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I social network nel passato non avrebbero fatto la fortuna dei vari Proust, Dante e Cervantes

Per fortuna, all’epoca di autori come Dante, Cervantes e Flaubert non esistevano i social network. E’ l’ironica ma reale tesi che Massimiliano Parente porta avanti sulle pagine del Giornale...

Su Il Giornale, lo scrittore Massimiano Parente illustra come Facebook e Twitter in passato avrebbero potuto ostacolare la nascita di grandi opere letterarie

 

LA CRITICA QUOTIDIANA – Per fortuna, all’epoca di autori come Dante, Cervantes e Flaubert non esistevano i social network. E’ l’ironica ma reale tesi che Massimiliano Parente porta avanti sulle pagine del Giornale. Se il fascino delle grandi storie d’amore narrate dai grandi autori risiedeva tutto nella distanza,  ai tempi del social network e del “tutti connessi” queste storie non avrebbero avuto modo di esistere.

DA LEOPARDI A MANZONI – Ecco alcuni esempi emblematici. Silvia che commenta su Facebook la presenza di “un orribile sfigato che mi fissa dalla finestra tutti i giorni”, riferendosi al Leopardi che gli dedicherà i famosi versi nella poesia “A Silvia”; il Don Chisciotte e l’irraggiungibile Dulcinea del Toboso, che oggi grazie ai social Facebook e Twitter si vedrebbe smascherare la sua vera identità; lo stesso dicasi per Don Rodrigo e Lucia (cosa mai avrebeb potuto twittare d’interessante?).

L’AMORE AI TEMPI DI WHATSAPP – Altro caso emblematico è quello di Marcel Proust e Albertine:  con un semplice Whatsapp, oggi  per Proust sarebbe stato molto più facile rintracciarla e sospettare della sua infedeltà, con conseguente addio alla sua opera “Il tempo ritrovato”. E Mamame Bovary? Parente con ironia immagina come la famosa scena della carrozza sarebbe finita prima o poi su Youporn.

UOMINI E SOCIAL – Non solo le donne: anche gli uomini avrebbero perso ogni fascino a causa dei social network, così come anche la “romanzeria” sui campi di concentramento non avrebbe retto con Internet. Ma la “vera catastrofe”, secondo Parente, avrebbe riguardato state le dichiarazioni d’amore, in particolare nell’Ottocento, da parte degli autori romantici, “ossessionati dai loro stessi insuccessi”.

21 ottobre 2013

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