Sei qui: Home » Libri » “Basta un filo di vento”, il libro di Franco Faggiani sulle scelte che cambiano la vita

“Basta un filo di vento”, il libro di Franco Faggiani sulle scelte che cambiano la vita

"Basta un filo di vento" di Franco Faggiani è una storia emozionante di solidarietà, amore e amicizia, ambientata tra le colline dell’Oltrepò Pavese.

Un romanzo che racconta l’attaccamento alla terra da parte di una comunità capace di creare legami solidi e duraturi e che, all’occorrenza, salva e protegge. E’ da poco in libreria “Basta un filo di vento“, il romanzo scritto dal giornalista Franco Faggiani. Una storia emozionante di solidarietà, amore e amicizia, ambientata tra le colline dell’Oltrepò Pavese.

Basta un filo di vento

Sinossi del libro

Gregorio Bajocchi è un uomo di successo: esperto di finanza, avvocato, possiede la Conventina, un’azienda agricola di oltre mille ettari adagiata sulle colline tra Po e Appennino. La tenuta appartiene alla sua famiglia da sempre ma quando Gregorio l’ha ereditata, dopo la morte prematura di entrambi i genitori, aveva solo diciassette anni. A quel tempo, erano stati i contadini, lì da generazioni, a prendersi cura della proprietà consentendo all’azienda di prosperare e a Gregorio di studiare.

Ormai adulto e in grado di occuparsi della Conventina, Gregorio sposa Cora, che conosce fin da ragazzo, dopo essere stato per un periodo legato a Emma, un’esuberante ragazza tedesca dalla quale ha avuto un figlio. Un fatto importante, però, mette scompiglio nella sua esistenza: una società straniera vuole acquistare l’azienda e trasformarla in un complesso turistico di lusso. La cifra offerta è consistente, ma che ne sarebbe poi delle famiglie che hanno sempre lavorato lì e della tradizione stessa dei Bajocchi?

Dopo molte esitazioni, Gregorio decide di vendere, ma un nuovo avvenimento arriva a sconvolgere la sua quotidianità e quella di Cora. Emma, colpita da una forma precoce di demenza, in uno dei rari momenti di lucidità ha espresso il desiderio di tornare alla Conventina, l’unico luogo in cui si sia mai sentita veramente felice e amata da tutti. Ecco allora l’importanza del paesaggio, la natura che consola, l’amicizia che è prima di tutto accoglienza e quel filo di vento che, a volte, basta a cambiare una vita.

Intervista all’autore Franco Faggiani

Franco Faggiani è giornalista, fotografo e scrittore. Ha affrontato viaggi e reportage per scriverne attraverso guide, saggi, manuali, testi di libri fotografici, ma soprattutto è un amante della montagna e della natura. Lo abbiamo intervistato per parlare del suo libro.

Nel libro il protagonista Gregorio Bajocchi è un uomo di successo e della Conventina, un’azienda agricola di oltre mille ettari sull’Oltrepo’ pavese, per la quale riceve un’offerta da una società straniera che ha il progetto di trasformarla in un complesso turistico di lusso. E questo muove il dipanarsi della vicenda che in un lungo flashback prende avvio quando Gregorio, appena diciassettenne, dopo la morte prematura di entrambi i genitori, riceve in eredità la tenuta. Una storia verosimile con un ‘ambientazione in un’Italia minore…

Si tratta di un fatto vero ovviamente romanzato, che originariamente si svolge nelle Marche, scenario di altri miei libri e anche per non rendere troppo riconoscibili i personaggi e fare della storia una semplice suggestione, ho scelto un’altra ambientazione, tra gli Appennini e il Po, una regione con una forte propensione vinicola , caratterizzata da piccoli borghi spesso dimenticati e da una natura ancora in gran parte intatta.

Al tempo in cui prende avvio la storia erano stati i contadini, lì da generazioni, a prendersi cura della proprietà consentendo all’azienda di prosperare e a Gregorio di studiare. Non solo: tutti gli abitanti della Conventina, ognuno con le sue storie, è parte della comunità. Uno dei temi dunque del romanzo è la solidarietà : lei pensa che sia una propensione più semplice in campagna rispetto alle grandi città?

