oggi possono essere un alleato al servizio delle persone, e non il contrario come si rischia possa avvenire.

In principio era ChatGPT

Sinossi del libro

Un mondo di intelligenze che possono fingersi umane. Centinaia di milioni di posti di lavoro a rischio nel mondo, una rivoluzione nel modo di informarsi, imparare, studiare e scrivere. L’impossibilità di distinguere tra vero e falso non solo nei testi ma anche nelle foto, nei video, nel suono. Se fosse un film di fantascienza sarebbe un horror, eppure la scelta, non solo per il lieto fine, sta a noi: possiamo allearci con le macchine oppure combatterle.

In questo saggio Mafe de Baggis e Alberto Puliafito scelgono di mostrare cosa succede a chi decide per la prima possibilità. Come useremo queste macchine? Elimineranno il lavoro o solo la fatica del lavoro? Come scegliere quali usare senza essere obsoleti il giorno dopo? Quale metodo ci deve guidare? E ancora: come devono essere regolate? Le scuole dovranno proibirle o usarle? Saranno uguali per tutti o personalizzabili? Un libro per imparare a lavorare meno e meglio includendo le AI nella nostra vita come alleate.

Intervista all’autore Mafe de Baggis

Abbiamo intervistato la (digital) media strategist Mafe de Baggis per raccontarci i contenuti di questo saggio e condividere alcune riflessioni circa l’utilizzo attuale e futuro dell’intelligenza artificiale nei diversi ambiti di vita.

Come è cambiato il mondo con l’avvento di ChatGPT?

Allargando lo sguardo a tutte le GenAi, oltre ChatGPT, possiamo dire che il mondo oggi offre la possibilità di esprimersi a persone finora prive degli strumenti per scrivere in modo efficace, creare immagini, suoni o video. È come se tutti avessimo una marcia in più, che non vuol dire che la stiamo usando o che la stiamo usando bene, ma è a nostra disposizione.

Questo vale sia per le persone prive di competenze espressive, sia, pensando al mondo del lavoro, in tutte le situazioni con budget ridotti o inesistenti, che finora hanno dovuto rinunciare a un lavoro professionale. Usare le GenAI per comunicare è ancora un lavoro da professionisti, ma per molti di loro e per molte piccole aziende si sono aperte possibilità impensabili in precedenza.

Quale settore in particolare è stato maggiormente influenzato?

In apparenza i settori strettamente legati alla generazione di testi e di immagini, in pratica tutti, perché la scrittura è diventata una competenza trasversale a qualunque lavoro, ruolo, settore o situazione. Se proprio vogliamo indicare un settore in particolare: l’istruzione, a tutti i livelli.

La didattica sta cambiando sia dal basso, perché gli studenti di tutte le età usano le GenAI per studiare, sia dall’alto, perché nel mondo insegnanti di ogni tipo si stanno interrogando su come usarle per migliorare la loro capacità di trasferire nozioni e prospettive. Un uso etico dell’AI passa, giocoforza, dalla scuola.

Quali sono i rischi delle AI?

Il primo rischio che vedo è quello di sprecarle, come, in un certo senso, abbiamo sprecato Internet. Non tanto nell’usarle per gioco o divertimento, ma di esasperare i peggiori usi possibili, senza approfittare della possibilità di lavorare meglio, con meno tempo e meno fatica.

Il secondo rischio, in realtà primo a pari merito, è che il loro impatto ambientale sia devastante in un momento in cui dovremmo ridurre l’uso di risorse e non aumentarlo. A maggior ragione vale la pena di usarle bene: il loro costo energetico è spaventoso.

Non credo ci impigriranno o ci instupidiranno ed è abbastanza prematuro pensare che potranno prendere il controllo della civiltà umana. Questo non vuol dire non iniziare a mettere le basi per delle regole condivise, ma farlo partendo da presupposti meno catastrofici, che non hanno reali basi, immaginario fantascientifico a parte (che è comunque popolato anche da AI di grande aiuto e sostegno per gli umani).

Che cosa potremo fare in futuro con le AI?

Potremo eliminare o ridurre sensibilmente tutte le attività ripetitive legate alla generazione di contenuti. E non ci sono solo le AI generative: la capacità di analisi delle AI predittive potrebbe portare a grandi vantaggi nella ricerca scientifica, nella diagnosi delle malattie, nella riduzione della burocrazia e degli sprechi. Basta volerlo.

Infine, come le AI possono essere alleate della nostra vita?

Usate bene, partendo dai nostri bisogni e non dalle loro funzionalità, possono liberare spazio e tempo per le attività di studio, ricerca e progettazione o semplicemente per la nostra vita. Buona parte delle polemiche e delle paure intorno all’uso delle AI nascono dall’idea che ci sia solo un modo pre-determinato per usarli, idea profondamente sbagliata per qualunque tecnologia, ma in particolare per tecnologie che hanno “generativo” nel nome.

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