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Daniela Collu, “Se il 2020 fosse un’opera d’arte sarebbe…”

La celebre conduttrice televisiva e speaker radiofonica, tra i protagonisti di X-Factor, riprende il format del suo profilo instagram @Stazzitta e ci porta alla scoperta dell’arte antica e moderna in maniera originale e accattivante.

Come può una performance di Marina Abramovic avere il potere di cambiarvi la vita? Perché Kim Kardashian avrebbe molto da imparare dal make up della Gioconda? Le risposte a queste e ad altre domande nel libro “Un minuto d’arte. 60 capolavori per riscoprire il piacere dell’arte senza filtri”. Un viaggio divertentissimo e vertiginoso alla scoperta delle verità più vere delle grandi opere condotto da Daniela Collu. La celebre conduttrice televisiva e speaker radiofonica, tra i protagonisti di X-Factor, riprende il format del suo profilo instagram @Stazzitta e ci porta alla scoperta di tutto quello che c’è da sapere dell’arte antica e moderna in maniera originale e accattivante.

Come nasce l’idea di parlare “un minuto d’arte”?

Nasce casualmente, come tutto quello che faccio. Sono laureata in storia dell’arte, e ogni tanto mi tornano in mente ricordi dei miei studi universitari. Così quando sono in giro mi capita di visitare musei, mostre, o di osservare monumenti, piazze. Quindi paro la fotocamera del telefono e racconto ciò che vedo e che mi piace condividere.

Riesci a parlare di arte ed opere in maniera laica e diretta. Come nascono gli accostamenti tra opere d’arte e personaggi famosi con cui racconti tali opere?

Il problema dell’arte classica sembra intoccabile: se fai una battuta su Raffaello ti vengono a riprendere dall’università. L’arte contemporanea invece non viene presa mai sul serio. In realtà il contemporaneo aiuta ad avvicinare le persone all’arte, senza farle sentire stupide. Per me è facile raccontare il “conturing” di Leonardo sulla Gioconda parlando di Kim Kardashian. Racconterei l’arte a chiunque come se avesse cinque anni, attraverso il linguaggio che usiamo tutti i giorni.

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Quale opera d’arte sceglieresti per raccontare questo 2020?

“My Bed”, il celebre letto di Tracey Emin in cui l’artista passò diversi giorno dopo la fine di una storia d’amore. Un microcosmo capace di raccontare il suo stato d’animo, la sua condizione esistenziale. Il letto venne esposto al museo Tate Britain di Londra. I nostri divani, i nostri forni, i nostri terrazzi potrebbero essere il nostro personale “My Bed”. L’alternativa potrebbe essere “Merda d’artista”.

In un periodo in cui, tra le varie rinunce, non è possibile visitare musei, in che modo è comunque possibile fruire dell’arte?

I tour virtuali, le mostre digitali o le dirette instagram dei musei favoriscono prima di tutto l’evasione per gli amanti non solo dell’arte, ma anche dei viaggi. Tutti durante il lockdown abbiamo scoperto quelle passioni che prima davamo per scontate come l’arte. Lo abbiamo scoperto poi nel post lockdown: basti vedere le visite che ci sono state alla riapertura dei musei. L’arte è una di quelle passioni che quando non ce l’abbiamo ci manca e che quando ci è permesso di fruirla non ne riconosciamo il piacere.

Sei protagonista di X-Factor. Secondo te ci potrebbe essere un talent dedicato al mondo dell’arte e della cultura?

È molto difficile. Le canzoni toccano delle corde particolari anche se non sei appassionato di musica. L’arte è un po’ diversa. Non saprei se il pubblico sia pronto ad un esperimento del genere: basta vedere come l’arte viene trattata in tv oggi, nonostante realtà come Sky Arte. È difficile raccontare l’arte in tv in maniera efficace: sarebbe una scommessa interessante.

Photocredits: Roberta Crasnig

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