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Giorgio Mulé (Panorama), ”I libri ci aiutano a leggere meglio la realtà”

Trasformare le librerie in luoghi dove si può “anche” leggere, in cui il libro fa parte di un concept più ampio, con le librerie che diventano luoghi di aggregazione...

Il direttore di Panorama ci illustra come leggere abbia influito nella sua carriera professionale e spiega come rilanciare la lettura nel nostro Paese

MILANO – Trasformare le librerie in luoghi dove si può “anche” leggere, in cui il libro fa parte di un concept più ampio, con le librerie che diventano luoghi di aggregazione. E’ questa la ricetta per rilanciare la lettura in Italia secondo il direttore di Panorama Giorgio Mulé. Dal 2009 al timone del celebre settimanale, Mulé ci illustra come la leggere abbia influito nella sua carriera professionale.

Come nasce la sua passione per la lettura?
Nasce in maniera naturale: mia madre è una professoressa di Lettere, quindi a casa mia già i miei nonni avevano una “Scala d’oro”, una pubblicazione di libri per ragazzi dai 5 anni in su. Sono stato svezzato a “pane e libri”, il che mi ha fatto solo bene.

Quanto ha influito questa propensione alla lettura nella sua carriera professionale?
Moltissimo. Leggendo alcuni libri mi è venuto il desiderio di poter aspirare un giorno ad avere la capacità di poter raccontare alcune cose con la stessa efficacia dei grandi scrittori. Un saggio meraviglioso che dovrebbero leggere tutti i giornalisti è “La testa perduta di Demasceno Monteiro” di Antonio Tabucchi, oppure la “La terribile storia dei frati di Mazzarino”. Sono tutti libri che ho letto, immagazzinato, e che hanno influito in maniera fortissima nella mia formazione e nel mio modo di approcciarmi al mestiere del giornalista. L’esempio di Sciascia, del narratore rigoroso che sulla base degli atti costruisce non un romanzo ma dei saggi, come nel caso degli “Atti relativi alla morte di Raymond Roussel”, dovrebbe essere la via rigorosa per ogni cronista. Ancora oggi, mi sento molto indietro per non aver letto molte opere importanti. Ho delle librerie piene, che aspettano che io vada in pensione per potermi dedicare alla lettura come vorrei.

All’interno di Panorama, molti servizi ed inchieste d’attualità prendono spunto da tematiche ed argomenti tratti da libri. Ci può spiegare meglio questa linea editoriale che caratterizza il suo giornale?
I libri sono linfa della vita. Alcuni libri del passato possono riportare alla storia di oggi gli stessi temi riletti tanti anni dopo. Ad esempio “Critica della ragion criminale” di  Michael Gregorio, le opere di Simenon, e tanti altri spunti che vengono da vecchi libri. Il segreto è quello di dare un senso che vada oltre al libro, e quindi la capacità dei libri di entrare nell’attualità della nostra vita. E’ centrale saper leggere i libri e fare in modo che chi legge un giornale come Panorama possa poi avere voglia di leggere un’opera, perché quel libro ha in sé qualcosa che ci completa, che ci aiuta a leggere meglio i fatti della vita di tutti i giorni.

Tra le diverse iniziative del suo giornale, è stato lanciato “Panorama d’Italia”. Come nasce?
“Panorama d’Italia” nasce da una scommessa: in un mondo global, andare a riscoprire i territori local, andando a valorizzare i territori della nostra provincia che non sono per niente provinciali. L’Italia è un paese “malato” di provincialismo, e non ha idea del valore che hanno i suoi tesori all’interno delle tanto bistrattate province. Occorreva quindi tornare sui territori valorizzandoli, facendoli apparire per quello che sono: degli straordinari scrigni in cui la cultura, il genio creativo, tutte le eccellenze d’Italia risiedono.

In Italia si legge sempre meno. Da cosa dipende a suo parere?
Ci vorrebbe in ogni casa la “Scala d’oro”, per avvicinare i ragazzi alla lettura. Ho una figlia di 13 anni, alla quale viene naturale la sera non guardare sempre la tv e scegliere invece di andare a letto e leggere un libro. Il problema è enorme: se si perde il bello della lettura, perdiamo l’essenza stessa della nostra diversità rispetto agli altri. I libri però non vanno imposti. Occorre trasformare le librerie in luoghi dove si può “anche” leggere, in cui il libro fa parte di un concept più ampio, con le librerie che diventano luoghi di aggregazione, in cui la lettura deve diventare necessaria perché quello che succede all’interno delle librerie porterà ad essere curiosi e ad avere un approccio diverso con la lettura. Il mondo della lettura non deve essere percepito come alto o altro: deve essere democraticizzato.

28 marzo 2014

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