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Chiara Beretta Mazzotta, ”Meno libri e più qualità per rilanciare la lettura in Italia”

La curatrice della rubrica “Consigli da leggere” all’interno della trasmissione “Tutto esaurito” di Radio 105 spiega com’è nata la sua passione per la lettura, e analizza la situazione attuale della cultura in Italia, dando il suo parere su come rilanciare la lettura in Italia. Il medium più azzeccato per parlare di un libro? Secondo la giornalista è proprio la radio...

La curatrice della rubrica dedicata ai libri su Radio 105 racconta la sua passione per i libri e analizza la situazione attuale della lettura in italia 

 

MILANO – La ricetta per uscire dalla crisi per l’editoria italiana? Meno titoli sul mercato, più qualità, e maggior spazio sui media. Ad affermarlo è Chiara Beretta Mazzotta, curatrice della rubrica “Consigli da leggere” all’interno della trasmissione “Tutto esaurito” di Radio 105. La giornalista spiega com’è nata la sua passione per la lettura e analizza la situazione attuale della cultura in Italia, dando il suo parere su come rilanciare la lettura nel Bel paese.

 

Come è nata la sua passione per i libri?
Sono cresciuta in una casa zeppa di libri. E i miei genitori non li usavano come soprammobili o ferma porta, li leggevano! Se vieni su così, la lettura diventa una abitudine. Anche a scuola mi è andata bene: alle elementari avevo una biblioteca (ci vuol poco, basta che ciascun ragazzo porti tre libri in classe ed è fatta) in cui pescare nuove storie e pure insegnanti illuminati che mi hanno fatto conoscere – Lo straniero, Il giardino segreto, Un sacchetto di biglie – romanzi speciali, quelli che ti fanno fare nottata. La prospettiva di non leggere mi dà gioia come quella di una dieta.

 

Quanto ha influito la lettura dei libri nella sua carriera?
I libri mi hanno cambiato la vita. Avrei dovuto diventare psicologa ma grazie a un tirocinio ho capito che stavo sbagliando tutto, non sarei stata felice. Prima ci sono state le sceneggiature, poi i romanzi stranieri da valutare, poi quelli italiani da correggere… fino a quando, dopo anni, mi sono sentita pronta per Punto&Zeta, l’agenzia editoriale che ho creato insieme con Pepa Cerutti.

 

Di quale libro le è piaciuto fare la critica? Quale intervista a un autore la ha maggiormente colpita?
Ce ne sono centinaia. Trame che restano, che ti porti appresso. Non si tratta solo di storie “buone” – belle idee, intrecci ben architettati, personaggi tondi, una voce credibile – ma di romanzi che raccontano un mondo, un momento, pur mantenendosi attuali nel tempo, quelli capaci di parlare a mia madre, a me e pure a mia figlia. Recentemente direi Il bambino indaco di Marco Franzoso e Niente – una rivelazione! – di Janne Teller. E tra gli autori… be’, anni fa intervistai Patrick McGrath e mi colpì il suo basso profilo e la sua verve, insomma una leggerezza inaspettata rispetto alla profondità delle sue trame. Recentemente Fabio Genovesi: è una persona nata per raccontare e ascoltarlo è una gioia.

 

Quali caratteristiche deve avere un critico letterario per dare un parere il più utile possibile ai lettori?
Io non mi considero una critica ma una lettrice. E da lettrice parlo di storie che mi hanno colpita, cercando sempre di capire quale potrebbe essere il loro lettore ideale. I “non lettori” sono persone che o non hanno mai aperto un libro o che hanno scelto quelli sbagliati. L’obiettivo è far incontrare la storia giusta con la persona giusta, cosa non da poco visto il mare di titoli sul mercato.

 

Quanti veri critici ci sono in Italia?
I veri critici sono quelli che non fanno gli uffici stampa, che non si limitano a segnalare le uscite, che non si sentono in obbligo di parlar bene dei soliti noti, né sono tanto snob da parlar male dei successi pop. Quelli che danno spazio agli esordienti e si ricordano degli italiani (ché da noi si leggono sempre gli stessi e quasi solo se sono stranieri). Quanti sono in Italia? E chi lo sa. Mancano gli spazi, veri, dove si possa essere davvero liberi di dire la propria. Quanti se lo possono permettere?

