“Flatlandia”, un romanzo tutt’altro che piatto, nato dalla penna di Edwin A. Abbott nel lontano 1884 e attualmente edito Adelphi, Bompiani, Rizzoli e Feltrinelli, ci trascina in uno strano universo dove l’essere umano non esiste — o forse si?
A una prima occhiata può sembrare una curiosa allegoria matematica, ma ciò che si nasconde dietro la copertina è una critica feroce ai pregiudizi sociali.
Flatlandia: un concetto virale
Cosa succederebbe se vivessimo in un mondo fatto solo di lunghezza e larghezza, dove l’altezza fosse un concetto inconcepibile? Un mondo bidimensionale, insomma.
“Flatlandia”, il celebre racconto ormai virale anche su TikTok, esplora proprio questa possibilità. E lo fa con ironia, intelligenza e un’insospettabile profondità.
Ma se la trama è semplice, il pensiero laterale risulta tutt’altro che superficiale.
Per questo la Gen Z ci va a nozze! Loro amano pensare, rimuginare, perdersi nell’infinito che potrebbe esserci al di là della siepe. Se così non fosse, uno degli altri libri più acquistati non sarebbe “Un giorno questo dolore ti sarà utile” di Peter Cameron.
Vita da Quadrato
Abbott ci guida attraverso le vicende di un Quadrato che, dopo una vita apparentemente ordinata tra figure bidimensionali, si imbatte nell’idea rivoluzionaria di una terza dimensione: Spacelandia.
Qui incontra una Sfera, un’entità misteriosa che sconvolge le sue certezze e lo spinge a mettere in discussione tutto ciò in cui ha sempre creduto.
Non è solo una critica all’ordinarietà, ma al conformismo cieco e all’incapacità — o al rifiuto — di vedere oltre i limiti imposti.
Quadrato, inizialmente perfettamente integrato in una società che ordina le classi in base al numero di lati — più lati hai, più vali — attraversa un vero e proprio risveglio.
Passa da un’esistenza rigida e meccanica alla consapevolezza. E proprio per questo, diventa un elemento scomodo. Un eretico.
I cortometraggi
Ma se ancora non l’avete letto, o se lo state leggendo e vi bruciano gli occhi perché avete lavorato troppo e volete spoileravi qualcosa, potete benissimo aprire YouTube e godervi la fedelissima trasposizione cinematografica “Flatlandia” del 1982, per la regia di Giulio Gianini.
Il cortometraggio dura 30 minuti, è un lavoro italiano con animazione tradizionale in stop moton tri dimensionale e taglio visivo sperimentale tipico del cinema d’animazione autoriale degli anni ’70–‘80 in Italia.
Il narratore è sempre il quadrato, si rivolge a noi con tono più riflessivo e filosofico, quasi nell’eco del romanzo di Abbott.
Un’altro famoso cortometraggio è quello del 2007, progetto indipendente in chiave politica/fantascientifica per la regia di Ladd Ehlinger Jr.
Che piuttosto potremmo chiamare “retelling di Flatlandia” per via di tutte le sue differenze e aggiustamenti”. Dura circa 100 minuti ed è in lingua inglese. Potete trovarlo comunque su YouTube con la sua animazione totalmente digitale che è costata a Ladd Ehlinger Jr. Ben quattro anni di lavoro.
Personalmente, ci teniamo a consigliare quello del 1982 per il suo “tocco vintage”.
“Flatlandia” oggi su TikTok
Nonostante sia stato scritto nel 1884, “Flatlandia” è un’opera tutt’altro che morta, capace di conservare una vitalità sorprendente: come dicevamo all’inizio, parliamo di figure piane, ma non di una storia piatta!
La sua forza non sta solo nella genialità con cui Abbott unisce geometria, satira e metafora filosofica, ma nella capacità di parlarci ancora oggi di pregiudizi, caste, linguaggi chiusi e paure del nuovo.
Quadrato siamo noi, ogni volta che rifiutiamo ciò che non comprendiamo.
“Flatlandia” è capace di far discutere e commentare sui social, ma soprattutto di far arrabbiare.
Quelle linee sottili che si muovono, mute e pericolose, costantemente sorvegliate, relegate ai margini di una società che le considera inferiori per natura sono le stesse che acquistano “Flatlandia” e provano fastidio.
Non crediamo che le donne di oggi siano così diverse dalle donne di ieri. Le donne sono comunque donne. Marginalizzate ieri e oggi nei mdi più vari.
Perché la forza di “Flatlandia” è questa: adattarsi a ogni epoca, essere una lente per osservare il presente.
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