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Elizabeth Asbrink, la scrittrice svedese alla ricerca delle radici perdute

Nel libro “Abbandono” (Iperborea) presentato a Pordenonelegge, Elizabeth Asbrink racconta la storia della sua famiglia: la strada scelta ritrae tre donne, tre generazioni.

Nel libro “Abbandono” (Iperborea) presentato a Pordenonelegge, Elizabeth Asbrink racconta la storia della sua famiglia: la strada scelta ritrae tre donne, tre generazioni. La nonna Rita, la mamma Sally, sé stessa. Ci sono tristezza, paura, distruzione, e ben presto anche rabbia. Una vicenda famigliare cosparsa di tabù che passa per Londra, Stoccolma, Salonicco, un tuffo nella storia d’Europa. Tutto inizia con Rita, nel 1949 è il giorno dopo il suo matrimonio, a 54 anni.

Qualcosa la rende comunque infelice. Il modo in cui Elizabeth Asbrink riavvolge il filo della memoria cosparso di segreti, all’inizio è lento, passa per una famiglia di modesti tedeschi arrivati a Londra per scuotersi la miseria di dosso: anche Rita, che nasce in Inghilterra, andrà a lavorare presto, ma dalle pulizie passerà a fare la contabile. Una sera però incontra Vidal in una sala da ballo: è amore all’improvviso, e presto arriva Sally. L’ostacolo è enorme, Vidal è buono ma non vuole sposarla: è ebreo, fedele all’identità sefardita della famiglia e lei — che non ha idea di cosa voglia dire essere ebrei e due volte sradicati, dalla Spagna, da Salonicco — non si vuole convertire.

La storia di tre generazioni, ma un’identità europea

“Abbandono – spiega l’autrice – è proprio la storia della mia famiglia, da tempo sentivo una vera e propri pressione quasi un ‘urgenza di dover raccontare questa storia anzi tutto volevo rispondere a una serie di perché che mi hanno accompagnato tutta la mia vita e per fare questo, dovevo adottare il punto di vista di mia madre e, ancora più indietro di mia nonna.” “Devo aggiungere anche che ho trovato nell’ archivio nazionale di Londra che rivelavano un segreto incredibile che mia nonna aveva tenuto per sé: lei e mio nonno, pur amandosi e pur avendo avuto dei figli si sono sposati quando mia madre aveva più di vent’anni ed è questo – non posso rivelare di più altrimenti comprometto la lettura -del libro la vergogna e il segreto che muovono tutta la storia”.

Nonostante la vicenda sia assolutamente vera, c’è qualche concessione alla fiction, ad esempio nella scena dell’incontro durante un ballo tra Rita e Vidal o nella storia dei nomi passati di nazione in nazione con lo spelling errato: particolari – rivela la scrittrice – di cui avevo sentito solo vagamente parlare. Una storia di tre generazioni di donne, la nonna, la madre, la figlia, ma al centro c’è Vidal nonno ebreo spagnolo di origini ottomane che, se non avesse deciso di ripartire da zero, sarebbe rimasto vittima dell’Olocausto greco, migrante come molti altri oggi – dice Elizabeth Asbrink – e portavoce di una storia, quella dei sefarditi, su cui c’è sempre stata poca attenzione.”

La scrittrice Elizabeth Asbrink si sente il frutto di queste diverse identità: “Nata a Stoccolma, giornalista, mi sono accorta di essere diversa e di pensarla in modo differente dagli altri; non bionda ma scura, mia madre era inglese e mi diceva di nascondere la mia origine ebrea , mio padre un ebreo ungherese sopravvissuto alla Shoah arrivato bambino in Svezia nel 1956, la nonna una figlia di tedeschi cristiani approdati in Inghilterra a fine ’800, mio nonno un ebreo di Salonicco legato da un patto indissolubile con l’ebraismo sefardita cacciato dalla Spagna nel 1492. Sono un emblema della confusione europea. Tutte queste generazioni sono state attraversate dal dolore che è arrivato a me che lo condivido attraverso il racconto e la letteratura. Dolore e rabbia. Di solito nei confronti dell’Olocausto ci sono tante reazioni, ma quasi mai la rabbia ed io invece sono arrabbiata.”

Elizabeth Asbrink e il cambio di passo in Svezia

Un’ultima domanda ad Elizabeth Asbrink sul cambio di governo in Svezia: come risponde la cultura? “Molti scrittori ed esponenti intellettuali erano pronti a un cambiamento e lo auspicavano, perché la situazione è complessa e difficile. E’ salito al potere un partito conservatore ed è stato scelto dagli elettori, ma il problema è che è sostenuto da un partito ultra nazionalista fondato da esponenti legati alla Wehrmacht, il cui idolo è Orban e con tattiche, soprattutto contro la stampa, di tipo trumpiano. Questa è la mia preoccupazione.”

Alessandra Pavan

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