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E’ morto Gerardo Marotta, una vita spesa per la cultura

Si è spento all'età di 90 anni il celebre avvocato, filosofo, fondatore dell'Istituto per gli Studi Filosofici di via Monte di Dio, per problemi cardiaci e respiratori

MILANO – Una vita spesa per diffondere la cultura. Si è spento all’età di 90 anni Gerardo Marotta, avvocato, filosofo, fondatore dell’Istituto per gli Studi Filosofici di via Monte di Dio, per problemi cardiaci e respiratori.

UNA VITA PER LA CULTURA – Gerardo Marotta era nato a Napoli il 26 aprile 1927. Si è laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, presentando una tesi in filosofia del diritto dal titolo “La concezione dello Stato nel pensiero della filosofia tedesca e nella sinistra hegeliana”. In seguito si è interessato presto di storia, letteratura e filosofia, avvicinandosi dapprima all’Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Benedetto Croce, poi fondando l’associazione Cultura Nuova che diresse fino al 1953 organizzando manifestazioni e conferenze rivolte ai giovani che richiamarono tutte le più grandi personalità della cultura Italiana. Nel 1975 fonda l’Istituto italiano per gli studi filosofici, del quale era Presidente. Marotta ha regalato all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, la sua biblioteca personale che vanta oltre 300.000 volumi frutto di trent’anni di appassionata ricerca. L’ultima battaglia di Marotta fu per la biblioteca di oltre trecentomila volumi. L’immensa biblioteca dell’Istituto italiano per gli studi filosofici, acquistata dal dopoguerra ad oggi da Marotta, da noi già intervistato qualche anno fa, era stata sfrattata dalla sua sede storica. Un patrimonio stimato in dieci milioni.

LA STORIA DELL’ISTITUTO – L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici nasce esattamente 40 anni fa, voluto fortemente dall’avvocato Gerardo Marotta e costruito, pagina dopo pagina, intorno ad una biblioteca umanistica che all’inizio contava “solo” centomila volumi. Nei corridoi del Palazzo Serra di Cassano hanno camminato personalità come Karl Popper, Hans Georg Gadamer e Rita Levi Montalcini. Nel 1993 l’Unesco riconosce a Napoli una dimensione di rinascita intellettuale che non ha pari nel mondo: “L’istituto organizza corsi e colloqui ovunque nell’Europa occidentale, pubblica opere in sei lingue, antiche e moderne, contribuendo a fare della sua città una vera capitale culturale”. E poi, il declino. Un declino che sembra andare di pari passo, quasi fosse la conseguenza più logica, all’avanzata di una società che dimentica pian piano se stessa perché attenta a guardare ad altro. Ai conti, al profitto, ad un tornaconto economico immediato ma spogliato di qualsiasi utilità civile. All’istituto sono stati tagliati i fondi pubblici e da quel momento il declino è stato inevitabile.

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