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Conversazione con Ksenija Stojic, autrice del libro ”In viaggio per sempre”, che indaga la sofferenza come ”occasione di apprendimento e di crescita”

Ksenija Stojic, psicologa psicoterapeuta, vive e lavora a Parma. รˆ autrice del libro In viaggio per sempre. Storie cliniche sulla sofferenza (Alpes 2014)...

Ksenija Stojic, psicologa psicoterapeuta, vive e lavora a Parma. È autrice del libro In viaggio per sempre. Storie cliniche sulla sofferenza (Alpes 2014)

 

Ksenija, la tua delicata professione ti mette quotidianamente in contatto con il disagio esistenziale di tante persone. Molte storie diverse, tutte accomunate dalla sofferenza, da difficoltà che a volte da soli non si riesce ad affrontare. Nel tuo libro illustri, attraverso alcune esperienze terapeutiche, come la sofferenza possa diventare occasione di cambiamento e di crescita. È per questo che nel titolo troviamo la metafora del viaggio, come esperienza che ci trasforma e ci rende possibile il cambiamento?

Ogni seduta di psicoterapia è una sorta di viaggio interiore del paziente e dello psicoterapeuta che assieme cercano nelle molteplici zone “oscure” di illuminare i dubbi, la confusione e sostenere la riorganizzazione emotiva, intellettuale e comportamentale del paziente. In In viaggio per sempre ho proposto le varie situazioni di sofferenza come un’occasione per rivedere i propri obiettivi, le aspettative e i valori. Per poter trasformare le difficoltà in occasione di apprendimento e di crescita, il terapeuta si deve alleare con la parte sana del paziente e far emergere la speranza e la resilienza, intendendo la speranza come un potenziale di forza da spendere nelle difficoltà e la resilienza come la capacità di resistere e rinforzarsi nelle difficoltà grazie a una maggior elasticità psichica acquisita durante la psicoterapia. I viaggi maggiormente significativi sono quelli che viviamo con spirito di avventura creativa. Anche la psicoterapia è una sorta di avventura relazionale  piena di incognite, incertezze, timori; sono proprio queste componenti che il terapeuta sfrutta per stimolare la curiosità e la creatività del paziente. Spesso l’obiettivo iniziale della psicoterapia cambia ed evolve verso le mete maggiormente “nobili”.  Se in partenza  è importante liberarsi dai vari sintomi di sofferenza, durante la ricerca della propria salute emotiva si può compiere una grande crescita personale. Il paziente prende le distanze dal dolore in quanto lo utilizza per rinforzare il carattere, aumentare la sensibilità e l’empatia e donare un senso nuovo alla propria vita.

 

 

Nei capitoli del tuo libro possiamo individuare una parte narrativa, in cui tu riassumi la storia di una persona che affronta un dolore, una perdita, una difficoltà esistenziale, seguita da una parte scientifica, in cui commenti da psicoterapeuta la storia che hai raccontato. Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro, a organizzare il materiale? Quali difficoltà hai incontrato?

Ho lavorato due anni abbondanti nella preparazione di In viaggio per sempre e la difficoltà stava proprio nel chiarire con me stessa che cosa ne volevo fare. Alla fine ho compreso di poter incoraggiare, attraverso queste storie di sofferenza, altre persone che non conoscevo. Questo mi ha spinto a rendere le storie visibili e di pubblicarle.

Ho imparato dai grandi maestri di psicoterapia sistemico – relazionale a raccontare ai miei pazienti le storie di altre persone, in quanto in esse si trovano spunti ricchi di riflessioni, grazie ai quali si possono allargare i propri orizzonti emotivi e intellettivi. Alcune storie erano talmente affascinanti e arricchenti che avevo deciso di metterle per iscritto per non dimenticarle.

All’inizio scrivevo solo le storie, per mio diletto, per descrivere la ricchezza emotiva e relazionale di queste esperienze di vita e di terapia  utilizzando lo stile narrativo, di conseguenza  queste  storie sono percepite  dal lettore come se fossero una sorta di avventura psicologica dei protagonisti da cui trarre riflessioni importanti per la propria vita, in quanto ogni persona può trovare una parte di sé nel vissuto degli altri. Solo successivamente ho pensato di portare questa mia esperienza all’attenzione dei miei colleghi, puntualizzando in termini clinici i miei racconti e da qui nasce il debriefing.

In viaggio per sempre si rivolge a un pubblico eterogeneo: la tecnica narrativa lo rende accessibile a un pubblico non specializzato, mentre  l’approccio clinico ne fa uno strumento utile per operatori nel settore della psicoterapia.

