MILANO – “Non è l’Isis, ma sono le Banlieue che trovano pretesto dall’Isis per dare sfogo al proprio odio verso i francesi”. E’ questo il parere dello scrittore Donato Carrisi in merito all’attentato avvenuto la scorsa sera a Nizza, dove un camion ha travolto la folla intenta a celebrare la Festa Nazionale del 14 luglio, causando al momento 84 morti e oltre 100 feriti. Ecco il commento dello scrittore pugliese, gran conoscitore della realtà francese, trascorrendo la maggior parte dell’anno in quei luoghi.
Il terrore è una cosa con cui i francesi convivono. Se uno pensa che questi attacchi dipendano dall’Isis, si sta sbagliando di grosso. L’Isis è una fonte d’ispirazione per un odio che già c’era lì. I responsabili di attentati come quello di Nizza di ieri sera sono le Banlieue, le seconde generazioni di coloro che sono immigrati in Francia, francesi con il passaporto. Il loro è un odio che si è sviluppato internamente e che trova il pretesto nell’Isis.
Essi non hanno colpito durante gli Europei di calcio, quando avevano gioco facile e potevano colpire gli stranieri. Loro vogliono colpire i francesi, ed infatti sono intervenuti il 14 luglio, durante i festeggiamenti per la Presa della Bastiglia, con misure di sicurezza elevatissime. Il loro scopo è colpire i francesi. Si tratta di giovani cresciuti in Francia e che stanno sfruttando l’Isis e che, fomentati, colpiscono i francesi. Tu odi quello che ti è più vicino, tendi ad odiare o amare ciò che vedi. Gli stranieri coinvolti sono obiettivi non previsti. Si tratta quasi di una guerra civile.
All’inizio sono stato fortemente colpito da quanto successo ieri sera a Nizza: su quella strada mio figlio passeggia con la mamma almeno una volta al mese. Immaginare che ci potessero essere anche loro li è un pensiero che è subito andato via, perché non bisogna fare il gioco degli attentatori e dare loro modo di continuare a mietere vittime attraverso la paura.
La cosa paradossale è che bisognerebbe fare come gli inglesi quando ci furono gli attentati di Londra: dopo 20 giorni tutto era in ordine e nessuno ha mai visto quanto accaduto all’interno della metropolitana. Furono affissi dei manifesti “Noi non abbiamo paura”. Occorre reagire al terrore con il silenzio, coprendo il più possibile ciò che è successo: più diamo visibilità agli attentatori, più facciamo il loro gioco. Non dobbiamo dargli il palcoscenico.
Ciò che ci terrorizza non è la morte in sé, ma il modo in cui arriva, altrimenti non prenderemmo più un aereo o i treni. Sono spesso in Francia. Sarò lì dal 2 al 6 settembre, i miei programmi non sono cambiati. Andrò in Francia per presentare un libro, perché la vita deve continuare. Sempre.
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