Daniel Pennac non ha mai dimenticato comโera avere il โmal di scuolaโ nรฉ il giorno in cui un suo insegnante gli ha cambiato la vita affidandogli il compito di scrivere un romanzo. Nel libro “Diario di scuola“, lo scrittore francese racconta il momento in cui ha capito che nessuno dovrebbe mai essere considerato un somaro a scuola. E in questo libro, tra pensieri e ricordi davanti e dietro la cattedra, spiega il perchรฉ.
La scuola secondo gli alunni
L’autore affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In veritร dicendo “alunni” si dice qualcosa di troppo vago: qui รจ in gioco il punto di vista degli “sfaticati”, dei “fannulloni”, degli “scavezzacollo”, dei “marioli”, dei “cattivi soggetti”, insomma di quelli che vanno male a scuola. Pennac, ex scaldabanco lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobiltร , restituendogli anche il peso d’angoscia e di dolore che gli appartiene.
La voglia di conoscenza
Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell’istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. E da questo rovistare nel “mal di scuola” che attraversa con vitalissima continuitร i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d’imparare che contrariamente ai piรน triti luoghi comuni, anima i giovani di oggi come quelli di ieri. Con la solita verve, l’autore della saga dei Malaussรจne movimenta riflessioni e affondi teorici con episodi buffi o toccanti, e colloca la nozione di amore, cosรฌ ferocemente avversata, al centro della relazione pedagogica.