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Umberto Galimberti sulla scuola, “Genitori troppo opprimenti con i figli”

Il filosofo Umberto Galimberti ha espresso la sua opinione riguardo al ruolo dei genitori rispetto a sulle questioni scolastiche

Il filosofo Umberto Galimberti si è spesso espresso riguardo al tema della presenza, in certe occasioni, opprimente, dei genitori all’interno delle questioni scolastiche dei propri figli. Genitori che molte volte si impongono come intermediari tra alunno e docente senza però lasciare spazio all’autonomia dei ragazzi. In questo articolo vi spieghiamo il punto di vista del filosofo.

Il punto di vista di Galimberti

“Espellerei i genitori dalle scuole, a loro non interessa quasi mai della formazione dei loro figli, il loro scopo è la promozione del ragazzo a costo di fare un ricorso al Tar, altro istituto che andrebbe eliminato per legge. E la si finisca con l’alternanza scuola lavoro, a scuola si deve diventare uomini, a scuola si deve riportare la letteratura, non portare il lavoro. La letteratura è il luogo in cui impari cose come l’amore, la disperazione, la tragedia, l’ironia, il suicidio. E noi riempiamo le scuole di tecnologia digitale invece che di letteratura?”

Dalla parte degli insegnanti

Nel 2018 Galimberti aveva espresso la seguente opinione “I genitori devono difendere sempre gli insegnanti altrimenti minano la sfera dell’affettività e dunque la crescita dei loro figli. Alle maestre occorrerebbe dare lo stipendio dei professori universitari perché fanno un lavoro pazzesco. Occorrono insegnanti affascinanti ma oggi il ragazzo deve ritenersi fortunato se su nove docenti ne ha due carismatici”.  Gli insegnanti sono figure fondamentali per l’educazione dei giovani e spesso si trovano ad essere attaccati dai genitori che si intromettono nella sfera scolastica senza pensare davvero al bene dei figli. Ciò significa anche fare in modo che la figura dell’insegnante venga rispettata, non devono più esistere casi, seppur limite, dove i professori vengono aggrediti da alunni o peggio dai genitori.

La tutela degli insegnanti

In un’intervista Galimberti afferma “In passato non si pigliavano a calci i professori perché tutti vivevamo in una società della disciplina, nata dalle angustie della povertà da cui si usciva meritandoselo. Poi il senso dei diritti ha preso il sopravvento su quello del dovere. Oggi il dovere è spesso un ritornello un po’ stanco che si recita in famiglia e sconosciuto fuori. La società ti insegna che la cosa più importante è il raggiungimento del piacere. E chi per missione dovrebbe allenarti alla vita, ai sentimenti, ai valori spesso è anche lui vittima del modello edonistico, che siano genitori o insegnanti. Perché meravigliarsi se qualche genitore pensa di saperne più di un professore e si fa giustizia da sé?”

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Gli insegnanti devono saper insegnare

“L’insegnante deve insegnare. Per farlo serve una capacità empatica e comunicativa, la fascinazione. Se non apri il cuore, non apri nemmeno la testa delle persone. Gli insegnanti dovrebbero essere sottoposti a un test di personalità̀ che valuti queste cose. Se uno non sa affascinare è meglio che cambi lavoro”. Afferma Galimberti “Educare vuol dire condurre qualcuno all’evoluzione, dall’impulso all’emozione, dall’emozione al sentimento. Un ragazzo che ha sentimento non brucia un migrante che dorme su una panchina, non picchia un disabile. Se queste cose accadono è perché la scuola non ha educato. Per educare bisogna avere a che fare con la soggettività̀ degli studenti, che oggi è messa fuori gioco.”

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