Finalmente in libreria “Estranea” di Yael van der Wouden, romanzo di successo mondiale

28 Settembre 2025

Dal 30 settembre arriva in Italia "Estranea" di Yael van der Wouden, il thriller rivelazione e bestseller che ha conquistato critica e pubblico nel Mondo.

Finalmente in libreria "Estranea" di Yael van der Wouden, romanzo di successo mondiale

Uscito in lingua inglese nel giugno 2024 con il titolo The Safekeep, il 30 settembre 2025 arriva finalmente anche in Italia Estranea (Garzanti) di Yael van der Wouden, il romanzo d’esordio che ha scosso la scena letteraria internazionale.

Non si tratta solo di un debutto fortunato, ma di un vero fenomeno editoriale. È stato tradotto in 25 Paesi, è entrato nella shortlist del Booker Prize 2024 ed è vincitore del prestigioso Women’s Prize for Fiction 2025. Il nuovo romanzo in uscita ha già conquistato sia la critica che il pubblico, scalando le classifiche e venendo indicato come “libro dell’anno” da testate come The Guardian, The New York Times e Sunday Times.

La sua forza non sta soltanto nei riconoscimenti, ma nella capacità di unire generi diversi. È un thriller psicologico e gotico, una storia d’amore proibita e un romanzo storico che affronta le ferite ancora aperte dell’Europa del dopoguerra. Una miscela che ha sedotto lettori e critici ovunque, trasformando l’opera prima di una giovane scrittrice olandese in uno dei libri più attesi dell’anno anche in Italia.

“Estranea” di Yael van der Wouden, la trama del libro

Olanda, 1961. Sono passati appena quindici anni dalla guerra, eppure le ferite sono ancora vive, sepolte dietro il silenzio. Isabel vive da sola nella vecchia casa di campagna della madre, una dimora che per lei è rifugio e ossessione: ogni cosa deve essere in ordine, dalle posate allineate al giardino senza erbacce. È l’unico modo per sentirsi protetta, per tenere a bada un mondo esterno che le appare instabile e minaccioso.

L’equilibrio, però, si spezza quando il fratello Louis presenta la sua nuova compagna, Eva. È diversa da chiunque Isabel abbia mai incontrato: capelli ossigenati, rossetto rosso, risate e passi di danza che invadono le stanze. Eva è l’estranea. E quando Louis parte per lavoro, lasciandola ospite in casa, le due donne si ritrovano costrette a convivere.

Quella che all’inizio è repulsione si trasforma lentamente in attrazione. Isabel prova a resistere, ma un desiderio crescente la lega a Eva, in una tensione che sfocia in una relazione segreta, fatta di ossessione e passione. È l’inizio di una metamorfosi: il silenzio della casa si incrina, e con esso le certezze di Isabel.

Ma Eva non porta con sé soltanto vitalità e seduzione: porta anche domande. Troppe. Sulla casa, sulla sua storia, sul modo in cui la famiglia di Isabel ne è entrata in possesso durante l’occupazione nazista. E più Eva indaga, più emergono segreti scomodi e colpe mai confessate.

Il romanzo diventa allora una doppia esplorazione: la scoperta del desiderio queer in una società ancora ostile, e il confronto con un passato collettivo che riaffiora con tutta la sua forza. Una vicenda di intimità e di storia, di corpi e di memorie, che mostra come l’amore e l’ossessione possano intrecciarsi con la colpa e il silenzio.

Chi è Yael van der Wouden

Yael van der Wouden è nata nel 1987 da madre israeliana e padre olandese. L’infanzia trascorsa tra Israele e Paesi Bassi ha segnato in profondità la sua formazione, portandola a confrontarsi fin da giovane con il tema dello spaesamento, della doppia appartenenza culturale e delle tensioni legate alla memoria storica.

Dopo gli studi liceali nei Paesi Bassi, si è iscritta a Letterature comparate presso l’Università di Utrecht, per poi proseguire alla Binghamton University (SUNY) negli Stati Uniti. Qui ha affinato la sua sensibilità critica e letteraria, entrando in contatto con prospettive diverse sulla memoria dell’Olocausto, sulla teoria femminista e sulla narrativa queer, che diventeranno i pilastri della sua scrittura.

