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Feltri, “L’Islam è fermo allo Stato etico. Come si può parlare d’integrazione?”

Ha paura Vittorio Feltri nel raccontare in poco più di cento pagine le tematiche legate all’Islam. E leggendo il suo ultimo libro “Non abbiamo abbastanza paura. Noi e l’islam” anche noi dovremmo iniziare ad averne un po’ di più.

MILANO – Ha paura Vittorio Feltri nel raccontare in poco più di cento pagine le tematiche legate all’Islam. E leggendo il suo ultimo libro “Non abbiamo abbastanza paura. Noi e l’islam” anche noi dovremmo iniziare ad averne un po’ di più. Basta aprire le porte a tutti, basta cercare di comprendere una religione che va contro le nostre leggi. Perché l’islamismo non rappresenta solo una religione, ma una Costituzione per i suoi adoratori, incompatibile con la nostra società. Un popolo fermo allo Stato etico, dove non c’è traccia dell’Illuminismo che in passato ha saputo riconoscere il diritto alla laicità dello Stato. Un libro, quello di Feltri, che mette in discussione diverse tematiche, dalla posizione della donna alle moschee, basi logistiche della Jihad. Ma analizziamo insieme al direttore editoriale de il Giornale tutti gli argomenti affrontati nel suo ultimo libro, senza tralasciare sul finire due considerazioni d’attualità sulla recente crisi della Borsa cinese e di quelle europee.

 

Nel suo ultimo libro “Non abbiamo abbastanza  paura. Noi e l’islam” afferma che la nostra società ha nutrito l’islam in due modi: attraverso  l’opinione pubblica di un’Italia troppo tollerante e attraverso guerre sbagliate. Cosa intende nello specifico?

Sono considerazioni ovvie.  Si è formata una cultura in Italia che qualcuno definisce buonista , qualcuno dell’accoglienza, qualcuno dell’integrazione, che predica in sostanza la necessità e il vantaggio di assimilare chi arriva dall’Islam, sia pure con una religione o una cultura diversa, in modo da arricchire anche la nostra società e dimostrare che l’umanità è una sola. Se non fosse altro che succede un fatto strano. Gli islamici che arrivano in Italia, non solo difficilmente riescono ad integrarsi, ma considerano il Corano superiore alle leggi del paese ospitante, perché  loro si attengono al Corano non solo come testo religioso, ma anche come un testo di legge, che in effetti nel loro paese struttura il cosiddetto Stato etico. In sostanza, nella nostra società si sono create tante isole, nelle quali i musulmani fanno quello che vogliono. Non penso neanche che lo facciano con cattiveria, ma credono che il loro Corano sia più forte di qualsiasi Costituzione. Faccio un esempio:  gli islamici macellano gli animali secondo un rituale assolutamente loro, che da noi va contro le norme di legge. Eppure non c’è verso di fare cambiare le abitudini o di fare rispettare le nostre leggi a queste persone. In Italia impongono a se stessi le loro attitudini, che sono governate dalle leggi prettamente discendenti dal Corano. Allora come si può parlare di integrazione quando c’è la presunzione da parte di questi nostri ospiti, di potersi autogovernare con le proprie leggi, senza rispettare a pieno le nostre? Già qui salta il meccanismo. Anche il dominio dei genitori sui figli, specialmente sulle figlie, è esercitato in un modo tale che si contrappone con le nostre leggi.

 

Mi lego a quest’ultima considerazione. Nel libro lei evidenzia l’idea della donna nel mondo musulmano: “Puro oggetto di piacere e animale da riproduzione. La moglie è una proprietà, un pezzo di terra da arare”. Cosa ne pensa?

E’ impossibile togliere dalla loro testa queste credenze. La loro Costituzione è il Corano. Anche noi abbiamo una Costituzione, della quale potremmo fare a meno, perché abbiamo una serie di leggi che sono abbastanza precise, ma loro si attengono al Corano e alle disposizioni coraniche. In loro non c’è una separazione tra religione e comportamento civile.  Non c’è una separazione come avviene da noi, anche se siamo un paese cattolico. Un conto sono i diritti, le leggi e un conto sono il Vangelo, le deliberazioni del Papa, del Vaticano, dei preti ecc. Anche qui siamo influenzati dalla Chiesa, però in ogni caso, è riconosciuto agli italiani il diritto di attenersi solo alle leggi dello Stato e non a quelle della Chiesa.

 

Una religione, quella islamica, dalla natura violenta afferma nel libro.

