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Gaja Cenciarelli, “Insegnare è un atto d’amore”

L’autrice del libro “Domani interrogo” Gaja Cenciarelli ci racconta perché secondo lei insegnare “è il mestiere più bello del mondo”

“Insegnare è un atto d’amore, il mestiere più bello al mondo”. Un po’ romanzo, un po’ saggio, un diario di bordo animato, questo è “Domani interrogo” (Marsilio) che Gaja Cenciarelli presenta al festival PordenoneleggeTra le pagine prende forma un vero atto d’amore da parte di un’insegnante verso una classe, un gruppo di studenti dell’ultimo anno, e verso il complicato mestiere dell’insegnare da parte di coloro cioè che ogni giorno varcano con coraggio e con passione la soglia di un’aula, ad osservare non solo con gli occhi i futuri uomini e donne. E che cercano di farlo al meglio, consci del loro ruolo nel contribuire a scrivere il futuro di chi da loro può imparare qualcosa.

Il setting: la periferia di Roma

La periferia romana dove sorge la scuola che è al centro di questo romanzo è la Rebibbia raccontata da Zerocalcare. Nel liceo si parla romano, e le aule sono abitate da strani esseri viventi: alcuni disegnati sui muri, alcuni umani ma dalle cui bocche escono suoni incomprensibili alla professoressa, che non ha mai pensato di avere la vocazione all’insegnamento e invece ce l’ha, solo che non è una vocazione, è un mestiere. La professoressa, infatti, non ama la vocazione, ama l’inglese. La professoressa è un’intellettuale. La professoressa ha studiato in Italia e all’estero. La professoressa cammina, cammina, cammina perché Roma è grande e perché camminando pensa. Gli studenti e le studentesse, invece, non camminano, vanno in motorino o in macchina, e non studiano. Gli studenti e le studentesse – e tutti lo siamo stati – sanno valutare, pesare le persone che siedono dietro la cattedra e, nonostante non abbiano voglia di aprire i libri, sentono, piano piano, il desiderio di capire la professoressa, e di esserne capiti.

Ma il libro dà anche una serie di regole sferzanti, nate dall’ ironia, ma soprattutto- dice l’autrice- dall’amore, perché questa è stata una faccenda personale nata durante la mia supplenza annuale con dei ragazzi molto forti e molto particolari. A scuola si creano dei rapporti che sembrano molto complessi ma che in realtà sono semplici in quanto mediati dall’amore.

Gli annosi problemi della scuola

Poi però si finisce per parlare dei mali della scuola, anzi del malessere diffuso. “Le cause sono tante – dice l’autrice e vanno dal precariato al farraginoso ed inquietante meccanismo del reclutamento degli insegnanti, dalle strutture fatiscenti al fatto che della scuola si parla pochissimo.”

Su tutto questo è poi arrivato il Covid dannosissimo per i ragazzi: “specialmente in realtà periferiche – dice l’autrice – ha fatto aumentare il cosiddetto Digital Divide cioè il divario digitale tra chi possiede gli strumenti informatici e chi invece ne è privo e poi sono aumentate in maniera esponenziale le malattie psicologiche. L’anno scorso è stato di transizione e ora si è aperta una nuova stagione.

Il bello di insegnare

Gaja Cenciarelli non si nasconde le difficoltà: c’è una certa stanchezza nei confronti della burocrazia, le fatiche inutili delle procedure, il farraginoso reclutamento che mortifica l’entusiasmo degli insegnanti: “però non nascondo che, per certi versi, insegnare è il mestiere più bello del mondo: un atto d’amore”.

Alessandra Pavan

 

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