Robert Edsel, l’autore del saggio che ha ispirato il film di George Clooney in uscita il 13 febbraio, intervistato su la Stampa da Stefano Rizzato spiega quali sono le minacce che mettono in pericolo le opere d’arte oggi
LA CRITICA QUOTIDIANA – Esiste una guerra meno appariscente di quella condotta contro Hitler ormai quasi 70 anni fa: quella per conservare il patrimonio artistico, che va combattuta ancora oggi. È quanto afferma sulle pagine de La Stampa Robert Edsel, l’autore del saggio “Monuments Men” che ha ispirato il film di George Clooney, intervistato da Stefano Rizzato.
L’INSEGNAMENTO DEI MONUMENTS MEN – Forse per accorgerci di quale ricchezze siamo circondati occorre guardare attraverso gli occhi di uno straniero: al destino dell’arte italiana durante la Seconda guerra mondiale Edsel dedicherà un intero libro, in uscita a maggio. Qui il protagonista arriva a questa conclusione: “Nessun’opera vale quanto la vita di un soldato, ma rischiare la propria vita lottando per una causa è la cosa più nobile”. Oggi quella nobiltà, secondo Edsel, non c’è più. “Diamo per scontato che i nostri tesori restino li per sempre. Invece dovremmo trattarli come fossero bimbi, non lasciarli senza protezione”. È questo quello che insegna la storia dei Monuments Men: “I quadri nei musei non sono sempre stati lì, ma c’è voluto il coraggio di persone che hanno messo in pericolo la loro vita. […] Quel sacrificio e quel patrimonio meritano rispetto”.
LE MINACCE ATTUALI – Anche se la “guerra di Hitler” e la minaccia dei nazisti è finita da quasi 70 anni, Edsel spiega che ci sono altre minacce, non meno devastanti per il patrimonio artistico, come i fatti avvenuti in Siria, al Cairo, in Mali, in Baghdad col saccheggio del museo nel 2013. Ma non solo: “ I rischi sono nell’inquinamento, nei disastri naturali come quello successo all’Aquila, nella tendenza di politica ed economia a dimenticare la cultura e toglierle risorse”. Servirebbero Monuments men anche nel 2014, è qualcuno già c’è sottolinea lo scrittore: “ Diego della Valle e quello che ha fatto con il Colosseo può essere un esempio. Anche Giorgio Armani è attivo”, conclude. “Chi ama l’arte e la colleziona non dovrebbe spendere solo per acquistare opere, ma impegnarsi per la tutela della cultura”.
11 febbraio 2014
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