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Attilio Bolzoni, ”Per eliminare la mafia, occorre colpire i suoi complici”

I boss mafiosi passano, ma se non si colpiscono anche i loro complici, la mafia continuerà a tessere la propria tela. E’ questo il parere di Attilio Bolzoni, giornalista di Repubblica e scrittore che da anni si occupa di Mafia e Sicilia...

In occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo, abbiamo chiesto al giornalista di stilare un bilancio su ciò che si è fatto e ciò che occorre ancora fare per la lotta alla mafia

MILANO – I boss mafiosi passano, ma se non si colpiscono anche i loro complici, la mafia continuerà a tessere la propria tela. E’ questo il parere di Attilio Bolzoni, giornalista di Repubblica e scrittore che da anni si occupa di Mafia e Sicilia. In occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo, abbiamo chiesto al giornalista di stilare un bilancio su ciò che si è fatto e ciò che occorre ancora fare per la lotta alla mafia.

Perché è importante l’istituzione di un giorno dedicato alle vittime del terrorismo in Italia?
E’ importante perché, se non sappiamo da dove veniamo e qual è il nostro passato, non possiamo capire dove andiamo. L’Italia è piena di  vittime causate della violenza terroristica. Dopo decenni, non conosciamo i veri mandanti delle stragi dei treni e delle piazze al Nord, non conosciamo i veri mandanti delle stragi siciliane. Sappiamo solo che sono stati i corleonesi, un po’ poco.

Cosa queste personalità hanno lasciato oggi in eredità all’attuale generazione?
Hanno lasciato un esempio. Per quanto riguarda Falcone, ha lasciato in eredità alla magistratura un patrimonio straordinario. In vita, un personaggio come Falcone ha perso tutte le sue battaglie, ma dopo la sua uccisione la magistratura ha potuto ereditare un bagaglio di conoscenze, di esperienze, ma soprattutto un metodo che ancora oggi viene seguito. Oggi si omaggiano personaggi particolari come Aldo Moro, il quale voleva cambiare la politica in Italia, Borsellino è un esempio molto particolare, un uomo che sapeva  di andare incontro alla morte, era terrorizzato per la sua famiglia, ma aveva un senso profondissimo dello Stato e nonostante questo è andato avanti.

Nella lotta al terrorismo, quali sono i principali passi in avanti compiuti?
Ci sono stati diversi passi avanti. Dopo le stragi, per la prima volta nella storia, lo Stato italiano non è andato a corrente alternata, ma la sua azione è stata costante. Mi riferisco all’azione di contrasto giudiziario e poliziesco contro la struttura militare di Cosanostra, la quale è stata praticamente disarticolata: tutti i capi sono stati arrestati, tutte le famiglie sono state smembrate. Rimane solo un capo, che verrà prima o poi preso anche lui. Da un punto di vista militare, l’organizzazione è stata messa all’angolo, non ha più soldi e non riescono più a ristrutturarsi.


Cosa, invece, occorre ancora fare?

La mafia non è un’organizzazione portata avanti solo da malfattori. La mafia esiste perché ha dei complici, e da questo punto di vista è stato fatto poco. Fin dalla sua nascita, la mafia ha puntato sugli appoggi della politica, dell’economia e della finanza. Se non si colpiscono le complicità, i Riina e i Provenzano passano, ma la mafia rimane.


9 maggio 2013

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