Com’era la Bibbia da noi, che poi è stata superata da un Nuovo Testamento. Non solo da quello, ma nel corso della storia è successo un fatto abbastanza decisivo. Abbiamo avuto l’Illuminismo, che riconosceva il diritto alla laicità dello Stato.  Mentre loro l’Illuminismo non l’hanno mai avuto, quindi sono fermi allo stato etico.  Quando ci sono queste difficoltà di mezzo, come si fa ad andare d’accordo?

 

Vengono tirate in ballo anche le Moschee,  ritenute uno dei luoghi più frequenti di indottrinamento per  i combattenti della Jihad.

Le Moschee, siccome ognuno è libero di praticare la religione che vuole, teoricamente sarebbero  anche ammissibili.  Ma nella realtà accade che molte moschee si trasformino in luoghi di indottrinamento non tanto religioso, quanto politico e militare. Sono tanti gli aspetti da tenere in considerazione. Noi non avremmo dovuto aprire le porte in modo indiscriminato a questa gente, perché viene qui e dall’interno della nostra società, muovono una lotta alle nostre istituzioni e al nostro modo di intenderle. Anche questo è un fatto molto evidente, quindi le mie considerazioni partono da queste osservazioni, che non sono una teoria, ma una descrizione della realtà.

 

Lei riprende nel libro le tematiche di Oriana Fallaci. Era una persona  che andava controcorrente, faceva letteralmente ” incazzare” le persone, perché non aveva peli sulla lingua. Dopo la sua morte, almeno simbolicamente, ha preso lei in mano questa battaglia?

Diciamo che quello che scrivo io è un po’ una continuità della sua visione su questo problema negli ultimi anni. Io credo che se la Fallaci non fosse morta, avrebbe fatto un libro per dire più o meno le stesse cose. Poi vabbè, le avrebbe dette meglio, ma la sostanza era questa.

 

E’ capitato più volte che la Fallaci venisse minacciata. I musulmani intimavano ai propri “fratelli” di sgozzare Oriana ma lei, affinché tutti capissero, rispondeva in lingua inglese  con due semplici parole : ”Fuck you”.

Vaffanculo!

 

Per chiudere, parliamo d’attualità. Negli ultimi giorni si è parlato molto della crisi finanziaria che ha colpito la Cina e ha messo in seria difficoltà anche le borse europee. Il suo pensiero.

La Cina ha riconosciuto con molto ritardo le leggi del mercato. Però ad un certo punto, si è messa a lavorare sodo ed ha recuperato molto. Però teniamo conto che quella è una società di oltre un miliardo di persone, molto numerosa. Già questo crea dei problemi, perché ci sono zone in Cina dove troviamo una povertà allucinante. Non è importante solo l’aumento del PIL, ma bisogna avere anche un’armonia sociale per ottenere uno sviluppo omogeneo, cosa che in Cina non è avvenuta. Una crescita così nevrotica e così impetuosa non poteva che determinare una serie di problemi che oggi sono dei nodi che arrivano al pettine. Quindi l’economia cinese è destinata a rallentare, anzi ha già rallentato. Questo comporterà anche dei problemi sociali: non c’è un welfare, ma è evidente che le richieste dei cinesi saranno sempre più pressanti, su imitazione di quello che succede da noi. Quindi probabilmente la Cina andrà sempre più assomigliando all’occidente, con tutti i rischi e tutti i problemi che comporta.

 

Riprendendo un articolo del Corriere delle Sera, il quotidiano dice che questa crisi nasce dall’eccesso al risparmio e dalla scarsità delle opportunità di investimento nell’economia globale. Lei cosa pensa?

Questa è una parte della spiegazione, ma non c’è solo questo elemento. Però  è molto importante. I risparmi degli italiani sono notevoli rispetto al resto del mondo e anche al resto d’Europa. Non solo abbiamo dei depositi importanti, ma abbiamo anche la proprietà delle case nelle quali abitiamo. Nell’82% dei casi, coloro che abitano in una casa, ne sono anche proprietari. Nel senso che il convento è povero, ma i frati sono ricchi. Ma se non si investe sulle attività produttive, la situazione si aggrava sotto il profilo economico finanziario. D’altronde non si può crescere in eterno, prima poi si arriva in cima e si torna giù. Poi c’è stato un aumento spaventoso della popolazione mondiale e tutto questo comporta maggiori difficoltà di produzione. Si deve spendere sempre una lira in meno di ciò che si guadagna, ma questo non è possibile perché spesso le democrazie si preoccupano non tanto della situazione del paese, ma delle prossime elezioni. Anche questo ha un peso notevole.

Alessandro Michielli

28 agosto 2015

 

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