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Ilaria Gaspari, “I libri sono anche intrattenimento, ci mantengono lucidi e ludici”

Abbiamo intervistato Ilaria Gaspari per parlare della sua esperienza alla conduzione di Playbooks e su come è stato accolto dai lettori il suo recente libro "La reputazione".

Quante eroine popolano l’immaginario del lettore e lo influenzano? A ironizzare e filosofeggiare sulle donne, fonte di ispirazione della produzione poetica di tutti i tempi, sono Gioia Salvatori e Ilaria Gaspari che domenica 12 maggio hanno portato “Play Books” – l’original di Rai Contenuti Digitali e Transmediali dedicato agli amanti della lettura – alla 36esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino.

Nervosissime

Le due artiste hanno presentato “Nervosissime”, un dialogo semiserio centrato sulla figura femminile nella letteratura. Gioia Salvatori ha passato in rassegna la donna tra racconti e trattati e, prendendo modelli di riferimento, individua quegli elementi che sono andati a costruire l’immaginario nel tempo, mentre Ilaria Gaspari l’ha seguita con un raccordo intellettuale e filosofico tra i vari nervosismi proposti e le tematiche affrontate per raccontare le storie di queste donne, immaginarie ma non ideali, ricordarle e prenderle anche un po’ in giro.

Intervista a Ilaria Gaspari

Abbiamo intervistato Ilaria Gaspari per parlare di questo appuntamento al Salone e in generale della sua esperienza con Playbooks e con il suo recente libro “La reputazione“.

Come sta procedendo questa edizione di Playbooks che ti vede alla conduzione?

È una bellissima avventura, ne sono felice per due motivi. Il primo è che purtroppo oggi in Italia non ci sono molte trasmissioni televisive che mettano al centro i libri, e credo che sia un peccato, perché così si insiste su una dicotomia controproducente e anche un po’ meschina, fra quello che è “alto” e serioso e l’intrattenimento inteso come qualcosa di forzatamente frivolo.

Ma i libri sono anche intrattenimento e per essere seri non è necessario essere seriosi. In questo senso, trovo che Play books faccia un lavoro molto importante, perché leggere allena a pensare ed è un momento storico in cui abbiamo un gran bisogno di pensare e di mantenerci lucidi. E anche ludici! Perché pure questo è importante, e la lettura ci allena all’emozione e all’umorismo.

La seconda ragione è che sono coinvolte persone fantastiche, creative, visionarie, divertenti, talentuose. Mi piace molto l’idea di far dialogare canzoni e teatro, fumetto e cinema, tenendo al centro i libri e un discorso fatto di suggestioni e ragionamento, con un risultato così armonioso.

Sono felice di lavorare con loro e a ogni puntata scopro qualcosa di nuovo. A duettare con Gioia Salvatori sui consigli libreschi mi diverto da matti: sono davvero grata a Giulio Di Martino che ha avuto l’idea di farci interagire in scena, anche se lei è un’attrice straordinaria, oltre che una lettrice colta e appassionata, e io diciamo che non mi sono mai sognata di cimentarmi nella recitazione perché ahimè sono negata. Ma lei è talmente brava che riesce a farmi improvvisare senza che io me ne accorga!

Oltre a Playbooks sei da poche settimane uscita con il libro “La reputazione”. Sei soddisfatta dell’accoglienza dei lettori per il tuo libro?

Molto! Non me l’aspettavo, sinceramente io non so mai cosa aspettarmi. Il mio romanzo, rosa solo in copertina, sta viaggiando con un gran passaparola, e ricevo messaggi e commenti affettuosi che mi fanno felice. È un romanzo un po’ particolare perché è ambientato in una boutique ma, soprattutto nella seconda parte in cui si indaga intorno a una calunnia, ha una tensione psicologica forte: è difficile incastrarlo in un genere preciso, ma proprio questo sta piacendo.

Questo, e i personaggi: in particolare i due titolari della boutique, Marie-France e Giosuè. Le persone me ne parlano come se li conoscessero e io sono felicissima, come se mi dicessero di aver trovato simpatici degli amici miei. Addirittura alle presentazioni c’è chi viene in abiti eleganti e mi dice: è per far contenta Marie-France!

Al Salone del libro sei stata protagonista con Gioia Salvatori di “Nervosissime”. Com’è andata?

E’ stato un dialogo fra il serio e il faceto, su una serie di figure letterarie femminili, scritte o raccontate da autori uomini, in cui si stigmatizzano pregiudizi, rapporti di potere, piccole e grandi censure. Ragazze e donne immaginarie che nelle storie di cui sono protagoniste finiscono sempre per esser punite di qualche debolezza, non senza sadismo. Ridendo, e cucendo intorno a loro un ragionamento, abbiamo provato a riaffermare il nostro diritto di inciampare e scherzare, e soprattutto di non dover somigliare a nessuna.

A quali donne della letteratura sei più affezionata? In quale ti identificheresti e per quale invece provi meno empatia?

Adoro le eccentriche. Le testarde, le indomabili, le dive, le irriducibili. Miss Marple che indaga facendo della sua invisibilità di dolce vecchietta un’arma formidabile. Rossella O’Hara perché il suo egoismo è di una generosità disarmante. Zia Mame perché ogni giorno si inventa un mondo come lo vuole lei. Provo scarsa empatia per le tiepide, le moraliste, quelle che danno la colpa agli altri o che per gli altri sacrificano tutto (probabilmente perché lo detesto in me, questo atteggiamento di abnegazione). Insomma, la povera Melania Hamilton.

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