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“Il nastro rosso”, il libro che racconta la storia vera delle sarte di Auschwitz

In uscita per il Giorno della Memoria, "Il nastro rosso" è il toccante romanzo di Lucy Adlington che racconta la storia delle sarte di Auschwitz.

Oggi vi raccontiamo un libro che racconta Auschwitz da un punto vista inedito.

Il 27 gennaio ricorre il Giorno della Memoria, un’occasione per ricordare le vittime dell’Olocausto, riflettere su tragedie di questa portata e rafforzare il nostro impegno affinché atti del genere non vengano mai più perpetrati. Il libro con cui iniziamo questa nuova giornata è intrinsecamente legato alla Shoah. Oggi vogliamo infatti parlarvi de “Il nastro rosso“, il romanzo di Lucy Adlington edito da Sperling & Kupfer che uscirà proprio in occasione del Giorno della Memoria.

“Il nastro rosso”, lottare per sopravvivere

Ella ha un unico, grande sogno: diventare una sarta abilissima. Così, giunto finalmente il suo primo giorno di lavoro, mette piede in un mondo fatto di sete, aghi, fili, forbici e nastri colorati. Dovrebbe essere al settimo cielo, ma quello in cui è capitata non è un laboratorio di sartoria qualunque.

Ella, infatti, si trova nel campo di concentramento di Auschwitz e, in un luogo in cui a contare è solo la lotta per la sopravvivenza, ogni sua creazione può fare la differenza tra la vita e la morte. Mentre attorno a lei regnano brutalità e orrore, la ragazza si rifugia nel suo lavoro, nel suo amore per la moda e nell’amicizia con Rose, un’altra giovane condannata al suo stesso destino. Il talento permetterà a Ella di salvarsi?

Chi è Lucy Adlington

Lucy Adlington è un’autrice, una presentatrice e una grande collezionista di abiti vintage e antichi. Quando non è sul divano a leggere e a scrivere, frequenta mercatini delle pulci e svendite di ogni genere e tipo, in cerca di tesori dal valore storico. Vive nel nord dell’Inghilterra, con un marito paziente e un gatto delle dimensioni di una poltroncina.

Il termine Shoah

Secondo quando riporta la Treccani, è un termine ebraico che significa tempesta devastante e presente nella Bibbia, per es. Isaia 47, 1.

Il termine indica lo sterminio del popolo ebraico durante il Secondo conflitto mondiale; è vocabolo preferito al termine “Olocausto” in quanto non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio inevitabile. Fra il 1939 e il 1945 circa 6 milioni di Ebrei vennero sistematicamente uccisi dai nazisti del Terzo Reich con l’obiettivo folle e barbaro di creare un mondo più ‘puro’ e ‘pulito’.

Le sarte di Auschwitz

La storia raccontata da Lucy Adlington nel suo “Il nastro rosso” racconta uno spaccato poco conosciuto della storia della Shoah, ma che aiuta a comprendere quanta sofferenza ed alienazione abbiano creato i nazisti. Durante la fase culminante della Shoah, alcune donne – per la maggior parte ebree – prigioniere ad Auschwitz vennero impiegate per ideare e confezionare abiti di alta classe per le mogli e le figlie degli ufficiali nazisti. Le sarte restavano tutto il giorno internate a lavorare in una stanza a fianco degli uffici delle SS. Questa attività tanto alienante paradossalmente le salvò dalla camera a gas e permise loro di intessere importanti legami di amicizia.

Il campo di concentramento di Auschwitz

Il campo di concentramento di Auschwitz è il più tristemente famoso per via dei tragici eventi che lì si sono consumati durante la Seconda Guerra Mondiale. Il nome deriva dalla nomenclatura tedesca della città di Oświęcim, nelle cui vicinanze si stagliava, per l’appunto, il complesso di campi di sterminio che fra il 1940 e il 1944 fu luogo di morte per più di 1 milione di prigionieri, di cui la maggior parte ebrei.

Auschwitz fu il progetto più grande e ambizioso del Reich: oltre al campo originario, denominato Auschwitz I, ben presto i nazisti ne costruirono altri, fra cui quello di Birkenau e il campo di lavoro di Monowitz.

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