Prima di pubblicare il suo romanzo d’esordio, ha lavorato come insegnante di scrittura creativa e letteratura, condividendo con studenti e giovani autori la sua visione della narrativa come strumento per interrogare la realtà più che per consolarla. Parallelamente ha scritto saggi e racconti.

Tra questi spicca On (Not) Reading Anne Frank (Sul (non) leggere Anne Frank), saggio che, nell’anno della sua pubblicazione, ha ottenuto una menzione d’onore in The Best American Essays 2018, apprezzato per la capacità di mettere in discussione il rapporto tra identità e memoria collettiva.Un testo che ha attirato grande attenzione negli Stati Uniti perché proponeva una riflessione nuova e coraggiosa, ovvero non concentrarsi soltanto sulla “canonizzazione” di Anne Frank come vittima, ma interrogarsi su come la sua figura sia stata letta, interpretata e persino strumentalizzata nel corso del tempo.

La sua scrittura si distingue per lo stile lirico e teso, capace di intrecciare la dimensione intima dei personaggi con i grandi nodi storici e sociali. I temi ricorrenti sono il desiderio queer, la complicità silenziosa di chi vive accanto al trauma senza riconoscerlo, il peso della memoria storica e il modo in cui i segreti familiari continuano a influenzare le generazioni successive.

Con The Safekeep (Estranea nell’edizione italiana), pubblicato nel giugno 2024 in lingua inglese e tradotto in 25 Paesi, van der Wouden ha ottenuto un successo immediato: shortlist al Booker Prize 2024, vittoria al Women’s Prize for Fiction 2025, recensioni entusiaste su The Guardian, The New York Times, The Washington Post ed Elle.

Oggi è considerata una delle voci più importanti della nuova narrativa europea, capace di affrontare con coraggio e originalità i dilemmi della memoria, del desiderio e dell’identità, e di inserirsi in quel filone letterario che unisce la grande tradizione del romanzo storico con la sperimentazione psicologica e queer contemporanea.

“Estranea” di Yael van der Wouden, il libro diventato fenomeno internazionale

Non capita spesso che un romanzo d’esordio si trasformi immediatamente in un fenomeno globale. Estranea (The Safekeep) lo è diventato quasi da subito, conquistando i lettori e la critica con un consenso raro. I numeri parlano da soli: i diritti sono stati venduti in venticinque Paesi, il romanzo è entrato nella shortlist del Booker Prize 2024 e ha vinto il Women’s Prize for Fiction 2025, consacrandosi come una delle opere più celebrate dell’ultimo decennio.

In Inghilterra, l’edizione in copertina rigida ha superato le ventinovemila copie vendute in meno di un anno, mentre il tascabile ha raggiunto oltre ventimila copie soltanto nelle prime tre settimane dall’uscita. Anche su Goodreads il successo è stato travolgente. Ha ottenuto più di sessantasettemila valutazioni, con una media di 4.1 stelle su 5, e migliaia di recensioni entusiaste.

La stampa internazionale si è espressa in modo unanime. Il Guardian ha parlato di “un debutto straordinario che intreccia desiderio e segreti nell’Europa del dopoguerra”, mentre il New York Times lo ha definito “una storia erotica di amore e ossessione nell’Amsterdam degli anni ’60”.

Per il Washington Post è “un romanzo che racconta trauma e repressione con straordinaria potenza e controllo”, mentre Elle ha sottolineato il coraggio dell’autrice nell’allontanarsi dalla sola prospettiva della vittima, mettendo in luce la sottile linea tra innocenza e complicità. L’Economist lo ha inserito tra i migliori libri dell’anno, descrivendolo come “una meditazione lirica su memoria, famiglia e risveglio sessuale”. E il Sunday Times lo ha segnalato tra i dodici migliori titoli dell’anno, esaltando un colpo di scena finale “brillantemente eseguito”, capace di trasformare la storia d’amore tra Isabel ed Eva in qualcosa di molto più cupo e inatteso.

