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Come la mancanza di contatto fisico può avvicinare le persone

In che modo la distanza può essere un’opportunità? Da questa situazione potremmo uscirne meglio di come ne siamo entrati secondo lo scrittore Gabriele Dadati

In questo particolare periodo, in cui siamo costretti dall’emergenza Coronavirus all’isolamento forzato, in che modo la distanza può essere un’opportunità? Come la mancanza di contatto fisico può avvicinare le persone? Lo abbiamo chiesto a Gabriele Dadati, autore del libro “Nella pietra e nel sangue“.

L’isolamento come opportunità

Viviamo in anni in cui siamo pervasi da quella che potremmo definire “la vertigine della scelta”. La società dei consumi infatti ci suggerisce con forza l’idea che sia meglio comprare di continuo vestiti carini che non valgono niente (H&M, Zara ecc.) invece che pochi abiti da far durare, che sia entusiasmante sedere al tavolo di un All You Can Eat e ordinare ogni dieci minuti qualcosa di nuovo, che uno smart-box sia un bel regalo perché “permette di scegliere” a chi lo riceve (a lava le mani a chi lo dona), che da Amazon ci possiamo far spedire qualsiasi cosa, tanto entro 30 giorni la rendiamo… Sono tutte situazioni – e ce ne sono tante altre – in cui “la vertigine della scelta” occupa il nostro tempo in maniera che ci sembra piacevolissima, facendoci perdere di vista la qualità e il senso di ciò che scegliamo.

Ora che l’emergenza Coronavirus ci sigilla nelle nostre case, possiamo (ri)prendere a suonare uno strumento o a leggere un classico della letteratura mondiale, a cucinare per bene per la nostra famiglia o a prodigarci in quei lavoretti di sistemazione da sempre rimandati. Possiamo addirittura fare ginnastica in salotto o vedere un film importante dall’inizio alla fine senza interruzioni. Sono attività che richiedono un po’ di fatica, di concentrazione, di tempo. Tutto il contrario della “vertigine della scelta”. Tutto il contrario di attitudini di consumo scelte dall’alto degli uffici marketing. Potremmo uscirne addirittura un po’ meglio di come ne siamo entrati, se abbiamo fortuna.

Avvicinare le persone

Non c’è niente che sopperisca al contatto, soprattutto se rivolto ai bambini o agli anziani: una carezza, un bacio sui capelli, un abbraccio… Tutti questi sono “parole” di un linguaggio speciale e universale, di una potenza e di una bellezza specifiche, a cui nessun altro linguaggio umano può ambire.
Tuttavia qualcosa possiamo fare ed è aumentare la qualità della nostra attenzione. Spesso, quando siamo in presenza degli altri, ci facciamo distrarre di continuo. Una persona ci sta parlando e intanto noi sbirciamo lo schermetto del cellulare che si illumina, ci guardiamo attorno, lasciamo che un pensiero incidentale ci porti via.

L’esperienza che stiamo vivendo può avvicinare le persone. Ecco: ora che siamo distanti, che possiamo parlarci solo per telefono o per mail, dobbiamo cercare di dare la massima attenzione al nostro interlocutore. La sera, ad esempio, telefoniamo a un genitore o a un fratello o a un amico? Chiudiamoci in una stanza, stiamo lì seduti nel silenzio, e amplifichiamo al massimo la nostra ricettività. Dedichiamoci con grande forza alle parole degli altri. Anche questa, è una cosa che potremmo poi portare fuori con noi, una volta finito tutto.

Gabriele Dadati

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