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Carlos Ruiz Zafòn, “Raccontare storie è il nostro modo per capire il mondo”

Ciò che sta più a cuore a Zafòn è trasmetterci un'idea semplice eppur rivoluzionaria: "Leggere libri ci permette di vivere di più, in tutti i sensi"

MILANO – Quello di Zafòn è un successo che ha del miracoloso e “Il labirinto degli spiriti“, uscito qualche giorno fa per Mondadori, giunge a compimento di un lungo e appassionante percorso. In quest’ultimo romanzo, ambientato nella Barcellona di fine anni ’50, Daniel Sampere ormai è un uomo adulto, non è più il ragazzino che abbiamo visto entrare per la prima volta nel Cimitero dei libri dimenticati, eppure conserva la stessa irrequietezza dell’adolescenza. In questi anni, a partire dall’uscita nel 2001 de L’ombra del vento” (il primo romanzo della serie ), Carlos Ruiz Zafòn e i suoi personaggi hanno conquistato 25 milioni di lettori in tutto il mondo. “Mi sento come una persona che tira il fiato dopo un compito durato quindici anni” ha raccontato lo scrittore spagnolo. “In quest’opera ho dato tutto quello che avevo, il meglio di me stesso. Ho fatto tutto come sognavo di farlo. Non sono per niente triste di aver finito, perché tutti i personaggi e gli elementi di questo mondo rimarranno per sempre dentro di me”.

RACCONTARE PER CAPIRE IL MONDO – La più grande soddisfazione per Zafòn, però, è stato scoprire che tante persone, dopo aver letto i suoi romanzi, sono diventati grandi lettori. “Sono riuscito a dimostrare – ha detto – quanto possa essere affascinante e divertente leggere”. Con “Il labirinto degli spiriti”, dicevamo, giunge a compimento una lunga e appassionante saga che per migliaia di pagine ha celebrato il mondo dei libri, l’arte di raccontare storie e il legame magico che si stabilisce tra la letteratura e la vita. “Perché raccontare storie è il nostro modo per capire il mondo – ha risposto quando gli abbiamo chiesto quale fosse secondo lui il rapporto tra vita e letteratura – mettiamo un dato dietro l’altro, un fatto dopo l’altro, cercando di dargli un senso”.

DAL ROMANZO D’AVVENTURA AL NOIR – Ed è sempre nell’ottica della celebrazione della letteratura che Zafòn ha spaziato in questi quattro romanzi tra i generi più diversi: dal gotico alla satira, dal romanzo storico al romanzo d’avventura, fino ad arrivare al poliziesco e al noir. “Ne L’ombra del vento – ha spiegato l’autore – l’enfasi era sul concetto di apprendista, perché il protagonista era un ragazzino. Ne Il gioco dell’angelo sono andato un po’ più sul gotico e il soprannaturale, perché volevo dare un tocco faustiano alla storia, ponendo al centro la pazzia di quest’uomo che si è chiuso nella sua stessa follia. Il terzo libro, Il prigioniero del cielo, è invece un romanzo d’avventura. Nel quarto mi sono affidato un po’ di più alla tradizione del noir, seppur tentando di mantenere un certo equilibro tra i vari generi”. Forse, ciò che sta più a cuore a Zafòn è trasmetterci un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: “Leggere libri ci permette di vivere di più, in tutti i sensi”.

 

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