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Conversazione con Mariano Sabatini

Mariano Sabatini, giornalista e autore (finora) di saggi, esordisce come narratore con L’inganno dell’ippocastano (Salani, 2016).

 

Mariano, la tentazione di narrare una storia di pura invenzione arriva quasi sempre, prima o poi, per chi scrive altro e comunque scrive per mestiere. Ti va di dedicare una riflessione al fascino della narrativa?

Sicuramente posso dire che i libri, i romanzi soprattutto, mi hanno salvato la vita. Ero un adolescente problematico, studiavo poco e male, ma leggevo tanto e in modo furioso. Con tutto il piacere che potevo trarre da storie che mi portavano via dalla realtà che mi deprimeva o mi preoccupava. Ecco la spinta è stata questa, dare vita a una storia che potesse trasportare i lettori in una dimensione romanzesca più coinvolgente possibile. Leggere romanzi, per parafrasare Eco, è una forma di mortalità all’indietro. E come dico sempre alle mie figlie, chi legge non è mai solo.

 

Perché noir? Mi scuso per la banalità della domanda, sono fra coloro che aspettano il momento in cui non si parlerà più di generi letterari (comodi per le librerie-supermercato e anche, va riconosciuto, per orientare il lettore/consumatore) e in cui tutto ciò che conterà sarà avere scritto (e letto) una buona storia. Ma fintantoché l’attenzione di chi legge e di chi vende libri sarà concentrata sul genere, parliamone: ammesso che tu continui a scrivere narrativa – spero di sì – scriverai ancora noir?

Continuerò di certo, se il mio editore, che è Salani e di cui sono fiero, me lo consentirà. Sto cercando di finire il secondo romanzo, che vedrà ancora protagonista Leo Malinverno ed è perciò sempre un noir. Qualche tempo fa ho sentito una giornalista parlare di “romanzieri e giallisti”, ecco vorrei ricordarle e ricordarlo a tutti quelli che fanno questo tipo di distinzione che i giallisti altro non sono se non romanzieri. “Giallo” tra l’altro è un termine tutto italiano che nasce dal colore delle copertine dei romanzi Mondadori dedicati a questo genere narrativo, in anni in cui erano addirittura vietati dal regime. In lingua inglese si direbbe crime fiction. Il noir consente di parlare di tanto altro, tenendo avvinti i lettori alla pagina con il meccanismo del “chi ha ucciso chi”, ma soprattutto perché ha ucciso. S’indagano ambiente, psicologia dei personaggi, il milieu culturale.

 

Leonardo Malinverno, il protagonista del tuo romanzo, è un personaggio davvero accattivante. Giornalista, brava persona, onesto, un pizzico di cinismo quando serve, senso forte dell’amicizia. Dire che ama le donne forse è troppo, gli piacciono molto e piace loro. Si può anche innamorare, senza eccessivi investimenti in questo settore della vita. Un personaggio giusto per piacere agli uomini (per empatia), alle donne (per seduzione), alle mamme e alle nonne perché tutto sommato alle mamme e alle nonne piacciono i maschi alfa. Che ne facciamo di un personaggio così vincente? Gli facciamo proseguire le sue inchieste, la preparazione dei suoi manicaretti, l’amicizia e la collaborazione con Guerci (vicequestore, come precisa quando lo apostrofano “commissario”), gli amori di tutte le gradazioni che è capace di provare e di suscitare?

Facciamo che il suo percorso professionale e umano magari lo porterà a diventare, con i suoi tempi e senza accelerazioni prepotenti da parte mia, un po’ più riflessivo e disposto a farsi coinvolgere sentimentalmente in rapporti con le donne che finora sono stati di natura soprattutto sessuale. L’ideale sarebbe che lui prendesse un po’ della mia attitudine alla ponderazione che talvolta sconfina nella malinconia e io un po’ della sua leggerezza.

 

Protagonista del romanzo è anche e soprattutto il malaffare, l’intreccio micidiale tra affari e politica, così tanto presente nella cronaca attuale. Qualche spunto, anche minimo e naturalmente rielaborato, viene dalla realtà?

Credo sia inevitabile, stando a Roma da quarantacinque anni e vivendo la città senza indossare i paraocchi, farsi pervadere dall’atmosfera lercia che caratterizza la Capitale. Il sudiciume è tangibile e impalpabile allo stesso tempo quando si tratti di corruzione, prepotenza, indolenza, menefreghismo… La storia millenaria di Roma, quella che l’ha fatta amare da generazioni di turisti, è purtroppo calpestata dalle cronache infamanti di giornali e Tg.

 

La domanda di rito sulle letture. Cosa legge Mariano Sabatini? Ultimo libro che hai letto e ultimo che ti ha appassionato.

Leggo sempre più libri insieme, per lavoro e per piacere. Mi ha appassionato La bambina che non sapeva piangere di Elda Lanza. Ho appena finito La mantide religiosa di Paolo Mosca. Ora sto leggendo Se tornasse Natale del bravissimo Giacomo Cacciatore e Città di mare con nebbia di Sandor Weltmann, a cura di Hans Tuzzi.

 

Grazie, Mariano, per il tuo tempo e le tue risposte.

 

 

 

Lia Messina

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