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Aldo Cazzullo ad Anteprime, ”Con il mio prossimo libro voglio dire ai giovani ‘Basta piangere!”’

DAL NOSTRO INVIATO A PIETRASANTA - ''Ottimista? No, fiducioso. L'ottimismo è un'emozione, la fiducia ha invece un fondamento in basi reali. Per questo dico a questa Italia di non mollare''. Aldo Cazzullo si concede al nostro taccuino e commenta così il suo prossimo libro, che si chiamerà ''Basta piangere''...
PIETRASANTA – “Ottimista? No, fiducioso. L’ottimismo è un’emozione, la fiducia ha invece un fondamento in basi reali. Per questo dico a questa Italia di non mollare”. Aldo Cazzullo si concede al nostro taccuino e commenta così il suo prossimo libro, che si chiamerà “Basta piangere” o forse “E adesso basta piangere!”, come gli suggerisce uno degli editor della Mondadori. Cazzullo si scaglia contro una certa cultura che si piange addosso e contro una generazione forse troppo viziata che non capisce le opportunità che ha in mano. 
OCCORRE AVERE PIÙ FIDUCIA – Perché questo libro? “Nei libri precedenti mi ero concentrato sulla fiducia che il nostro Paese dovrebbe avere nella possibilità di uscire dalla crisi, perché c’è un’Italia che non si arrende al declino. Adesso voglio raccontare ai ragazzi di oggi, ai miei figli, che una volta si stava enormemente peggio rispetto ad adesso. Mio nonno si è fatto un anno di campo di concentramento austriaco durante la Prima Guerra Mondiale e ha avuto il tifo, e quando avevo gli orecchioni mi diceva di non lamentarmi. Mia bisnonna ha sposato un uomo che non conosceva e le dicevano di non lamentarsi. Io non avevo nonni che mi straviziavano e non si lamentava nessuno. Mia madre ogni volta che piagnucolavo mi diceva: ‘Adesso basta piangere!’. Parto da quelle parole e le voglio lasciare ai giovani di oggi.”
IL PASSATO NON ERA MEGLIO DI OGGI – Sembra il diario di una generazione. “Lo è. Quando io avevo 15 anni non c’erano tutte le possibilità che un ragazzo ha oggi, internet, la globalizzazione, i viaggi, la TV a colori, 99 canali tra cu meglio di poi scegliere. Noi si andava a mangiare una pizza fuori una volta all’anno e io ne ordinavo due perché sapevo che per un anno non ne avrei più mangiate, si guardavano i cartoni animati una volta la settimana in bianco e nero su una TV svizzera.  Adesso è un’altra cosa. Adesso la società è molto migliore di un tempo: c’era più violenza, la società era molto più maschilista, il fenomeno orribile del femminicidio era assai più diffuso e se uccidevi la moglie un tribunale ti assolveva. C’era solo più fiducia e speranza nel futuro.”
ALLA CRISI CI SONO SOLUZIONI – E allora? “E allora basta con i piagnistei, perché ci sono le soluzioni ad una crisi che in realtà va avanti da venti anni e non è una cosa di oggi. Il sottotitolo del libro potrebbe essere ‘Storia di un Paese che non si lamentava’. C’è una voglia di Italia nel mondo che deve essere soddisfatta. Chi cresce vuole essere come l’Italia, mentre noi ci piangiamo addosso. Vorrei che i ragazzi fossero più fiduciosi e vorrei che sapessero che non è vero che loro saranno la prima generazione che starà peggio di quella dei padri. Quando ero ragazzo avevo l’esempio dei miei nonni e dei miei genitori che avevano storie di fatica e lavoro che oggi neppure possiamo immaginare. Non bisogna rimpiangere: la polaroid che faceva le foto con gli occhi rossi è molto peggio di una macchinetta digitale.”
RENZI, IL SOLO LEADER POSSIBILE – E la politica? “Di leader vedo solo Matteo Renzi che è amato dalla folla di entrambi gli schieramenti. L’ho seguito per il Corriere: i trentenni si riconoscono in lui e lo riconoscono come un capo, i sessantenni ci vedono un figlio e gli anziani un nipote. Bisogna superare la sfiducia.”
8 giugno 2013

Michele Morabito 
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