Il successo di Estranea non è quindi soltanto un dato editoriale, ma un fenomeno culturale. Un libro capace di conquistare le classifiche e, al tempo stesso, di aprire un dibattito profondo sul modo in cui raccontiamo il passato, la memoria e il desiderio.

“The Safekeep” la recensione del New York Times

Il 25 aprile 2025, l’editor MJ Franklin ha raccontato sulle pagine del New York Times con Book Review perché, da alcuni mesi, quando gli viene chiesto un consiglio di lettura, la sua risposta è sempre la stessa: The Safekeep di Yael van der Wouden.

Nella sua recensione, Franklin descrive il romanzo come un’opera poliedrica, capace di essere “molte cose insieme”: un romanzo storico, ambientato nei Paesi Bassi del 1961 e carico dei silenzi del dopoguerra; un thriller psicologico, in cui la tensione cresce capitolo dopo capitolo dentro le mura della casa di Isabel; e una storia d’amore proibita, dove disgusto e desiderio si intrecciano fino a diventare ossessione.

Il cuore dell’analisi è la protagonista: Isabel, che Franklin definisce una “joyless loner”, una solitaria senza gioia, murata dentro i suoi rituali ossessivi e incapace di lasciar entrare la vita. La comparsa di Eva, la fidanzata del fratello, spezza questa corazza. All’inizio la percezione è quella di un’intrusa superficiale e brash (sfacciata), ma presto si rivela un personaggio molto più complesso, in grado di scardinare ogni certezza.

Ciò che colpisce Franklin è la capacità di van der Wouden di tenere il lettore costantemente in equilibrio, tra attrazione e repulsione, tra il timore che qualcosa di oscuro stia per emergere e il fascino di una relazione che cresce fuori da ogni regola. È questa tensione contraddittoria, racconta, a spiegare perché The Safekeep funzioni come consiglio universale: non importa quale sia il gusto del lettore, c’è sempre qualcosa in questo romanzo che cattura.

Per Franklin, The Safekeep rappresenta dunque un caso raro: un esordio così sicuro di sé da sembrare già un classico contemporaneo, e al tempo stesso capace di sorprendere, di essere “esattamente quello che ci si aspetta e insieme qualcosa di completamente diverso”.

L’intervista a Yael van der Wouden di Elle USA

Il 29 maggio 2024, la giornalista Nicole Young ha incontrato Yael van der Wouden per una lunga conversazione pubblicata su Elle edizione Stati Uniti. È una delle prime interviste approfondite concesse dall’autrice e rivela molto della sua visione letteraria.

Young parte da una scena chiave del romanzo, quella della pera mangiata intera da Isabel, che trasforma il disgusto in desiderio. Un passaggio che, nelle parole dell’autrice, nasce da un gioco con se stessa: “Quando ho scritto quella scena mi sono fermata, ho sorriso e ho pensato: sei proprio una piccola freak.” Un dettaglio che rende bene il tono dell’intervista: intimo, ironico, e allo stesso tempo consapevole della forza disturbante della scrittura.

Il dialogo con Elle mette al centro il tema della dualità: la casa come rifugio e prigione, la bellezza del paesaggio olandese che nasconde un senso di malessere, l’amore che nasce da traumi condivisi. Van der Wouden racconta come la casa descritta nel romanzo sia ispirata a un vero luogo della sua adolescenza, vissuto tra fascino e malattia, un “luogo romantico e miserabile allo stesso tempo”, specchio del rapporto complesso che ha avuto con i Paesi Bassi dopo essersi trasferita da Israele.

Ma il nucleo più forte dell’intervista riguarda la costruzione dei personaggi “non amabili”. Van der Wouden spiega che non ha voluto scrivere Isabel come vittima da compatire, ma come donna piena di contraddizioni, persino di pregiudizi, capace di suscitare disagio e repulsione: “Per me è molto importante amare ogni singolo personaggio, anche i peggiori. Non volevo un romanzo che si limitasse alla prospettiva della vittima. Il pericolo è creare un intero canone che invita sempre a identificarsi con il vittimismo, senza comprendere come anche noi possiamo diventare carnefici.”

