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Enrico Pennino, “Nel mio libro i rimpianti di un ex promessa del calcio”

Abbiamo incontrato lo scrittore Enrico Pennino per scambiare qualche battuta sulla sua vita e sulla sua attività di scrittura.  In particolare su Medusa, un romanzo edito nel 2018 da Tabula Fati. Gli abbiamo chiesto di parlarci di questo romanzo, come nasce, il perché del titolo e perché un lettore dovrebbe leggerlo?

 È la prima volta che mi misuro col “formato romanzo”. Sinora avevo pubblicato racconti lunghi affrontando tematiche sociali per lo più destinate ai giovani. Questo romanzo vuole invece allargare la fetta dei lettori. Mi sono lasciato ispirare dalla mia esperienza personale, dalla gente che abitava il quartiere popolare nel quale sono cresciuto, le loro vicende, i loro sogni, i loro fallimenti. Ho costruito una trama che unisce e intreccia le esistenze di più protagonisti, con un finale a sorpresa che chiaramente non anticipo. Medusa è il soprannome del personaggio principale del romanzo, Luigi Medulla, un ex promessa del calcio che ancora gioca nelle serie minori. Il libro è incentrato su ciò che resta della sua esistenza di uomo immaturo, cinico e fallito.

 

Parlaci del protagonista Luigi Medulla con tre aggettivi, quali utilizzeresti?

Spavaldo, illuso e Cattivo. Perché “Medusa” è un libro per certi versi “cattivo”, tutti i personaggi del romanzo mostrano debolezze e difetti tipici dell’animo umano. Il calcio fa da sfondo a una storia che va ben oltre l’ambientazione sportiva: si parla di rapporti familiari difficili, delinquenza, disillusioni.

 

Come sta reagendo il pubblico a Medusa durante le presentazioni?

Tanti Riscontri positivi. Ho avuto la possibilità di presentare il libro già 3 volte, in contesti diversi: in una piccola libreria, una più importante e nell’ambito di un evento creato appositamente per discutere di questa mia ultima fatica. Il testo suscita curiosità in chi non lo ha ancora letto, tanti spunti e dibattito in chi lo ha già letto. Anche il risultato commerciale è discreto se rapportato al periodo di crisi e al peso specifico del sottoscritto.

 

Napoli è la cornice indissolubile del romanzo, nella quale si svolgono la vita e la trama del tuo scritto, ce ne vuoi parlare?

Napoli è la mia città, un piccolo universo che ti sorprende sempre, in un senso o in un altro: la considero la più grande fonte di ispirazione delle mie storie perché propone personaggi negativi e positivi, un quotidiano spesso inverosimile, tante situazioni border-line. È un privilegio poter pescare senza problemi in questa complessità, di cose ne ho vissute e viste molte.

 

Dal tuo esordio fino ad oggi cosa è cambiato per te nel modo di scrivere e cosa è per te la scrittura?

La scrittura è per me soprattutto una passione. Scrivere mi dà l’opportunità di trovare uno spazio dove potermi esprimere, soddisfare quell’esigenza che molti hanno in altri campi artistici. Sono quattordici anni che mi muovo nel mondo dell’editoria indipendente. L’evoluzione di un autore si misura nel tempo, io ho cercando di alzare l’asticella e migliorarmi nella forma. È un percorso che non finisce mai, che mi porta a nuove ricerche e approfondimenti, a limare qualche imperfezione.

 

Che progetti hai per il futuro?

Per il momento mi concentro su “Medusa” e sulla promozione del libro. I progetti in cantiere sono sempre tanti, vorrei affrontare ancora tematiche sociali nei miei scritti, in maniera elaborata, originale. Penso sempre che la sfida più grande sia quella di proporre un testo godibile ma che lasci qualcosa al lettore, che lo inviti a riflettere.

 

Carlo Picca

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