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A Umbrialibri, l’ultimo Pier Paolo Pasolini raccontato da Emanuele Trevi e Walter Veltroni

DAL NOSTRO INVIATO A PERUGIA - Autenticità, libertà, profondità. Sono queste le parole che hanno scandito la presentazione, giovedì 8 novembre a Palazzo Cesaroni, nell'ambito di Umbrialibri 2012, di ''Qualcosa di scritto'' di Emanuele Trevi. A parlarne insieme all'autore c'erano Walter Veltroni e l'Assessore alla Cultura Fabrizio Bracco...

Presentato ieri a Perugia, nell’ambito di Umbrialibri 2012, “Qualcosa di scritto” di Emanuele Trevi, in presenza dell’autore e Walter Veltroni

PERUGIA – Autenticità, libertà, profondità. Sono queste le parole che hanno scandito la presentazione, giovedì  8 novembre a Palazzo Cesaroni, nell’ambito di Umbrialibri 2012, di “Qualcosa di scritto” di Emanuele Trevi. A parlarne insieme all’autore c’erano Walter Veltroni e l’Assessore alla Cultura Fabrizio Bracco. Il libro, finalista al Premio Strega 2102, si sofferma in particolare sull’ultima opera di Pier Paolo Pasolini, il romanzo incompiuto “Petrolio”, offrendo al pubblico una nuova lettura dell’ultimo Pasolini e del suo percorso umano intrapreso, una sorta di iniziazione alla morte. Chi ha voluto la morte di Pasolini? Durante l’incontro ci si è soffermati su questo interrogativo. Qualcuno ha voluto la sua morte oppure è stato sfruttato il suo assassinio per delegittimare la forza delle sue idee?

UN LIBRO SULL’ASSENZA – “Parlare di libri è sempre una festa utile più che mai in tempi come questi”, ha detto Veltroni, “e poter parlare di Pasolini e delle sue opere è sempre un piacere. Ho trovato il libro di Trevi immediato e diretto in quanto è sostanzialmente un libro sull’assenza. Un libro fuori dal coro rispetto alle tante, troppe ricostruzioni della vita e della morte di Pasolini”. Ricordiamo che Veltroni nel 2010 presentò in un’interrogazione parlamentare proprio su “Petrolio” di Pasolini, dopo le dichiarazioni di Dell’Utri sul possesso di un capitolo inedito del romanzo.

 

LE OPERE DI PASOLINI: MATERIA VIVA – “La morte di Pasolini non lo rappresenta”, ha detto Trevi, “ma sono le sue opere. Ecco perché oggi siamo qui a parlarne. Le sue opere sono materia viva”. Perché essere artisti ha a che fare con la capacità di essere autentici, di non nascondersi dietro corazze o maschere, usando questa autenticità come lente per indagare ciò che sta a attorno, e riversarlo poi nella propria opera. È questa una delle chiavi per comprendere l’opera multiforme di Pier Paolo Pasolini, chiave che Trevi ha appreso in prima persona lavorando negli anni Novanta al fondo Pasolini, a stretto contatto con Laura Betti, che di quella istituzione e della memoria del grande poeta e regista è stata custode e, in un certo senso, sacerdotessa. Ed è questa lezione uno dei pilastri su cui si regge “Qualcosa di scritto”.

PASOLINI COME KUBRICK – Pasolini come Kubrick: Veltroni azzarda un’analogia che trova d’accordo anche Trevi, ovvero “Salò Sade” e “Eyes Wide Shut” dove attraverso l’orgia fascista del primo, e quella massonica del secondo, viene rappresentata la trasformazione dell’età contemporanea. E mentre Pasolini ci conduceva verso il girone finale della Repubblica Sociale, dietro cui leggiamo la società massificata e omologatrice degli anni Settanta, la sua mutazione antropologica, Kubrick ci fa invece comprendere come la sessualità liberata delle società occidentali abbia un proprio rovescio.

 

9 novembre 2012

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