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Gaetano Cappelli, ”Con i miei libri vorrei immodestamente rifare la Commédie humaine”

C'è già tanto orrore nella realtà quotidiana che non è il caso di aggiungerne ancora: per questo Gaetano Cappelli, con i suoi romanzi, si oppone decisamente a una concezione della letteratura come ''regno del dolore''. L'autore parla del suo ''Romanzo irresistibile della mia vita vera'', che inaugura la collana di Marsilio dedicata a La Commedia. Alla fine dell'articolo è possibile leggere in anteprima le prime tre pagine del libro...

Considerato uno dei maestri della commedia letteraria, l’autore parla del suo lavoro e del suo ultimo libro

 

MILANO – C’è già tanto orrore nella realtà quotidiana che non è il caso di aggiungerne ancora: per questo Gaetano Cappelli, con i suoi romanzi, si oppone decisamente a una concezione della letteratura come “regno del dolore”. Non a caso è considerato uno dei maestri della commedia letteraria, e il suo “Romanzo irresistibile della mia vita vera raccontata fin quasi negli ultimi e più straordinari sviluppi” inaugura la collana di Marsilio dedicata a questo genere.

 

Il suo “Romanzo irresistibile della mia vita vera” inaugura La Commedia, nuova collana di Marsilio dedicata al corrispettivo letterario-romanzesco della commedia cinematografica all’italiana, genere già praticato in letteratura ma che in questo campo, a differenza di quanto accaduto nel cinema, non ha ancora guadagnato una sua riconoscibilità. Quali sono le caratteristiche di questo genere?

Be’, prima d’ogni altra considerazione non va dimenticato che c’è stato un italiano che ne ha scritto una, una commedia dico, assai più famosa e citata di qualsiasi altra commedia cinematografica. Chi è… ma il sommo Dante, no? Il suo poema, l’abbiamo imparato a scuola, aveva per titolo un secco “La Commedia”;  fu poi Boccaccio ad aggiungerci  “divina”, mentre sempre a Dante si deve proprio la delimitazione del genere.  Parlando in una lettera del suo componimento,  scrive che si tratta di una storia che passa da un inizio pauroso a una conclusione lieta, che resta, a tutt’oggi, la miglior definizione della commedia, ovvero una storia che inizia sempre peggio di come finisce.  

 

Quali sono i maestri di questo genere – paragonabili a quello che sono stati Pietro Germi, Nanni Loy, Mario Monicelli e  gli altri grandi registi per il cinema – quelli che iscriverebbe in una storia della commedia letteraria all’italiana? Più in particolare, quali sono i suoi maestri, le sue fonti d’ispirazione?

Mah, il punto non è tanto quello di inscriversi in una linea tradizionale quanto quello, scrivendo dei romanzi a trama,  di uscire dalle pastoie per esempio del  noir, con la sua quantità industriale di morti ammazzati;  o dalle storie lagrimevoli dei libri che rifanno la tivvù del dolore. I tedeschi hanno una parola che spiega bene l’atteggiamento che sta alla base di queste produzioni: Schadenfreude ovvero il piacere che si prova davanti alla sfiga altrui. Ecco, questi miei romanzi vogliono invece raccontare una realtà più normale. C’è già tanto orrore e tristezza e noia in quella di tutti i giorni che aggiungerne dell’altra non è proprio il caso! Per quanto riguarda i riferimenti, i più vari; dal primo Roth o Bellow a Piero Chiara, ai romantici tedeschi, agli inglesi del Settecento a Balzac soprattutto. Io vorrei immodestamente rifare la Commédie humaine!

 

Nel suo libro, la vicenda personale di Giulio Guasso si sovrappone alla storia italiana dell’Italia negli ultimi decenni: quale immagine ha voluto disegnare del nostro Paese?

Diciamo che prima di tutto ho voluto raccontare la storia di un personaggio che vive la sua adolescenza verso la fine degli anni ’60  in un piccolo paese del Sud felicemente aggredito dai suoni e le luci della modernità. Per poi seguirlo, da universitario, nella Roma terribile degli anni di piombo. Scrittore di successo nei favolosi evanescenti anni ’80. Autore fallito nei ’90: eccosì via fino ai giorni nostri. Ed eccola qui, la storia d’Italia. La stessa che vive Giulio Guasso e che tutti quelli della mia generazione hanno vissuto e i più giovani potranno rivivere, leggendo il romanzo, assai più vividamente, penso, di quello che accadrebbe con un saggio storico qualunque . 

 

Il protagonista ripete spesso che “la letteratura, nell’idea oggi imperante, è il regno del più cupo dolore”: in contrapposizione con questa concezione si pone la sua scrittura, che ritrova il sarcasmo e un riso anche amaro come arma per far fronteggiare ciò che non va nella società – come accadeva nella commedia classica. Quali sono le potenzialità del comico come registro e strumento di cambiamento?

Ma i  romanzi non hanno il compito di cambiare la realtà!  Non ce la fanno. Non ho certo bisogno di leggerlo in un romanzo che la società ha bisogno di un profondo cambiamento. Ce lo dicono i giornali, la radio, la tivvù. Lo sentiamo ripetere sul posto di lavoro. Nonnò, quando leggo un romanzo voglio casomai  uno spazio più privato in cui astrarmi e mettermi in contatto con la parte più intima di me stesso. Sentirmi,  per quella strana strana compensazione simbolica che è alla base della lettura, nei panni dei personaggi, riviverne le stupefacenti trame del destino,  approdando a quella sorta di realtà potenziata, fuori dal tempo inerte del quotidiano con i suoi ritmi grigi ripetitivi, che ogni  lettore ben conosce e ama.

 

Il giornalista Antonio D’Orrico su Sette ha scritto che il “Romanzo irresistibile della mia vita vera” sarà il nuovo “Parenti lontani”, che è considerato il suo capolavoro. Pensa che abbia ragione?
Spero di sì. In realtà, erano anni che i miei lettori mi chiedevano il sequel di quel fortunato romanzo. Io ci ho a lungo pensato, mi sono macerato nel dubbio, ho fantasticato su quella possibilità e poi… poi non l’ho scritto! Ho scritto invece il “Romanzo irresistibile” che sì, riprende certe suggestioni dell’altro, soprattutto nella prima parte, e anche qualche suo personaggio, anche se si tratta tutt’al più di fugaci apparizioni. Ho voluto raccontare una grande storia d’amore che cambia, questo sì, la vita del protagonista Giulio Guasso. Proprio per conquistare l’inarrivabile bellezza che l’ha stregato con un semplice bacio, Giulio diventa, fitzgeraldianamente, uno scrittore con i guai del caso. Al lettore il divertimento di scoprirli! 

 

26 ottobre 2012

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