Questa dichiarazione ribalta una lunga tradizione di narrativa sul dopoguerra, che spesso ha insistito solo sul punto di vista della vittima. In Estranea la scrittura interroga anche la complicità silenziosa, i gesti quotidiani che rivelano come ciascuno possa essere, allo stesso tempo, spettatore e parte attiva. È questa radicalità, unita alla sensualità della prosa e alla tensione claustrofobica dell’ambientazione, che ha spinto Elle a definire il romanzo uno dei debutti più potenti degli ultimi anni.

Perchè il pubblico italiano dovrebbe leggere “Estranea”

Quando un romanzo arriva in Italia dopo aver conquistato il mondo, la curiosità è inevitabile. Ma nel caso di Estranea, la curiosità si trasforma subito in necessità. Non è soltanto l’ennesimo bestseller internazionale, ma un libro che mette il lettore italiano davanti a interrogativi universali e insieme molto vicini alla nostra storia collettiva.

La prima ragione è letteraria

Yael Van der Wouden ha saputo costruire un esordio che ha la sicurezza dei grandi classici e la forza dirompente di una voce nuova. La sua prosa è lirica e tesa, capace di rendere sensuale anche il dettaglio più quotidiano, di trasformare una scena apparentemente banale, una pera mangiata intera, in un momento di rivelazione psicologica e simbolica.

In Italia, dove la tradizione del romanzo psicologico e storico ha radici profonde, questo libro si inserisce come un ponte tra la narrativa europea del Novecento e la letteratura queer e contemporanea.

La seconda ragione è tematica

Estranea non si limita a raccontare una storia d’amore proibita, ma esplora il rapporto tra desiderio e memoria storica. Ambientato nell’Olanda del 1961, mette in scena un Paese che non ha ancora fatto i conti con il proprio passato durante l’occupazione nazista.

E lo fa con coraggio, rifiutando di raccontare solo dal punto di vista delle vittime, per interrogare anche la complicità silenziosa. In questo senso, il romanzo parla anche all’Italia, che ha vissuto lo stesso nodo di memoria irrisolta, oscillando tra rimozione e consapevolezza, tra colpe collettive e silenzi familiari.

La terza ragione è culturale e attuale

Il tema dei diritti e delle identità queer sono ancora oggetto di dibattito e oggi in molti Paesi sotto attacco. Estranea offre un racconto potente di attrazione e repressione, di amore e vergogna, che diventa specchio dei conflitti di ogni società alle prese con il tema della libertà individuale.

Leggerlo oggi in Italia significa inserirsi in un dialogo europeo sulla memoria, ma anche sul presente, sulle nuove forme di intimità e sulla possibilità di riconoscersi in personaggi imperfetti, complessi, non addomesticati.

Un libro che non lascia indifferenti

Infine, c’è un motivo emotivo. Estranea è un libro che promette di non lasciare indifferenti: scuote, inquieta, seduce. È un romanzo che interroga chi siamo e chi potremmo essere, che mostra come i segreti nascosti nelle case e nei corpi possano rivelare verità collettive. Non è un romanzo “comodo”, ma proprio per questo diventa necessario.

In Italia arriva con la forza di un fenomeno già consacrato all’estero. È stato venduto in venticinque Paesi, è stato finalista al Booker Prize e ed è stato vincitore del Women’s Prize, lodato dalle più grandi testate internazionali. Ma ora non si tratta più soltanto di confermare il suo successo. Si tratta di scoprire cosa questo libro dice a noi, alla nostra storia, alla nostra memoria e al nostro presente.

Estranea è un romanzo che costringe a guardare nelle zone d’ombra, ma che, allo stesso tempo, apre alla possibilità di un linguaggio nuovo per raccontare desiderio, identità e verità. Ed è per questo che leggerlo in Italia oggi non è solo un piacere, ma un atto di consapevolezza culturale. Yael Van der Wouden benvenuta nel nostro Paese.

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