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Gramellini, Gamberale e come sapersi mettere in gioco sempre anche nei momenti più bui

Con l'incontro tra i due autori si è chiusa l'edizione 2015 di Pordenonelegge

MILANO – Massimo Gramellini e Chiara Gamberale hanno sigillato la conclusione della sedicesima edizione di Pordenonelegge, un’edizione sold out, caratterizzata da una partecipazione corale di tutta la città. E i due autori hanno concluso, con questo appuntamento, anche la loro tournèe, ispirata al libro che hanno scritto a quattro mani: Avrò cura di te ( ed Longanesi).

LIBRO EPISTOLARE – Un libro nato da una corrispondenza fitta di mail fra i due, un tempo si sarebbero detti pen friends, e l’idea del carteggio è rimasta nella forma epistolare del libro, un dialogo tra Giò e Filemone. Giò è una donna nel bel mezzo del cammino della sua vita, trentacinque anni, con una storia familiare complessa alle spalle e un abbandono da gestire. Smarrita e confusa, trova un biglietto che la nonna aveva scritto all’ angelo custode per ringraziarlo di un amore perfetto. E ci prova anche a lei a scrivere e riceve una risposta: “Avrò cura di te”. Cosi inizia il carteggio tra Giò e Filemone, l’angelo custode, e la donna ritrova il coraggio di ricominciare a vivere.

ASCOLTIAMO IL NOSTRO IO  PIÙ PROFONDO – La serata finale inizia con la lettura dell’incipit del romanzo, con lo smarrimento nella selva della disperazione della protagonista, riportata sulla via della speranza da un aiuto inatteso. “E’ un romanzo – spiegano – i due autori – sulla possibilità e quasi la necessità di sapersi mettere in gioco sempre anche nei momenti più bui”. L’invito, insomma , è quello di non arrendersi e di saper ricominciare sempre. Come? Dando ascolto al proprio angelo custode, che altro non è se non la voce della propria interiorità che spesso zittiamo e non ascoltiamo. “  Non è un angelo religioso il nostro – spiega Gramellini – ma una sorta di daimon socratico, legato al nostro io più profondo”.  Una presenza spirituale, insomma, a cui dobbiamo credere e di cui ci dobbiamo fidare per affrontare momenti bui e momenti anche belli della nostra vita.

LA CONCEZIONE AGONISTICA DELL’ESISTENZA: NON RASSEGNARSI – “La paura e il disincanto ostruiscono la via”. Si dice a un certo punto del romanzo ed invece Filemone suggerisce una concezione agonistica della vita, espressa però in uno stile accogliente e confortante. Quasi una prosa lirica, in forma diaristica, che ricorda, tratti, a il periodare di Cesare Pavese e il suo incessante dialogo interiore. “ Pavese però non riuscì – spiega Gramellini – a ricominciare la propria vita dopo delusioni ed affanni, invece il messaggio del libro è accettare, senza rassegnarsi  Accettare è, molto diverso da subire: chi accetta comprende. Chi subisce non può e non vuole comprendere. E dunque non evolve. Per cambiare, occorre prima percorrere un proprio percorso interiore, ascoltando le voci della nostra intuizione profonda e poi, in un secondo momento, avvicinarsi agli altri”. Per rivedere le stelle.

 

Alessandra Pavan

22 settembre 2015

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