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Gli studenti scrivono male in italiano? Colpa delle Scuole e del Governo

Seicento docenti universitari italiani hanno inviato una lettera al governo e al parlamento per denunciare – parole loro – “le carenze linguistiche dei loro studenti in grammatica italiana (ortografia, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementari”. Più specificamente da molti anni “troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente”.

In realtà, il tema della correttezza grammaticale della lingua italiana è da lungo tempo sottovalutato da parte dei soggetti interessati: gli insegnanti di ogni ordine e grado e il Ministero della Pubblica Istruzione. In effetti, a parte alcune facoltà universitarie che hanno attivato corsi di recupero di lingua italiana, non c’è una globale consapevolezza sull’urgenza dell’argomento. I programmi ministeriali in vigore nelle scuole elementari, medie di primo e di secondo grado prescrivono lo studio della grammatica italiana in tutti i tre cicli di studio, però in nome della libertà dell’insegnamento manca qualsiasi controllo che ciò avvenga concretamente, dipende dalla volontà del singolo insegnante.

Inoltre, i programmi ministeriali e i libri di testo adottati oggigiorno mirano a uno studio basato quasi esclusivamente sulla comprensione del testo letterario o no (almeno nelle superiori): riassunto, commento, conoscenza delle figure retoriche anziché sullo studio della grammatica italiana, con il risultato che molti studenti scrivono scorrettamente e non sempre sono in grado di decifrare un testo di media complessità nell’ambito lavorativo, come testimoniano continuamente le notizie di cronaca. Nelle università, poi, lo studio della grammatica non è previsto, nemmeno nella facoltà di Lettere dove si laureano i futuri insegnanti. A tale proposito ha affermato l’ex ministro Tullio De Mauro, nonché docente universitario, che l’insegnamento nella facoltà di Lettere è sostanzialmente letterario.

Inoltre, le uniche occasioni di scrittura degli studenti universitari è la scrittura della tesi di laurea. Parimenti, nella scuola media di primo grado le ore di insegnamento di Lettere sono diminuite a favore di altre materie come Informatica, Lingue straniera, Musica. D’altra parte, per comprendere esaustivamente l’attuale impoverimento delle competenze linguistiche dell’italiano bisogna precisare che le riforme realizzate finora – inclusa quella della Buona Scuola – hanno avuto sostanzialmente lo scopo di rafforzare lo studio delle lingue straniere, dell’informatica, di stabilizzare il personale docente precario, aumentare le ore di l’alternanza scuola lavoro, poiché è convinzione unanime che nell’attuale contesto  è prioritario lo studio delle lingue straniere per ottenere un posto di lavoro  dopo il diploma o la laurea.

Se a quanto detto finora si aggiunge la tendenza a scrivere e a leggere sempre meno libri, giornali, e per contro, l’abitudine a usare sempre più il computer e lo smartphone da parte dei discenti, si comprende la conoscenza approssimativa della lingua italiana. Come è facile intuire, quindi, il miglioramento reale della didattica nelle scuole e nelle università coinvolge sia gli insegnanti, sia il potere politico, una sintesi difficilmente ottenibile perché manca una diffusa e condivisa consapevolezza sull’urgenza di rinsaldare le competenze linguistiche dell’italiano.

Giuseppe Sangregorio

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