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Roberto Vecchioni, “I ragazzi in punizione a scuola devono essere mandati a zappare la terra”

Intervenuto su La 7 nel corso della trasmissione “In altre Parole”, il cantautore parla del valore delle punizioni oggi nelle scuole e del rapporto che dovrebbero avere gli insegnanti con gli alunni

Andare a zappare la terra se ti comporti male a scuola. E’ questa la punizione giusta che andrebbe introdotta nelle scuole secondo il cantautore Roberto Vecchioni, intervenuto su La 7 nel corso della trasmissione “In altre Parole”, il programma condotto dal giornalista Massimo Gramellini.

L’iniziativa di una scuola a Bologna

Il celebre cantautore prende spunto per questa sua affermazione da un fatto realmente accaduto in una scuola italiana, più precisamente presso l’Istituto Rosa Luxemburg di Bologna che, nell’offerta formativa della scuola ha inserito la cura dell’orto. Gestito da 900 alunni, l’orto viene introdotto per scaricare la tensione ma anche per scontare eventuali sanzioni disciplinari. 

“Un’iniziativa molto particolare, un tipo di punizione alternativa straordinaria, molto bella ed efficace”. Ha commentato così Roberto Vecchioni con Massimo Gramellini. Un’iniziativa, quella dell’istituto bolognese, che riprende modi di dire come “vai a zappare la terra” o “braccia tolte all’agricoltura” per renderli più che mai concreti.

La pena deve purificare

Sottolineando come le parole punizione, purificazione e fuoco abbiano la stessa radice greca, Vecchioni tende a sottolineare un concetto che deve valere in qualsiasi ambito pedagogico: “la pena deve purificare”.

Le punizioni a scuola non nascono oggi: sono sempre esistite. “In Egitto nel XIII-XII secolo a.C – spiega Vecchioni –  C’era un’usanza che prevedeva la seguente: lo studente che sbagliava si chiudeva incatenato nel tempio fin quando non imparava. C’era un detto, ‘le orecchie di u nragazzo sono sulla schiena, deve essere bastonato li’ “.

“Anche in Grecia – continua il cantautore – tutti quelli che andavano a scuola erano figli di signori, quindi dovevano imparare tutto per forza. Era solo una scuola per nobili. E c’era un addetto che fustigava gli studenti”. “A Sparta – aggiunge – i bambini a 6 anni non vedevano papà e mamma e gli insegnavano la durezza della vita”.

Il ruolo degli insegnanti

Per Vecchioni questo aneddoto legato alle punizioni agli studenti rappresenta anche l’opportunità di spiegare il ruolo che secondo lui gli insegnanti devono avere a scuola. “Io credo che le punizioni non debbano essere mai corporali. Non bisogna svergognare il ragazzo, non si deve umiliare. Ma l’insegnante non deve essere amico dei ragazzi. Un insegnante ha un ruolo, è un autorità, non deve essere aturotarista deve dare certezze ed essere coerente, metterci pazssione in quello che fa”.

“La punizione è eccezionale, è  un’alternativa, fa capire al ragazzo cosa sta perdendo – conclude Vecchioni il suo intervento nel corso della trasmissione “In altre parole” di Gramellini. Lo mandano fuori ma non è escluso dai suoi compagni che sono comunque li; viene però escluso dalla cultura, dal pensiero, da quello che si dice. Come diceva Sant’Agostino ‘La prima punizioen dei ragazzi è quella che si infliggono da soli’ “.


 

 

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