Luca Berretta presenta a Capalbio Libri il suo romanzo "Hilla von Rebay. La donna dell’arte", edito da Morellini. L'autore è stato intervistato dalla giornalista Diana De Marsanich.
Luca Berretta presenta a Capalbio Libri il suo romanzo “Hilla von Rebay. La donna dell’arte”, edito da Morellini. L’autore è stato intervistato dalla giornalista Diana De Marsanich.
Hilla von Rebay e il sogno di edificare un tempio dedicato all’arte
“L’arte vissuta insieme, quella vita condivisa sembrava appartenere a un mondo immutabile, a un richiamo che aveva annullato ogni distanza tra i nostri pensieri. A quella passione abbiamo affidato le nostre emozioni, il divenire della nostra vita.”
Luca Berretta racconta in forma romanzata la storia incredibile di Hilla von Rebay, una donna che ha dedicato l’intera vita alla ricerca continua della bellezza, dell’equilibrio e dell’essenza dell’arte in tutte le sue manifestazioni.
Parigi, 1918 – Hilla von Rebay è una studentessa dell’Accademia Julien, figlia di una aristocratica famiglia tedesca. Ama l’arte, rifiuta il ruolo di moglie borghese e vive il sogno della vita bohémienne. Nel 1916, conosce Rudolf Bauer. Vivono insieme in un atelier nei pressi di Berlino. Le cose, però, non vanno bene e Hilla decide di partire per l’America. New York, 1927 – Hilla sbarca a Manhattan. La città non le piace, la vita è costosa; torna a dipingere e insegna pittura in una scuola. Una sera, conosce la moglie di Solomon Guggenheim, un imprenditore amante dell’arte europea. Tra i due scatta subito l’intesa, il loro legame è tracciato da un unico interesse: l’arte. Hilla capisce che insieme a Solomon può inseguire il suo sogno: edificare un “tempio”, un luogo dove raccogliere le più grandiose collezioni d’arte. Hilla e Solomon realizzeranno il Guggenheim Museum di New York. Anche se Hilla sarà travolta da un ambiente che credeva di conoscere e gestire.
Nel 1949 quando muore Solomon Guggenheim Hilla resta sola senza la potente protezione del mecenate, intorno a lei iniziano ad accumularsi antipatie e gelosie, viene accusata di essere una donna dispotica, arrivista. Hilla è sempre più isolata. Nel 1952 subisce anche una campagna-stampa molto feroce che la costringe alle dimissioni del ruolo di direttrice.
Hilla la donna dell’arte, che aveva realizzato il “tempio” dell’arte contemporanea, non figura neanche fra gli invitati all’inaugurazione del suo progetto: il museo di Frank Lloyd Wright.
La lettera del suo vecchio amico architetto Wright fotografa nitidamente il clima che si era formato intorno alla realizzazione del museo e il ruolo che Hilla aveva avuto nella sua riuscita: «Cara Hilla, Mr. Guggenheim non avrebbe potuto trovare un curatore migliore e più fedele di lei. L’edificio è stato creato per lei e intorno a lei, che lei lo sappia o no. O che lui lo sappia o no».
Hilla von Rebay morirà mesi dopo nella totale solitudine. Il romanzo restituisce agli onori questa artista dimenticata dalla storia.
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