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“Il dottor Zivago” di Pasternak, un capolavoro di letteratura e libertà

Di amore e rivoluzione: "Il dottor Zivago" è un capolavoro assoluto della letteratura mondiale. Lo riscopriamo oggi, in occasione dell'anniversario della scomparsa del suo autore, Boris Pasternak.

“Credo che non ti amerei tanto se in te non ci fosse nulla da lamentare, nulla da rimpiangere. Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita”.

Com’è bello, appassionante, avventuroso e romantico “Il dottor Zivago“! Il capolavoro di Boris Pasternak, nonché sua unica opera, è capace di raccontarci, in poco più di seicento pagine, la storia di Zivago e quella dell’URSS, intrecciate fra loro, senza filtri né imbellettamenti.

“Il dottor Zivago”, la storia della pubblicazione

La storia della pubblicazione dell’opera di Pasternak ha dell’incredibile. Scritto subito dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale, “Il dottor Zivago” viene subito rifiutato dall’Unione degli scrittori per via dei suoi contenuti oltremodo critici nei confronti del regime sovietico e dei forti richiami autobiografici che andavano contro gli ideali della Rivoluzione di Ottobre.

In questo periodo, Pasternak è vittima di censure e persecuzioni da parte dei servizi segreti sovietici, che gli rendono la vita impossibile, totalmente immersa nell’indigenza e nella solitudine. Tuttavia, il manoscritto riesce ad oltrepassare i confini sovietici e ad arrivare nel resto del mondo. Così, nel 1957, Giangiacomo Feltrinelli Editore ha l’onore di accaparrarsi i diritti per la pubblicazione in esclusiva assoluta di un’opera che promette di diventare un successo planetario.

Dopo la pubblicazione in Italia, infatti, il libro si diffonde con una rapidità inaudita in tutta Europa, fornendo una versione diversa dalla vulgata sovietica di ciò che sta accadendo in URSS. Apprezzato dai lettori di tutto il continente, il libro ottiene perfino il Premio Nobel per la Letteratura nel 1958. Costretto a rifiutare il premio, il suo prestigio e il denaro in palio per non essere esiliato dai vertici dell’URSS, Pasternak morirà pochi anni dopo, in povertà e solitudine.

Il romanzo verrà pubblicato in patria decenni dopo, nel 1988, a seguito delle riforme introdotte da Gorbačëv.

La fortuna de “Il dottor Zivago”

Sin dal primo istante in cui “Il dottor Zivago” ha fatto il suo ingresso nel mondo della cultura, ha riscosso un successo senza eguali. L’unica opera di Boris Pasternak racchiude, in poco più di seicento pagine, una storia che emoziona e tiene incollati al libro nonostante la sua mole. Quella di Zivago è una storia d’amore, di indecisione fra due donne, fra due vite, a cui si intreccia con risultati sorprendenti la storia dell’Unione Sovietica ed in particolare della Rivoluzione di ottobre, di cui Pasternak costruisce un’aspra critica.

Dopo innumerevoli traduzioni e altrettante trasposizioni teatrali e cinematografiche, fra cui spicca il pluripremiato Doctor Zhivago di David Lean con Omar SharifJulie Christie e Geraldine Chaplin, “Il dottor Zivago” si conferma ancora oggi uno dei più bei classici della letteratura di tutti i tempi, uno di quei libri che tutti dovremmo possedere in libreria e leggere almeno una volta nella vita!

“Il dottor Zivago”, la sinossi

Boris Pasternak nacque nel 1890 a Mosca. Il suo ingresso nella vita intellettuale russa coincise con la moda del cubofuturismo e con le più accese esperienze di rinnovamento letterario. Ma per quanto animato da un ansioso bisogno di ricerca, egli non dimenticò mai la più genuina tradizione della sua terra, come testimoniano l’opera poetica e, ancor meglio e di più, il romanzo.

La sua poesia, così improduttiva ai fini della propaganda, non lo mise mai in buona luce presso le autorità; egli stesso – non per una ben individuata ragione di ordine politico, ma per un preciso bisogno di salvare la libertà dell’arte e del pensiero – sin dal 1930 visse in disparte nella sua dacia di Peredelkino presso Mosca, dove morì nel 1960.

Fu in questa volontaria solitudine che maturò e fu scritto II dottor Zivago. Il premio Nobel per la letteratura, conferitogli nel 1958, e l’eco enorme e l’impressione profonda suscitate in tutto il mondo dal romanzo non valsero a toglierlo dall’isolamento né ad attenuare il gelo ufficiale della politica e della letteratura sovietiche.

Unanime, la critica di tutto il mondo riconosce che II dottor Zivago si inserisce – per dirla con le parole di Eugenio Montale -“per l’ampiezza del quadro e per la primordialità delle passioni nella tradizione tolstoiana”; e tuttavia, come scrisse Edmund Wilson, esso “non è affatto un romanzo d’antico stampo … è un romanzo poetico moderno, il cui autore ha letto Joyce, Proust, e Kafka e … s’è allontanato dai suoi predecessori per inventare, in questo campo, un genere suo proprio … l’intero libro è una grandiosa, enorme espressione simbolica della visione della vita dell’autore”.

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