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Come rinnovare la scuola italiana: la proposta di una didattica modulare

L'ex preside Giuseppe Adernò in vista della ripresa della scuola a settembre propone una didattica flessibile, modulare e intensiva (almeno) per le prime classi

In vista del nuovo anno scolastico si pensa e si sogna una scuola nuova o rinnovata. Si parla di un ritorno a scuola con doppi turni, con misure sul distanziamento, con la ricreazione e la mensa a piccoli gruppi E infine con metodi d’insegnamento che prevedono metà classe presente e metà on line.

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“La scuola riparte a settembre, non siamo ancora nella condizione di ripristinare una piena libertà di movimento”. Ad affermarlo il premier in un’intervista

La didattica a distanza

La DaD (didattica a distanza) nuova sigla introdotta nel lessico scolastico non si fa utilizzando il modello d’insegnamento in presenza: appello, interrogazioni, compiti e ore di video lezioni.

L’intervento educativo e didattico a distanza dovrebbe incontrare il vissuto degli studenti e aiutarli a sviluppare pensieri e idee, non solo continuare il programma interrotto per la chiusura forzata della scuola. 

A settembre ci sarà la necessità di riprendere i temi portanti delle varie discipline, verificare l’acquisizione delle competenze relative ai contenuti dell’anno trascorso da sommare a quelle dell’anno scolastico 2020-2021 che prende avvio con non poche difficoltà organizzative, igieniche, di organico del personale e possibilità di sviluppo.

Non bisogna assecondare e proseguire il sentiero delle lamentele, del disaggio per le norme restrittive e vincolanti. Esse producono disaffezione e indirizzano verso il crinale dell’indifferenza, del distacco, del minimo sforzo. Da attenti educatori si potrà cominciare a riflettere in merito ad alcune innovazioni didattiche, tenendo presente le norme prescrittive di prevenzione del contagio.

Come gestire aule e classi

Le classi, riguardo agli spazi potranno ospitare in media 12-15 studenti e quindi si prevedono alcune soluzioni alternative:

Raddoppiare il numero delle classi, e quindi raddoppiare il numero dei docenti, ed aumentare il numero dei collaboratori. Questa proposta, com’è stato scritto, è stata considerata un “doppio salto mortale, ricordando Simone Biles. Parliamo della prima donna ginnasta olimpica statunitense a riuscire in un doppio salto mortale all’indietro con avvitamento, ritenuto impossibile.

Turnazione delle classi. Secondo le situazioni locali il doppio turno, mattina e pomeriggio, in molte realtà territoriali è impraticabile anche per la carenza dei trasporti per gli studenti pendolari.

Turnazione del gruppo classe che alterna giorni di didattica in presenza a scuola e giorni utilizzando la didattica a distanza.

 Ad esempio per un gruppo di studenti la lezione in presenza  di lunedì prevede un approfondimento di ricerca da fare il martedì a casa con eventuali interventi del docente a distanza e sarà esposta e verificata il mercoledì a scuola, quando si affronterà una nuova tematica che sarà analizzata a distanza il giovedì e verificata in presenza il venerdì. 

Un secondo gruppo avrà come giorni con didattica a distanza il lunedì, mercoledì e venerdì mentre le lezioni in presenza a scuola si svolgeranno il martedì, il giovedì e il sabato. Secondo questa strategia organizzativa il docente dovrebbe fare sei giorni di didattica in presenza e supporto agli alunni a distanza.

Il numero degli alunni in classe

Non potendo ritenere possibile il raddoppio delle classi. si potrebbe ipotizzare la riduzione del numero delle classi da assegnare a ciascun docente. Poi si potrebbe completare la cattedra secondo la disciplina: con 4 o 2 classi, invece di 6 o 3 classi come avviene adesso.

Una seconda possibilità organizzativa potrebbe prevedere che i gruppi classe facciano lezione in presenza in modo alternato. Primo gruppo: lunedì e mercoledì e secondo gruppo il martedì e il giovedì. Mentre il venerdì si attivano a scuola gruppi misti di potenziamento o di recupero per gruppi disciplinari, secondo un piano elaborato dal Consiglio di classe.

Un altro aspetto da rimodulare riguarda la scansione del tempo scuola annuale che potrebbe essere strutturato in bimestri, senza la burocrazia delle operazioni di scrutinio, bensì di certificazione di competenze per singoli ambiti disciplinari.

Didattica intensiva e modulare

Per venire incontro alle esigenze di spazi e aule nel rispetto delle norme di prevenzione del contagio, si formula la proposta innovativa della didattica intensiva e modulare. Essa va adottata in maniera funzionale ed efficace. Comprendendo la difficoltà di attuazione per l’intera comunità scolastica si potrebbe prendere in esame la proposta per le prime classi, con i ragazzi che intraprendono un nuovo cammino formativo nella scuola secondari.

A tale scopo è necessario organizzare le aule come “laboratori disciplinari”, attrezzate con i sussidi adeguati per disciplina. Quindi: aule di materie letterarie, di matematica, di storia, di geografia, di lingue comunitarie, etc., laboratorio di musica, di tecnologia, di scienze e la palestra per l’educazione motoria.

