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Conversazione con Flaminia Mancinelli sul suo ultimo romanzo, ”Omicidi all’ombra del Vaticano” e sul ”percorso impervio e con molti ostacoli” dello scrittore

Flaminia Mancinelli è autrice dell’e-book Omicidi all’ombra del Vaticano – I delitti delle catacombe...

Flaminia Mancinelli è autrice dell’e-book Omicidi all’ombra del Vaticano – I delitti delle catacombe.

 

Flaminia, nei nostri primi contatti mi hai accennato alla tua storia, soprattutto alle tue vicende di scrittrice. Vuoi riassumerle adesso per i lettori di “Libreriamo”? Mi sembrano vicende interessanti e particolari.

Nel nostro Paese non esiste un mestiere agevolato… Così anche quello dello scrittore spesso è un percorso impervio e con molti ostacoli. Io, poi, che per carattere detesto mettermi in mostra e farmi avanti sgomitando, sto ancora cercando di farmi conoscere. Un percorso iniziato più di vent’anni fa, quando uno scampolo di miei racconti finì per caso tra le mani di Giulio Bollati, emblema di quella cultura einaudiana della quale oggi è rimasto solo l’involucro; a lui piacquero al punto che chiese altre mie cose da leggere. Purtroppo Bollati fu colpito da una morte precoce e il mio libro rimase nel cassetto.

Ho avuto il piacere di altri incontri importanti nella mia vita, con simboli e miti – un esempio per tutti fu la frequentazione di Suso Cecchi d’Amico, che mi accolse nella sua casa per stimolanti conversazioni amicali che mi hanno segnata profondamente – ma senza mai riuscire a proporre me stessa. E non credo si tratti solo di un’estrema timidezza, ma piuttosto di pudore; anche dopo aver pubblicato, con il mio nome o con alias, sette libri… faccio fatica a definirmi una “scrittrice”.

 

Un noir come Omicidi all’ombra del Vaticano deve avere richiesto un’impegnativa fase preparatoria: per l’ambientazione, per i risvolti giuridici e medico – legali. Vuoi parlare della genesi del romanzo? Hai avuto contatti con archeologi, prelati, giuristi e medici? C’è qualcosa nella tua esperienza che ti ha in qualche modo facilitato il compito o addirittura suggerito l’idea centrale di Omicidi all’ombra del Vaticano?

Il progetto che ha dato origine a questo mio ultimo libro risale a tre anni fa. Poi, com’è mia abitudine, l’ho abbandonato per scrivere altro. Ma a quel punto avevo già svolto gran parte delle ricerche preparatorie, dovevo solo trovare tempo e voglia per scrivere la storia. L’idea di base era quella di raccontare qualcosa della società contemporanea. Volevo scrivere sì un noir, con al centro la devastante storia di una mente malata, ma anche parlare di coloro che indagano delitti e crimini. E poi conoscendo bene Roma, gli ambienti vaticani e le catacombe, mi è sembrato stimolante affrontare con una “fiction” questi argomenti.

 

Le donne nell’Arma, il rapporto fra i sessi, l’omosessualità. Tutti temi molto interessanti, che però sei riuscita a trattare senza appesantire la trama, già complessa. I Carabinieri hanno un particolare significato nella tua esperienza?

Quando avevo una libreria, c’era un nucleo di carabinieri che la frequentava quotidianamente, così ho avuto modo di conoscere le persone sotto la divisa.

Quella di trattare temi in modo non univoco è una mia vecchia abitudine. Detesto i ghetti e i compartimenti stagni, pur essendo stata educata dai miei studi filosofici all’approfondimento. Per questo amo scrivere “romanzi corali”, nei quali le sfaccettature diverse dell’esistenza hanno modo di esprimersi. Una persona omosessuale prima di tutto è una “persona”, il nostro dirimpettaio, l’autista dell’autobus o la farmacista che ci consiglia con cortesia, una “persona” che frequentiamo con piacere, che ci fa vedere il lato umoristico della vita o che ci impegna in conversazioni esistenziali fino alle tre di notte, e poi è “anche” una persona omosessuale. Lo stesso dovrebbe essere per tutti i meravigliosi e variegati abitanti di questo piccolo Pianeta blu, ma purtroppo i razzismi, le discriminazioni e i fanatismi rendono questa aspirazione troppo spesso un’utopia.