 

Secondo me la felice contaminazione fra letteratura e psicologia è sempre presente nelle opere di narrativa. La creazione dei personaggi letterari e la descrizione delle loro relazioni con il mondo e con gli altri esseri umani presuppongono un approfondimento psicologico, uno studio delle dinamiche relazionali. Cosa ne pensi tu, Ksenija, in quanto psicologa che (come diversi tuoi colleghi) si è cimentata nella narrativa?

Credo che creare un personaggio letterario richieda un’ottima conoscenza della psicologia, quindi la capacità di comprensione dell’altro e una buona intelligenza emotiva dello scrittore.  I personaggi letterari, per essere credibili, devono mantenere una  coerenza nella loro organizzazione interna (emotiva, intellettuale, comportamentale) al di là di varie vicissitudini che li accompagnano.  Per rendere convincente  il protagonista, lo scrittore dovrebbe essere in grado di calarsi nelle sue profondità psichiche utilizzando tutta la sua capacità empatica, identificarsi nel personaggio e proporlo come un individuo coerente e veritiero. Alcune volte questo potrebbe risultare doloroso, perché comporta necessariamente doversi confrontare con alcuni aspetti di sé non piacevoli, che vengono di solito proiettati sul personaggio. Credo che i personaggi che lo scrittore crea rappresentino le sue sfaccettature psicologiche, per questo lo scrittore deve essere  anche una persona coraggiosa, disposta a mettere a nudo alcuni aspetti di sé che forse avrebbe voluto tenere segreti. Sicuramente nello scrivere In viaggio per sempre sono stata avvantaggiata, in quanto i miei personaggi sono veri come le loro storie e non ho dovuto preoccuparmi di come mantenere la coerenza dei tratti della loro personalità. 

 

In fondo le persone che vengono nel tuo studio innanzitutto vogliono raccontarti la loro storia, quella parte della loro storia che crea loro disagio e sofferenza. Ma quando leggi le storie di fantasia che hanno per protagonisti personaggi inventati, ti ritrovi a guardarle con la lente della psicoterapeuta?

Sono abituata a leggere lasciando andare le mie emozioni, di conseguenza durante la lettura non utilizzo la lente dello psicoterapeuta. Mi lascio coinvolgere nelle vicissitudini dei protagonisti senza assumere responsabilità nei loro confronti e senza tentare di introdurre un cambiamento, semplicemente vivo la storia come la propone lo scrittore e mi emoziono con i protagonisti.  Quando leggo ritorno a essere ingenua e molto semplice come quando ero un’adolescente e scoprivo la bellezza dei classici che hanno fatto la storia.   

 

Cosa ami leggere? Ci sono autori ai quali sei particolarmente affezionata?

Apprezzo autori che riescono a combinare un ricco contenuto delle vicissitudini con la giusta profondità psicologica dei protagonisti. Mi piacciono: Amos Oz, G. G. Marquez, A. Mastretta,  A. Baricco, M. Bulgakov, Pearl Buck,  H. Hesse, E. Zola, Ivo Andric, Vesna Parun, F. S. Fitzgerald, J. Conrad.

 

Hai altri progetti letterari in cantiere?

Mi sono buttata in una grande avventura, molto diversa da In viaggio per sempre.

Sto ultimando un romanzo che racconta la profonda crisi esistenziale attraversata da una giovane donna, la quale, attraverso l’incontro con gli altri personaggi che popolano il romanzo intraprende rapporti interpersonali affascinanti, sviluppando un ricco e complesso approccio alla vita, che le permette di riappropriarsi delle sue profonde risorse psicologiche.

Le vicissitudini dei personaggi li spingono a confrontarsi reciprocamente sugli aspetti fondamentali delle loro esistenze: la dialettica tra il vecchio e il giovane, tra chi la vita l’ha vissuta e chi ha paura di viverla, tra chi non ha paura della morte e chi la teme da sempre, comporta un scambio di concetti  e di valori che incidono profondamente le personalità dei protagonisti.

Le differenze di età, cultura, condizioni sociali e spirituali evolvono in una risorsa che li porta verso il cambiamento e l’arricchimento reciproco. Mondi diversi e incompatibili sembrano fondersi  e raggiungere una totale armonia in un approccio alla vita imperniato sulla saggia attesa dei tempi più confacenti alla realizzazione di ciascuno.

L’ambientazione della storia rispecchia la complessità e la diversità dei protagonisti partendo dalla città di Zagabria per spostarsi alla campagna parmense (sfondo dei principali avvenimenti) e all’isola di Korcula, in Dalmazia. 

 

Grazie, Ksenija, per il tuo tempo e le tue risposte.

 

Rosalia Messina

 

1 agosto 2015

 
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