Con quest’organizzazione i ragazzi seguiranno le lezioni strutturate secondo un programma modulare e intensivo nell’arco di quattro bimestri: ottobre-novembre; dicembre-gennaio; febbraio-marzo; ed il percorso conclusivo di sintesi e verifica dei risultati nel bimestre aprile-maggio.

Tutti gli studenti nell’arco del bimestre affronteranno lo studio ben strutturato di specifiche discipline in maniera intensiva. Al termine sosterranno delle prove di verifica con relativa certificazione.  L’ultimo bimestre sarà organizzato come rinforzo e consolidamento dei contenuti e delle competenze acquisite, funzionali al proseguimento del percorso formativo.

Contenuti e metodologie

Occorrerà, però, rivedere non solo i contenuti disciplinari, favorendo l’essenziale che sarà ampliato anche mediante interventi con didattica a distanza. Occorrerà rivedere anche le metodologie da adottare a scuola per una didattica efficace nell’ottica dello sviluppo delle competenze.

L’adozione di una didattica compatta, capace di un esercizio di distillazione della disciplina, scegliendo l’essenziale, il basilare, l’indispensabile e il necessario, trova applicazione nella pratica detta: Chunking. Essa è l’ “esperienza formativa che consta nello smontare notizie articolate in modo da conseguire unità elementari più facili da memorizzare (ma non solamente, naturalmente) e da gestire”.

Il verbo “to chunk” indica, infatti, il “fare a pezzi”, e il nome “Chunk” indica il pezzo o il blocco. Quindi il Chunking è l’azione di “spezzettare”, “ridurre in blocchi” i contenuti disciplinari e pianificare i diversi moduli didattici. La cultura è, infatti, un boccone troppo grande per essere masticato tutto intero, occorre strutturare percorsi di senso e di significato e metterli in correlazione. Ecco il contributo dell’interdisciplinarità che consente di fare scelte e connessioni utili.

Tale metodologia potrà meglio guidare l’apprendimento degli studenti non seguendo i capitoli del libro di testo, bensì attraverso un approccio per problemi. Problem-based learning, indicato con l’abbreviazione PBL, che mette al centro lo studente, attore nella ricerca e nell’acquisizione di nuove conoscenze. Quest’ultime contribuiscono a modificare “il modo di pensare, di sentire e di agire”, segno di apprendimento acquisito grazie alla scuola.  

Il brainstorming

La tecnica del brainstorming e la metodologia del “cooperative learning” risultano certamente efficaci per guidare e accompagnare non lo svolgimento del programma, bensì lo sviluppo delle competenze.

Appare necessario curvare l’azione didattica e sviluppare metodologie d’insegnamento in grado di valorizzare gli stili e i ritmi di apprendimento degli studenti.

Progettare per competenze, implica operare delle scelte nel vasto panorama dei contenuti disciplinari e strutturare dei moduli didattici funzionali ed efficaci, alla luce delle Indicazioni nazionali ed alleggerendo la vastità dei programmi, che ancora vengono chiamati “ministeriali”.

Il ruolo del docente

Il docente viene ancora una volta sollecitato a svolgere il ruolo di regista dei processi di apprendimento di ogni singolo studente. Quest’ultimo passa da fruitore di contenuti a protagonista nello sviluppo di soft skills, indispensabili anche per il successivo percorso universitario.

Anche la valutazione va riletta in chiave formativa, privilegiando non tanto il prodotto, quanto il processo. Quel che conta è la valorizzazione dei progressi dell’alunno e lo stimolo a far sempre meglio. Senza dimenticare l’accessibilità e l’inclusione attraverso la tecnologia.

Una simile organizzazione della scuola non dovrebbe prevede improduttive interruzioni per scioperi o altro. Il lavoro didattico viene concentrato in un cammino formativo intensivo con l’intento di essere efficace e produttivo.

Nell’esame e per l’adozione delle diverse proposte rimane aperto il problema delle famiglie, degli orari  scolastici, delle esigenze del territorio e si terra anche conto che si tratta di uno strumento-tampone «in momenti di urgenza e di necessità», ma «non può essere considerato come la soluzione per la ripresa dell’attività. Occorre fare delle prove tecniche e verificarne gli esiti, apportando in itinere gli opportuni aggiustamenti.

Una scuola migliore di prima

Sognare e sostenere un’idea di scuola “più bella di prima”, una “scuola vicina”, una “scuola presente” significa cogliere in maniera proficua l’occasione dell’emergenza e “dare un calcio alla cattedra e alla campanella. A quell’immagine di scuola “che sbarra la giornata come il cancello di un carcere dove la giovinezza espia se stessa”.

 Come ha scritto Loenzao Bordonaro nel suo pamphlet,Giù le cattedre. Guida alla sopravvivenza nella scuola di oggi e di domani (Gaeditori-2019). E’ necessario dare concretezza alla “scuola sognata” che risponde ai bisogni “di tutti e di ciascuno”, che impegna il docente a “saper guardare tutti ed osservare ciascuno”.

Potrà essere questa un’occasione per migliorare il percorso formativo, mettendo in azione una dinamica flessibilità didattica. Occorre dare risposta alla voglia e al bisogno di cambiamento e di rinascita che l’emergenza ha generato.

Giuseppe Adernò

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