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“Accabadora” di Michela Murgia, un romanzo misterioso che racconta la vita e la morte

"Accabadora" racconta una storia in cui vita e morte si fondono con misteriosa delicatezza. Il libro perfetto da leggere in questi giorni, dedicati alla commemorazione dei nostri defunti.

Nel periodo dell’anno in cui celebriamo la ricorrenza di Ognissanti e ricordiamo i nostri defunti, vogliamo consigliarvi un libro che conserva un forte legame con la morte: “Accabadora“, magico, misterioso, ancestrale e delicato.

Il meraviglioso romanzo di Michela Murgia ci trasporta in un mondo antico, in cui la vita e la morte non sono necessariamente viste in maniera antitetica. Anzi, il trapasso è vissuto con naturalezza, come fosse parte stessa dell’esistenza.

“Accabadora”, la sinossi

Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno.

Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come “l’ultima”. Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. “Tutt’a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili’e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia”.

Eppure c’è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c’è un’aura misteriosa che l’accompagna, insieme a quell’ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte.

Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell’accabadora, l’ultima madre.

Un romanzo sospeso tra la vita e la morte

“Accabadora” è un libro magico e misterioso; lo si percepisce sin dalle prime pagine, perché ci si sente subito trasportati in un mondo che appare quasi mitico, atemporale, fatto di lentezza, riti e tradizioni secolari che scandiscono il giorno e la notte.

Approcciando il bel romanzo di Michela Murgia, si ha l’impressione di entrare in un luogo antico, dove vita e morte si avvicendano come in una danza armonica. L’accabadora, Tzia Bonaria Urria, è uno dei personaggi principali del romanzo, ed è anche la figura che più ci attrae, perché di lei, almeno all’inizio, scorgiamo l’essere misteriosa, ma non tutto ciò che cela.

L’intrigante libro di Murgia racconta uno dei riti più interessanti della Sardegna, quello di praticare l’eutanasia sui malati e gli infermi troppo sofferenti. La dolce morte, tema oggi tanto dibattuto, viene affrontata con una delicatezza inaudita, forse proprio perché parte integrante della tradizione del popolo sardo.

“Accabadora” vi catturerà per diverse ragioni, perciò non potete lasciarvelo scappare: racconta una fetta d’Italia sconosciuta ai più, la Sardegna, ricca di storia e tradizioni uniche nel loro genere; si legge tutto d’un fiato, perché Michela Murgia scrive con naturalezza e semplicità riuscendo a trasportarci nel suo universo popolato di miti e riti ancestrali; affronta il tema del rapporto fra la vita e la morte attraverso una chiave di lettura interessante e armonica.

Michela Murgia

Scrittrice, blogger, critica letteraria ed opinionista, Michela Murgia è stata una delle autrici italiane più amate degli ultimi anni.

Nata a Cabras il 3 giugno del 1972, è cresciuta nell’amata Sardegna, dove ha condotto una vita a dir poco dinamica. Prima di affermarsi nel mondo della scrittura, infatti, l’autrice di “Accabadora” ha svolto innumerevoli professioni, fra cui l’insegnante di religione nelle scuole, la portiera notturna, la dirigente amministrativa in una centrale termoelettrica, ma anche l’operatrice fiscale e la venditrice di multiproprietà.

Sembra impossibile che una sola persona abbia vissuto così tante esperienze. Ma Michela Murgia è la dimostrazione di quanto sia bello e importante inseguire i propri sogni nonostante tutte le difficoltà iniziali e tutte le persone e le circostanze che remano contro i nostri desideri.

Così, nel 2012, è uscito “Il mondo deve sapere“, racconto satirico che mette sotto i riflettori la condizione degli operatori dei call-center, presso cui l’autrice ha lavorato per un certo periodo.

Da quel momento in poi, il successo è cresciuto a dismisura, soprattutto grazie ad “Accabadora”, che ha ottenuto anche il prestigioso Premio Campiello.

Accanto al mestiere di scrittrice, Michela Murgia ha sempre coltivato l’interesse per tutto ciò che la circondava, soprattutto in ambito socio-culturale, ed ha creato, negli anni, una vera e propria community di donne che la vede come un fondamentale punto di riferimento nel quotidiano.

Ci ha lasciato pochi mesi fa, la notte del 10 agosto, a Roma, dopo una sofferta malattia.

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