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“Adelina Superstar”, un romanzo distopico contro il body shaming

Scopri “Adelina Superstar”, il romanzo dispotico d’esordio di Alessandra Santisi contro il body shaming e la grassofobia nella società contemporanea

Un romanzo da leggere per contrastare in body shaming. Le discriminazioni sociali hanno forme diverse e quando gli atteggiamenti differenzianti sono diretti verso un corpo considerato non conforme all’idea di canone estetico di riferimento.

Gli individui grassofobici si macchiano di “weight bias”, ovvero di pregiudizi legati al peso manifestando il loro disprezzo attraverso critiche spietate, creando un vero e proprio stigma. La nostra società è anche grassofobica e il fat shaming insieme al body shaming sono all’ordine del giorno.

L’autrice messinese Alessandra Santisi nel suo romanzo “Adelina Superstar” (Another Coffee Stories) spinge con potenza il lettore a sviluppare il cosiddetto pensiero laterale andando a lavorare sul mindset, spronando i lettori a pensare e ripensare in modo nuovo e diverso dal solito, generando idee nuove e creative davanti alle sfide e agli eventi della vita in ottica non individuale ma comunitaria.

Adelina superstar

Adelina Superstar è un racconto di fantasia che parla di body shaming, ambientato nel 2037 ma per i fatti narrati sembra riportare spesso il lettore all’attuale momento storico. L’autrice seppur mantiene l’Italia come elemento ancora della realtà, sceglie una capitale di fantasia dove le vicende prendono forma.

Il Paese vive una profonda crisi economica e per risanarla il Ministero del Peso Sostenibile avvia una vera e propria propaganda atta a ripristinare il decoro e l’adesione a precisi canoni estetici.

Tacciati come criminali gli obesi sono ritenuti responsabili di una spesa sanitaria abnorme a causa della loro condotta alimentare incontrollata. Il piano del Ministero del Peso è quello di avviare ai loro danni una persecuzione. Per Adelina inizia così la sua odissea, un marito che la odia e una figlia magrissima che prova a redimerla.

Adelina è una pirotecnica cinquantaquattrenne colpevole, per il suo Paese, di non rientrare nei canoni estetici. Calvario che inaspettatamente la porterà tra mercati segreti e palcoscenici teatrali improvvisati, a diventare la leader di un’impensabile rivoluzione.

La lotta al body shaming sui social

Sui social, in televisione e anche sulle passerelle spopolano influencer e modelle scelte prioritariamente sulla base dei canoni imposti dalla società dei consumi.

Ed è proprio dietro ai social che si nascondono vilmente e vigliaccamente le critiche che generano e instillano un profondo senso di inadeguatezza e vergogna fino a generare un senso di colpa inducendo nei casi più estremi a vere e proprie pratiche dannose per la salute mentale delle persone alle quali sono destinate.

È fondamentale porre attenzione alle persone vittime di body shaming ed in particolare di fat shaming, le quali discriminate sono bersaglio di derisioni e critiche che contribuiscono a determinare una profonda sofferenza emotiva. Le vittime stigmatizzate di conseguenza sono portate a considerare il loro corpo come la causa della loro sofferenza e infelicità, determinando nella maggior parte dei casi l’isolamento sociale.

L’elevata discrepanza generata dal continuo confronto della propria forma fisica con i corpi altrui e i modelli estetici irraggiungibili dettati dalla società, in associazione al body shaming e al fat shaming, danno origine a considerazioni negative di sé e all’autoconvinzione che per raggiungere la felicità sia necessario raggiungere la forma fisica ideale per i canoni estetici di riferimento.

È importante fare attenzione alle parole da non dire, le quali possono essere dannose per chi le riceve come, per fare qualche esempio, “Ti trovo ingrassat*”, “Ma quanto mangi?”

Per ridurre elidere questo stigma è necessario adottare un linguaggio altro verso il proprio corpo e quello degli altri.

La contemporanea società, a tratti distopica appunto, controlla i suoi cittadini, i quali ignari del controllo di massa, annullano l’ambiente che li ospita, controllati al tempo stesso anche dalla tecnologia. Una società distopica nasconde quindi il reale e assoluto valore della vita umana, strizzando i suoi cittadini per ottenere una produttività sempre maggiore.

 

Maria Laura Chiaretti

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