 

Il tuo romanzo è stato pubblicato come e-book. La scelta della pubblicazione digitale è sempre più diffusa, poiché l’editoria di carta, come diceva un altro autore che ho intervistato da poco, Luca Casadio, non garantisce visibilità. Tu cosa ne pensi?

Più che di una questione di “visibilità” io parlerei di una naturale evoluzione. Abbiamo iniziato con l’incidere le nostre storie sulle rocce delle caverne e l’e-book è solo un mezzo di diffusione della comunicazione umana. Non condivido la guerra che qualcuno ha voluto scatenare tra libro tradizionale e digitale, agli aut-aut preferisco gli et-et. Io leggo libri di carta e libri digitali. Invece, per pubblicare i miei scritti dal 2012 ho scelto l’e-book per rispondere a un’esigenza di libertà che avverto nei confronti di gran parte dell’editoria tradizionale, vocata ormai più a un discorso di business che non culturale. Ma anche per un’idea un po’ adolescenziale: ogniqualvolta pubblico un mio libro, su una piattaforma per la diffusione di contenuti digitali, ho la nitida sensazione di gettare in mare un messaggio in una bottiglia. Magari è una silenziosa notte della Lomellina, dove abito, e qualcuno dall’altra parte del mondo, in una piovosa mattinata tipica di Seattle, apre il suo computer e scarica il mio libro e inizia a leggermi. Un feeling tra me e l’infinito: mi piace immaginarlo così.

 

Cosa legge Flaminia Mancinelli?

Legge noiosissime, ma al tempo stesso entusiasmanti, opere di saggistica. Sono molto interessata alle tematiche “religiose”. Per scrivere La profezia della stella, ad esempio, mi vidi costretta, ma con grande piacere, a leggere un gran numero di testi gnostici oltre i cosiddetti Testi del Mar morto, testi della tradizione cattolica e saggi critici. Ma la mia vera passione è la Letteratura (con la L maiuscola), ho cominciato da piccolissima,  da quando a 11 anni mia madre mi mise in mano Una donna spezzata di Simone De Beauvoir non sono più riuscita a smettere. Arrampicandomi sulle vette di tanti autori che sono per me persone reali, compagni di vita: Virginia Woolf, Gertrude Stein e Djuna Barnes, solo per citarne tre e fare torto ad altre decine di autori; però debbo confessare di sentirmi più in debito nei confronti della Letteratura straniera, soprattutto francese, che non di quella italiana. D’altra parte tutto non si può leggere, e io ho scelto di seguire ciò che accendeva la mia passione.

 

Progetti letterari per il futuro?

Tantissimi, che mi seguono nelle scatole dei miei traslochi e che, purtroppo, continuano a crescere. Non ho mai capito la crisi della pagina bianca e quindi scrivo senza disavventure di percorso. Se guardo alle mie scritture con un filo di ironia, le immagino a sgomitarsi l’un l’altra per riuscire ad avere la mia attenzione, e potersi finalmente compiere.

Ma io sono poco ragioniera, quindi magari un nuovo progetto sbaraglierà i precedenti.. Ma se dobbiamo citare qualcosa, ho in immediato la scrittura a 4 mani di un noir con Dominique Valton, una mia cara amica con la quale vogliamo sperimentare la possibilità di fondere i nostri stili, quasi diametralmente opposti; il seguito di Omicidi all’ombra del Vaticano, che sarà ambientato questa volta a metà tra Roma e la Bretagna, una raccolta di racconti che uscirà subito, a settembre, e poi vorrei tornare alla Letteratura con un romanzo dedicato all’amore virtuale.

   

Rosalia Messina

 
22 agosto 2015

 
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