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“Aut-aut”, il nuovo romanzo di Elif Batuman sul cambiamento

Un romanzo che racconta di crescita e riscoperte; “Aut-aut” esce oggi nelle librerie italiane. Sancirà ancora una volta il talento di Elif Batuman?

Una storia di maturazione che abbraccia tutte le sfere del quotidiano, un racconto in cui la crescita parte dalla letteratura per poi irradiarsi fino al cuore della protagonista: “Aut-aut”, il nuovo romanzo di Elif Batuman uscito oggi nelle librerie italiane, parla di sogni, di amicizia e di amore, di cambiamento, di illuminazioni e di paure superate.

“Aut-aut” di Elif Batuman

La letteratura e la vita

Le opere di Elif Batuman hanno una caratteristica che le contraddistingue e le rende particolarmente piacevoli per chi ama leggere: tutto, a partire dal titolo dei libri dell’autrice, rimanda alla letteratura.

Lo avevamo già visto ne “L’idiota”, che richiamava soprattutto il grande romanzo di Fëdor Dostoevskij. Con “Aut-aut”, veniamo proiettati nel mondo di Selin e in quello di Kierkegaard, il filosofo di Copenaghen che tanto ha riflettuto sul concetto di possibilità, di etica e di estetica.

Leggendo “Aut-aut”, viviamo nei panni di Selin, giovane statunitense di origini turche, e ci sentiamo immersi un po’ anche nelle esperienze di vita di Elif Batuman e, insieme, in un rocambolesco corso di letteratura. Nelle opere di Batuman, infatti, vita e letteratura diventano inscindibili, tanto che il New York Times ha così raccontato “Aut-aut” il nuovo romanzo dell’autrice:

«Batuman ha il dono di far sembrare l’universo quel corso di letteratura piacevole e divertente che vorresti che fosse.»

La sinossi di “Aut-aut”

1996. Selin è l’unica della sua famiglia turca a essere nata negli Stati Uniti e tanto fortunata da frequentare Harvard. Ora che è al secondo anno, sente di dover compiere qualcosa di straordinario.

Ma prima ha un paio di questioni da risolvere. Come decifrare gli eventi dell’estate passata nella campagna ungherese o definire il rapporto con Ivan, la sua fiamma che brucia in una non-relazione a distanza.

E soprattutto trovare al più presto un modo – o meglio qualcuno – che le consenta di raggiungere l’obiettivo fondamentale della giovinezza: (fare) l’amore. Tra party universitari, pagine di libri e rocambolesche prime volte, riuscirà Selin a diventare finalmente l’eroina del romanzo della sua vita?

1996. Selin ha superato, in tutti i sensi, il primo anno di Harvard ed è tornata dalla campagna ungherese dove ha soggiornato per un programma estivo illuminante sotto molti punti di vista, tranne l’unico che le interessava: Ivan.

Il brillante matematico ungherese, l’enigmatico, impossibile Ivan con cui Selin ha avuto un’insolita relazione online (ante litteram), ormai volato a Berkeley per proseguire gli studi. Ma ora che è iniziato il secondo anno, Selin è decisa a non perdere tempo – ogni cosa alla sua età ha un carattere d’urgenza – e a non lasciare nulla di intentato.

Per iniziare al meglio, sceglie di seguire le lezioni di letteratura sul caso. Cercando in libreria i testi per il corso, Selin nota “Aut-Aut” e rimane colpita dall’affermazione che campeggia in quarta: «E quindi, o si vive esteticamente o si vive eticamente».

Selin non crede ai propri occhi: ci sono davvero libri che parlano di lei e della sua amica Svetlana, che fin dai primi tempi dell’università si servono del binomio «etica ed estetica» per sviscerare le rispettive differenze. Selin esce dalla libreria con l’opera di Kierkegaard e, per necessità curriculari, “Nadja” di Breton, convinta che quei libri le cambieranno la vita.

Prima che si compia qualsiasi straordinario rivolgimento, però, Selin deve risolvere la complicata crisi di coppia con Ivan – che si annuncia irrisolvibile in quanto bisognerebbe prima di tutto essere una coppia –, fare chiarezza su certi strani eventi, come i tentativi di contattarla da parte dell’ex del suo amato, o dare un senso alle dinamiche dei pranzi in mensa e delle feste alcoliche.

E in queste ultime trovare un’ispirazione, possibilmente in carne e ossa, che la aiuti a disfarsi dell’ingombrante peso della verginità. Forse sarà il sesso a restituire a Selin la capacità di vedere la sua vita come un racconto. Oppure sarà un avventuroso viaggio in Turchia a regalarle un’esistenza romanzesca.

Ma come evitare di trasformarsi nella protagonista ferita e disperata, mediamente folle, tanto cara alla letteratura (non a caso prodotta da uomini per secoli e secoli)? Tra incredibili party universitari, pagine spietate e rocambolesche prime volte, riuscirà Selin a diventare l’eroina del romanzo della sua vita, e magari a esserne anche l’autrice?

Elif Batuman

Autrice per il New Yorker, Elif Batuman è una celebre scrittrice e giornalista statunitense nata a New York nel 1977 da genitori turchi. Ha studiato ad Harvard e ha poi conseguito un dottorato in letterature comparate a Stanford. L’autrice di “Aut-aut” ha esordito in narrativa nel 2010. I suoi libri sono spesso incentrati sul rapporto fra crescita e letteratura, si ispirano al vissuto personale dell’autrice e si caratterizzano per la loro appartenenza al genere del romanzo di formazione. Il suo capolavoro assoluto è, per il momento, “L’idiota”, libro con cui è stata candidata al Premio Pulitzer nel 2018, arrivando finalista.

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