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Perché riaprire le scuole conta più benefici che rischi

Secondo uno studio di Science condotto sui Paesi dove le lezioni sono già riprese, riaprire le scuole è opportuno perché i bimbi più piccoli raramente si infettano e difficilmente contagiano i familiari

Il dibattito sull’opportunità di riaprire le scuole o tenere gli istituti ancora chiusi è da mesi aperto. In Italia ci sono stati diversi scontri e confronti. Cacciari e altri intellettuali tempo fa hanno lanciato un appello per chiedere la riapertura delle scuole e garantire la socialità dei ragazzi. Un dibattito che ha riguardato anche pediatri ed educatori da tutto il mondo.

Lo studio

Per trovare una possibile risposta sul tema del riaprire le scuole, Science ha studiato le riaperture del Sud Africa, Finlandia e Israele. È venuto fuori che i bambini più piccoli raramente contraggono l’infezione e si contagiano l’un l’altro ed è ancora più raro che si portino il virus a casa al punto da infettare i familiari.

Science ha quindi provato a farsi le sei domande a cui tutti vorrebbero poter avere una risposta. La prima: Quante probabilità hanno i bambini piccoli di ammalarsi e trasmettere il virus? I bambini piccoli si possono infettare ma non sembrano essere contagiosi, almeno da quanto emerge dagli studi dell’Istituto Pasteur in sei scuole elementari. I ragazzi delle superiori invece 3 volte su 10 hanno gli anticorpi, vuol dire che sono venuti in contatto col virus, mentre insegnanti e membri dello staff hanno anticorpi rispettivamente 4 e 6 volte su 10. Dobbiamo lasciare che i bambini giochino insieme come prima? Sì, dovrebbero poter tornare a correre, giocare e divertirsi il più presto possibile, purché non siano in troppi in una classe sola, e per chi ha meno di 12 anni non c’è nemmeno bisogno di distanziamento. 

Mascherine e positivi

Le altre domande: I ragazzi dovrebbero portare la mascherina? Dipende. Le mascherine rappresentano una delle poche cose davvero importanti per contenere l’epidemia, ma i ragazzi le trovano insopportabili. Sarebbe quindi opportuno  mettere la mascherina e di utilizzarla correttamente solo quando è impossibile mantenere le distanze, almeno per i più grandi e almeno da noi. Che cosa dovrebbe fare la scuola se c’è un positivo? Non si ha una risposta definitiva. C’è chi pensa che basti isolare chi è positivo e i suoi contatti, senza nemmeno bisogno di chiudere la classe, altri vorrebbero chiudere la scuola. La risposta alla domanda su che cosa si dovrebbe fare quando qualcuno risulta positivo ce l’avremo solo dopo che si sapranno i risultati di due studi in corso in Germania e nel Regno Unito che hanno affrontato questo problema in modo sistematico: tamponi ai bambini delle scuole e ai loro familiari, e dosaggio degli anticorpi.

Le infezioni che nascono a scuola possono diffondersi alla comunità?
Nel mondo almeno un terzo degli insegnanti e dei membri dello staff non vogliono sapere rientrare a scuola. Science ha fatto tutto il possibile per rispondere a questa domanda, ed è emerso che i casi di malattie gravi tra gli insegnanti sono davvero pochi, con un’eccezione sola, quella della Svezia. Là non si è fatta mai nessuna politica di chiusura delle scuole, nemmeno nei momenti di massima diffusione del virus. Cosa ci aspetta d’ora in avanti? Dipende. Per i bambini più poveri, i più vulnerabili, la chiusura delle scuole continuerà. Nei Paesi come l’Europa e gli Stati Uniti, i bambini hanno “poco da guadagnare dal lockdown, ma moltissimo da perdere” secondo un lavoro appena pubblicato su Nature.

Riaprire le scuole, si o no?

Gli studi di ricercatori e pediatri dimostrano che la riapertura delle scuole porterebbe più benefici che rischi, tenendo presente il bisogno dei ragazzi di confrontarsi di persona con educatori, insegnanti e soprattutto con i loro coetanei. Quindi da un’analisi generale emerge l’importanza di riaprire le scuole, ma con buon senso e sempre nel rispetto di poche e chiare regole da seguire.

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