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Gerda Taro e Robert Capa, “due cuori allegri” visti dal Premio Strega Helena Janeczek

Intervista all'autrice del libro “La ragazza con la Leica”, opera che narra la storia d’amore tra Gerda Taro e Robert Capa, “due cuori allegri” come li definisce la stessa Janeczek

MILANO – “Oggi rimanere sempre in contatto tramite i social può rappresentare una trappola che ti fa sembrare in contatto con gli altri, mentre invece non lo sei. Occorrerebbe imparare a gestire certi mezzi in modo più selettivo.” E’ questo il parere di Helena Janeczek, Premio Strega 2018 e finalista del Premio Campiello con il libro “La ragazza con la Leica”, libro che narra la storia d’amore tra Gerda Taro e Robert Capa, “due cuori allegri” come li definisce la stessa autrice, due persone con tante cose in comune che mano a mano scoprono che effettivamente “si piacciono un casino”. Un libro che parla anche di solitudine e di come sconfiggerla attraverso le relazioni.

 

Come, se è cambiata, la tua vita dopo la vittoria del Premio Strega?

Appena finito il tour per lo Strega, ho iniziato quello estivo legato al Campiello. Negli ultimi mesi sono stata sempre in giro, la mia vita è stata piena di spostamenti avventurosi, stancanti ma anche divertenti e stimolanti. Sono sempre in movimento perpetuo. Dagli sforzi degli ultimi mesi sono emersi alcuni miei problemi di salute, non direttamente causati dai vari tour, ma tutto sotto controllo.

 

Il libro è incentrato sulla figura di Gerda Taro: cosa hai voluto mettere di particolare nella tua ricostruzione della sua persona?

Più che ricostruire la sua vita, ho voluto raccogliere le biografie precedenti, smontarle come in una specie di prisma e farla riemergere senza una sua presenza diretta. Gerda non viene mai raccontata né in prima né in terza persona, ma è il centro su cui convergono gli altri tre personaggi. Ho lavorato parecchio su di loro per costruirne le tracce biografiche: si tratta di persone realmente esistite, ma senza un profilo pubblico. Ho cercato di lavorare su un racconto intrinseco attraverso una narrazione per immagini, arrivando a scoprire lo strumento con cui è riuscita a diventare ciò che voleva essere: la fotoreporter.

 

Altro tema del libro è l’importanza delle relazioni per uscire dalla solitudine. Quanto è ancora attuale oggi questa difficoltà, in un mondo in cui la tecnologia ed i social spesso non rappresentano un’opportunità ma un modo per isolarsi ancor di più?

Il desiderio di avere delle relazioni con gli altri non implica l’avere una gran sovrastruttura fatta di ideali ed obiettivi politici, come quelli che avevano Gerda ed i suoi amici. Oggi rimanere sempre in contatto tramite i social può rappresentare una trappola che ti fa sembrare in contatto con gli altri, mentre invece non lo sei. Occorrerebbe imparare a gestire certi mezzi in modo più selettivo. Non è lo strumento che ti isola, ma il modo con cui lo utilizzi, la caccia al like.

 

Il libro racconta la storia d’amore tra Gerda Taro e Robert Kapa. Cosa ha colpito il celebre fotoreporter?

Loro si stanno simpatici da subito: diventano grandi amici, girano insieme Parigi per un anno, finché non scocca la scintilla. Lui ammette di essersi già abbastanza invaghito di lei, poi in realtà, essendo entrambi dei “cuori allegri”, avevano contemporaneamente più di una storia. Lei comincia presto a sostenerlo, a riconoscerne il talento ed a consigliarlo come fotografo in quell’ambiente parigino così difficile per lui, profugo squattrinato con una concorrenza spietata. Lui, nel frattempo, le insegna a fotografare, cosa che aveva già iniziato a fare con i suoi amici fotografi. E’ una storia di due persone con tante cose in comune che mano a mano scoprono che effettivamente si piacciono un casino.

 

Immagina di vincere dopo lo Strega anche il Campiello: cosa fai?

Prima di tutto ringrazierei tutto coloro che hanno così generosamente creduto in questo libro, in questo caso la giuria del Campiello che l’ha così tanto apprezzato, nonostante fosse “in odore di Strega”, cosa che spesso fa indirizzare verso altri libri.

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