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Come sarà la scuola che verrà

Manca circa un mese al possibile rientro in aula. In questo articolo il professor Lancini ci spiega come affrontare il rientro a scuola e cosa serve per una didattica migliore

Scuola, primi giorni di gennaio 2021

Manca circa un mese al possibile rientro in aula anche degli studenti della secondaria di secondo grado. In questo difficile periodo la scuola ha affrontato molte riorganizzazioni per far fronte alla pandemia, passando dalla Dad (Didattica a distanza) alla Did (Didattica integrale digitale), dai banchi monoposto alle turnazioni, per poi tornare alla scuola a distanza.

Trasformare la crisi in un’occasione di crescita

La questione centrale è pero questa: saremo in grado di trasformare l’emergenza sanitaria in una occasione di crescita ed evoluzione della scuola degli adolescenti? È evidente che ogni istituto scolastico ha una sua specificità di funzionamento che non merita né generalizzazioni né semplificazioni ma è altrettanto vero che la maggior parte delle organizzazioni scolastiche fatica ad adattarsi alle necessità evolutive e professionali dei ragazzi nati nel nuovo millennio.

Adolescenti: basta stereotipi, impariamo a conoscerli

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Prosegue la rubrica del professor Lancini che ci spiega l’importanza di riconoscere e capire i bisogni degli adolescenti oggi per aiutarli nella crescita

Cosa serve ai nostri ragazzi

Abbiamo urgente bisogno di una scuola che investa sulla relazione più che sul controllo. Oggi l’adolescente si reca in classe alla ricerca di un ambiente relazionale unico, composto da compagni e insegnanti in grado di avvicinare risorse utili alla crescita. È per questa ragione che a settembre molti giovani sono saliti su mezzi di trasporto gremiti pur di poter tornare nelle aule nonostante il rischio di essere contagiati e contagiare. Per rispondere ai bisogni dei ragazzi odierni occorre un approccio cooptativo, in grado di farli sentire protagonisti attivi dei processi formativi e di apprendimento. La domanda “a cosa serve?”, spesso letta come sfida trasgressiva o supponenza, è in realtà espressione di un credito dato ai propri docenti. Contiene l’urgenza di capire come potrà tonare utile nella vita personale, e nel proprio futuro lavorativo, quello che i propri adulti di riferimento si stanno sforzando di far apprendere.

Educare al fallimento

Il compito dell’adulto autorevole è educare al fallimento, proponendo un’offerta formativa che abbia la capacità di accogliere e dar senso agli errori e non quantificare con un numero la prestazione. Il voto è la risposta ad angosce di ruolo adulte ma non aiuta davvero i ragazzi e le ragazze di oggi. La bocciatura e l’insufficienza espongono chi è nato in una cultura narcisistica e non edipica a esperienze di mortificazione dolorosissime. Gli effetti sono visibili nei tassi di dispersione scolastica: vero problema della scuola italiana già prima del Covid e su cui il lockdown e la chiusura delle aule incideranno ulteriormente. L’alternativa al voto numerico potrebbe essere quella di restituire attraverso la relazione una valutazione qualitativa nella quale ciascuno possa sentirsi riconosciuto nel proprio funzionamento di studente con punti di forza e debolezza.

In presenza ma sempre online

La scuola è l’unico luogo davvero inclusivo dove contrastare le disuguaglianze, anche quelle digitali. Se prima dell’attuale emergenza un asse portante era la limitazione dei dispositivi elettronici, oggi sono stati ripristinati tutti i collegamenti e la rete è stata messa al servizio della didattica anche con la collaborazione degli studenti. In un futuro post pandemia sarebbe auspicabile il passaggio a una Didattica integrata digitale, intesa come presenza fisica dello studente in una scuola sempre connessa, in cui internet sia strumento di formazione e verifica.

In questo senso anche le prove andrebbero riformulate in una direzione più sintonica con la complessità della realtà odierna. La rete potrebbe essere usata per testare se, e come, gli studenti riescono ad accedere alle risorse in internet. A valutarle, selezionarle e riorganizzarle creativamente, per risolvere una qualsiasi prova proposta dal proprio corpo docente. Questo sarebbe utile per molti motivi, non ultimo quello relativo alle necessità attuali e future del mondo del lavoro, che richiedono e richiederanno anche queste capacità.

Il miglior posto dove crescere

L’attuale situazione emergenziale è stata considerata come un avvenimento che ritarda gli apprendimenti creando lacune incolmabili. È compito degli adulti trasformare la pandemia in un’occasione formativa e di innovazione per l’istituzione scolastica. L’augurio è che la scuola che verrà resti sempre aperta e connessa, confermandosi come il migliore luogo da frequentare in adolescenza. Il luogo elettivo di contrasto alla povertà educativa, all’individualismo e alla competizione imperanti.

Matteo Lancini

Psicologo e psicoterapeuta. Presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano. Docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca. Autore di numerose pubblicazioni sull’adolescenza, le più recenti: Cosa serve ai nostri ragazzi. I nuovi adolescenti spiegati ai genitori, agli insegnanti, agli adulti(Utet, 2020). L’adolescente. Psicopatologia e psicoterapia evolutiva (AA.VV. Raffaello Cortina, 2020).

Carmen Giorgio

Psicologa e psicoterapeuta. Socia dell’Istituto “Minotauro” di Milano.

 

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