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Il dolore della vita nelle parole di Alessandro D’Avenia: la nascita della perla

In "Cose che nessuno sa", Alessandro D’Avenia dà corpo e voce a un giovane insegnante di Lettere e Latino, appassionato della magia che solo un abile intreccio di parole sa regalare.

In “Cose che nessuno sa“, Alessandro D’Avenia dà corpo e voce a un giovane insegnante di Lettere e Latino, appassionato della magia che solo un abile intreccio di parole sa regalare.

Con un motto chiaramente impresso nella mente – “solo chi legge e ascolta storie, trova la sua” – il giovane prof. , alter ego dell’autore Alessandro D’Avenia, appassionerà la classe di liceali e in particolare la protagonista, Margherita, un’adolescente alle prese con problemi familiari e identitari.

Un accenno alla trama del libro di Alessandro D’Avenia

La protagonista dell’opera di Alessandro D’Avenia è Margherita, una quattordicenne di Milano che, alle soglie del primo giorno di liceo, scopre che suo padre Alessandro non tornerà più a casa. L’anno scolastico inizia con difficoltà, lei è frastornata dal dolore, i compagni la trovano strana e i professori la reputano un’alunna difficile; ma nel corso del suo cammino, diversi personaggi la sosterranno: il fratellino e la nonna Teresa, la madre Eleonora, Giulio, il ragazzo più misterioso della scuola e un giovane professore amante delle parole e delle storie.

Proprio tra le pagine di un libro – l’Odissea – leggendo di Telemaco ed Ulisse, Margherita troverà le energie per partire in un viaggio alla ricerca del padre che cambierà radicalmente il suo destino.

La nascita della perla

Durante la prima lezione, nell’incontro con i suoi studenti, analizza l’etimologia dei loro nomi e si sofferma su quello della protagonista, che deriva dal latino “perla”.

Alla romantica visione che vedeva la perla come una goccia di rugiada caduta dal cielo, egli propone una storia più suggestiva e interessante, ma al contempo dolorosa.

«In realtà quando un predatore entra nella conchiglia nel tentativo di divorarne il contenuto e non ci riesce, lascia dentro una parte di sé che ferisce e irrita la carne del mollusco, e l’ostrica si richiude e deve fare i conti con quel nemico, con l’estraneo.

Allora il mollusco comincia a rilasciare attorno all’intruso strati di se stesso, come fossero lacrime: la madreperla. A cerchi concentrici costruisce in un periodo di quattro o cinque anni una perla dalle caratteristiche uniche e irripetibili.

Ciò che all’inizio serviva a liberare e difendere la conchiglia da quel che la irritava e distruggeva diventa ornamento, gioiello prezioso e inimitabile. Così è la bellezza: nasconde delle storie, spesso dolorose.»

La madreperla della vita

«Sembrava una conchiglia che deve abbracciare il nemico nella sua madreperla, se vuole salvarsi»

Nel tentativo di difendersi da un feroce e improvviso attacco da parte di un predatore marino, l’ostrica soffre ma reagisce e la perla diventa la cicatrice della ferita ricevuta: non più sofferenza insensata, ma dolore che diventa vita, vita che vuole combattere e guarire.

Come scrive lo stesso Alessandro D’Avenia: “là dove il dolore si nasconde cresce la madreperla della vita.”

È ciò che accadrà a Margherita, protagonista di Cose che nessuno sa: dal doloroso smarrimento, in un percorso irto di difficoltà e dall’equilibrio instabile, a poco a poco Margherita riuscirà a ritrovare la sua strada.

“La perla dice che la felicità non è in ciò che dura un giorno e poi passa, ma si cela là dove non si inciampa nella morte, e se vi s’inciampa, è solo per una nuova nascita. E questa trasformazione non si chiama felicità, ma gioia di vivere.”

Resteranno su Margherita – come su ogni perla –, i segni di quanto successo, memoria tangibile di una storia indimenticabile e dal lieto fine.

“Solo le mancanze assicurano la bellezza, solo l’imperfezione aspira all’eternità. La perla se ne sta lì con quella sua irraggiungibile imperfezione, nata dal dolore. E dall’amore che lo abbraccia.”

di Annamaria Nuzzo

 

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