Accanto all’amicizia e all’amore, l’accoglienza è uno dei cardini della storia sia nei confronti di Gregorio, sia interna alla comunità, sia verso i nuovi arrivati: è un microcosmo solidale dove le buone azioni sono più facili perché ci si conosce tutti, i ritmi sono quelli della natura e l’ambiente circostante, nonostante le intemperie, pare “ accompagnare” questa serenità più che nelle grandi città. E nella realtà vera queste comunità si dimostrano accoglienti anche nei confronti degli immigrati : sono posti solo apparentemente lontani e non isolati e ci possono insegnare molte cose.

Ormai adulto e in grado di occuparsi della Conventina, Gregorio sposa Cora, che conosce fin da ragazzo, dopo essere stato per un periodo legato a Emma, un’esuberante ragazza tedesca dalla quale ha avuto un figlio. Anche se la narrazione è centrata su Gregorio, i personaggi femminili appaiono più concreti ed organizzati. Perché?

Perché così è anche nella realtà! Nel tipo di comunità che racconto le donne di tutte le generazioni sono quelle che gestisco le fila magari in modo indiretto della vicenda in un clima di complicità e di amicizia: anche tra due donne che in un periodo diverso sono state legate a uno stesso uomo.

E poi c’è il tema della famiglia che spesso non è quella tradizionale…

Per me l’immagine della famiglia è quella di un albero di 250 anni che ho trovato nelle mie camminate: le sue radici si sono intrecciate con la terra fino a formare una conca. Questo per me il senso del legame che va aldilà di quello che tradizionalmente colleghiamo alla famiglia e che nel libro si dimostra capace di creare legami solidi e duraturi e che, all’occorrenza, salva e protegge.

Dopo molte esitazioni, Gregorio decide di vendere, ma un nuovo avvenimento arriva a sconvolgere la sua quotidianità e quella di Cora. Emma, colpita da una forma precoce di demenza, in uno dei rari momenti di lucidità ha espresso il desiderio di tornare alla Conventina, l’unico luogo in cui si sia mai sentita veramente felice e amata da tutti. Ecco allora l’importanza del paesaggio: la natura è in grado di consolare?

Dobbiamo metterci in ascolto della natura in silenzio, io da anni pratico quello che Walter Bonatti definiva alpinismo orizzontale: lunghe camminate che mi mettono in comunione con la natura . Osservo l’ambiente come entrare in una fabbrica dove tutti lavorano e cooperano per un bene comune, nel silenzio mi trovo davanti a un bivio e devo decidere, ritrovo l’istinto primordiale di reazione agli eventi, una saggezza antica e tranquilla che si trova nella natura, dovunque senza l’impresa epica della scalata .

E poi nel romanzo compare anche l’importanza del lavoro manuale e di alcuni personaggi, apparentemente minori, che contribuiscono a caratterizzare la comunità.

C’è il lavoro manuale rappresentato dai contadini, il lavoro artigianale di vecchi e nuovi abitanti de La Conventina ma c’è anche la scienza rappresentata da Massino, l’amico di Gregorio. E poi, tra i personaggi minori, c’è il medico, modellato sulla figura di una persona che ho davvero incontrato, che coltiva con passione i pomodori , ma senza venir meno al suo dovere etico quando serve e come tutti gli altri dà una mano con cortesia.

«In un minuto avevamo riapparecchiato sotto il portico. Dopo aver versato di nuovo il vino, Massino si era soffermato con aria soddisfatta a osservare le stelle appoggiate sopra il profilo scuro delle colline e aveva detto: “Avremo una bella estate. Senti che buon profumo ha già la terra”».

Qual è il messaggio del libro?

Voglio dare un messaggio di positività attraverso tre temi, l’amore, motore della vicenda, che vuol dire l’amore fra le persone ma anche verso la natura, l’amicizia tra i due protagonisti e non solo, ed infine l’accoglienza che spinge tutti gli abitanti de La Conventina a darsi da fare. Ed è a tutto questo che ripensa Gregorio quando deve decidere se vendere o meno: dare l’addio a un mondo in grado di dare ancora molto e di insegnare o aprire le porte al futuro prevedibile di un resort ?

Alessandra Pavan

© Riproduzione Riservata