 

Quali sono le differenze tra recensire o parlare di un libro in radio o su un blog piuttosto che sulla carta stampata o in tv? Quale di tutti questi canali ritieni sia il più efficace?
Penso che il medium più azzeccato per parlare di un libro sia la radio. Perché ti permette di veicolare le storie nel modo migliore: raccontandole a un ascoltatore. Quella dell’autore è una voce che si serve dell’immaginazione del lettore per costruire le proprie architetture fantastiche. E in radio questo meccanismo si replica alla perfezione. In tv tutto dipende dai tempi, dalle modalità, ma credo sia molto più difficile portare i libri sullo schermo e il rischio di fare qualcosa di “polveroso” è dietro l’angolo. In tv è più naturale dare spazio all’autore, più che alla sua storia. Sulla carta o su un blog non bisogna cascare nel tranello di compiacersi – uh come sono colto, uh come scrivo bene – una recensione ha come oggetto una trama e chi l’ha scritta, non me che racconto una trama. La brevità penso sia la misura del successo. La differenza tra carta stampata e blog? Be’, può essere considerevole: nel mio caso significa libertà totale, perché il blog è mio!
 
Qual è la ricetta giusta, secondo lei, per scrivere un bestseller?
Grazie a Dio non esistono ricette giuste (a questo proposito consiglio: Come scrivere un best seller in 57 giorni di Luca Ricci, geniale). Altrimenti saremmo sommersi dai best seller e io li detesto i best seller! Non detesto i libri che vendono molte copie, ci mancherebbe. Detesto quelli etichettati così, perché so che nei mesi a venire sarò ammorbata da cloni del “nemico”: vampiri, licantropi, esperte informatiche rissose e piene di piercing, quadri di Leonardo copia incollati da un testo all’altro fino a far venire la nausea ai lettori. Il valore della narrativa sta nella varietà, sta nel potere degli scrittori di descrivere il mondo in una miriade di declinazioni, proprio grazie a diversi sguardi sulla realtà. Le differenze – in termini di genere, stile, voci – sono la chiave del successo. La ricchezza sta nel ventaglio di proposte. E quando un lettore ti chiede di consigliargli una storia simile a un grande successo editoriale, guai a dargli ciò che reclama! Bisogna suggerire buoni libri, non replicanti.

 

I dati Istat e quelli più recenti dicono che gli acquirenti e i lettori dei libri sono in calo in Italia. Secondo lei da cosa dipende? Quali sono le possibili soluzioni?
Siamo maleducati. Perché ineducati alla lettura. Ogni cosa che un genitore fa è educativa o diseducativa: un bambino circondato da lettori sarà, quasi di certo, un lettore. E invece ci sono case senza libri! Molte persone ritengono la lettura roba da sfigati un po’ pallosi. E poi ci sono brutti libri in circolazione. E troppi libri. Così una persona che entra in libreria si sente sopraffatta dalla mole delle proposte e non è detto che ci sia un valido libraio a consigliarla. Senza contare la crisi. E i libri costano parecchio, per non parlare degli ebook che hanno prezzi stellari. Ecco perché le collane low cost stanno decollando. Soluzioni? Diminuire il numero di titoli immessi sul mercato, puntare sulla qualità e sul fatto che le storie non scadono, quindi sarebbe doveroso sostenerle più a lungo, non farle vampirizzare dalle novità. Dare più spazio ai libri. Lavorare sul modo in cui si comunica il libro, sull’idea stessa di lettore. Insomma, due cosette due…

 

Note biografiche: Chiara Beretta Mazzotta da cura la rubrica dedicata ai libri “Consigli da leggere” all’interno della trasmissione “Tutto esaurito” di Radio 105. Editor, ha creato insieme all’amica e socia Pepa Cerutti l’agenzia editoriale Punto&Zeta. Si occupa di editing, scouting e script editing. Collabora come redattrice con il mensile Meridiani, in cui tiene la rubrica libri. Cura un blog, BookBlister.com, e chiacchiera di storie e personaggi su BookswebTv, la prima web tv interamente dedicata al mondo dei libri. 

 

5 giugno 2012

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