Sei qui: Home » Libri » Annie Ernaux, “La letteratura è la presa di coscienza dell’ingiustizia del mondo”

Annie Ernaux, “La letteratura è la presa di coscienza dell’ingiustizia del mondo”

Il Premio Nobel per la Letteratura 2022 Annie Ernaux a Pordenonelegge ha ricevuto il premio "La storia in un romanzo", e si è interrogata sul rapporto tra storia e romanzo

“Per avere saputo raccontare, attraverso un’“autobiografia impersonale” di lucidissima capacità introspettiva, la memoria collettiva dal dopoguerra a oggi”, Annie Ernaux ha vinto la 16^ edizione del Premio “La storia in un romanzo”, riconoscimento nato su impulso di Crédit Agricole Italia in collaborazione con Fondazione Pordenonelegge.it e Link, Festival del giornalismo di Trieste. E proprio a Pordenonelegge Annie Ernaux ha ricevuto il premio e si è interrogata sul rapporto tra storia e romanzo in un incontro al Teatro Verdi con il curatore del Festival, Alberto Garlini.

Annie Ernaux

Nata a Lillebonne nel 1940, Annie Ernaux è una delle voci più autorevoli del panorama culturale francese e internazionale: considerata un classico contemporaneo, è amata da generazioni di lettrici e lettori. Fondendo la propria voce individuale con il coro della Storia, spinta da una lingua tersa, affilata e di una raffinatissima semplicità, Ernaux riesce quasi miracolosamente, al modo dei grandi maestri, in ciò che è lo scopo più nobile della letteratura: parlare di sé e nello stesso tempo parlare a ognuno di noi, intimamente, portando l’esperienza individuale in una dimensione universale.

Annie Ernaux ha ricevuto nel 2016 anche il Premio Strega europeo e nel 2022 il Premio Nobel per la letteratura: nei suoi libri ha reinventato i modi e le possibilità dell’autobiografia, trasformando il racconto della propria vita in acuminato strumento di indagine sociale, politica ed esistenziale. I suoi libri, pubblicati da L’orma editore, sono, in ordine cronologico: “Il posto”, “Gli anni”, “L’altra figlia, Memoria di ragazza”, “Una donna”, “La vergogna”, “L’evento”, “La donna gelata”, “Guarda le luci amore mio”, “Il ragazzo”.

Letteratura e presa di coscienza

Annie Ernaux spiega da subito il suo rapporto con la storia: “Non rifletto sulla mia vita, ma sulla vita in generale, in quanto mi considero attraversata da un tempo dato che cerco di raccontare e non posso fare un bilancio della mia vita, ma quello che mi interessa è di essere percorsa dalla scrittura e dal racconto”.

Si può raccontare solo quello che si è vissuto? “E’ un dibattito – risponde la scrittrice – che dura da cinquant’ anni , ma io non mi pongo un problema di verità piuttosto di realtà :che cosa rende meglio la realtà? Un romanzo tradizionale? Un resoconto? E’ la postura che conta: io cerco di assumere una disposizione spaziale e scrivere significa sprofondare dentro me stessa sul filo della memoria individuale e collettiva.

Anche con dolore. Come per “Memoria di ragazza” del 2016: “Ci ho messo dieci anni di gestazione per trovare le parole giuste e mi sono chiesta se volevo morire senza averlo fatto. Ho trovato la forza di superare la vergogna e il senso di colpa. Alla fine ho detto la verità: ero stata stuprata”.

I modelli di riferimento : fra tutti Simone de Beauvoir

Naturale avere dei modelli: Gustave Flaubert, Virginia Woolf, Georges Perec, il suo pensiero va però soprattutto alla de Beauvoir. “A 18 anni era il mio ideale, non di scrittura ma di vita; avrei voluto essere come lei, con il suo “patto di libertà” con Sartre, anche se poi il suo mondo aristocratico era assai lontano dal mio. Ma anche Claire Etcherelli con il suo romanzo del ’67, “Elisa o la vera vita”, è stata per me un modello. Così sono nati “Il posto” su mio padre e “Una donna” su mia madre”.

“Il mio viaggio nella scrittura è stato un modo per emanciparmi e per far prendere coscienza della possibilità di un altro tipo di vita e del desiderio di riscatto per l’ ingiustizia del mondo” . C’è riuscita?“ No, altrimenti il mondo sarebbe formidabile : ma ho fatto del mio meglio senza voltare le spalle alla mia storia”. Soprattutto il Sessantotto. “ Potrei parlarne per ora- rivela- ma sembrerei una vecchia combattente e non lo sono”.

Alessandra Pavan

 

© Riproduzione Riservata