‘Così lontano come la mia poesia brucia il suo fuoco,
così lontano corre i confini della mia patria‘.
H.Ibsen
Sono cresciuta sulle candide spiagge di una cittadina incantevole della Sardegna, con il profumo del mare impregnato nei boccoli scomposti dal maestrale; l’odore acre delle alghe nelle narici; le corse giocose lungo le pinete, labirinti incantati della mia infanzia; l’incombere solenne delle Torri e dei Bastioni dell’epoca aragonese; l’ombra solitaria dei Fortini a picco sulle scogliere, scenario di ataviche battaglie navali; il fluire delle dolci melodie di un idioma catalano, unico al mondo.
Sono orgogliosa della mia sardità, del mio essere solare, granitica, calma o burrascosa come il mare, figlia di una società matriarcale, isolana nelle viscere dell’animo, dotata di ponti levatoi ma bisognosa di orizzonti infiniti.
E i miei orizzonti infiniti si estendono, indomiti, oltre il Mediterraneo: mi sono persa in terre lontane, dal Medio Oriente al Nord Europa, fra odori e colori di spezie, di hommos, di burro e di cannella; fra villaggi dove tutto sembra sospeso in un’epoca indefinita e metropoli ipertecnologiche; tra il fumo ammaliante del narghilè e il bruciante gusto del gløgg; fra strade percorse in notti stellate, immersa in un silenzio squarciato dal richiamo del Muezzin o dai i canti intonati in un unisono festoso, danzando attorno all’albero di Natale; nell’immensità, tangibile e metaforica, di rossi deserti e di innevate distese.
Ogni pochi anni mi trasferisco in un nuovo paese, non so quale sarà il prossimo, è una scelta d’amore, per seguire il mio uomo e per inseguire la vita.
Ed eccomi, pronta a raccontare e raccontarmi, dischiudendo la mia valigia, traboccante di ricordi, emozioni, letture, esperienze, scoperte.
Emma Fenu
12 maggio 2014
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