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Scrivere biografia e sinossi per la presentazione del romanzo

Per la rubrica "come diventare scrittore", oggi Giulio Ravizza illustra come scrivere biografia e sinossi del proprio romanzo per presentarlo all'editore. Solo se intriganti e convincenti, l'editore leggerà l'incipit del romanzo stesso

Quando un editore riceve un romanzo, tende a seguire questi tre passi: legge la sinossi, solo se ne rimane colpito scorre la biografia dell’autore e solo se anche quella lo intriga legge le prime dieci righe del testo (avevamo già parlato in un articolo passato l’importanza dell’incipit). Se già sei nella fase di invio di un testo ad agenti o editori, ricorda di inviare sempre questi tre documenti (in realtà si può anche inviare solo una parte del testo, come i primi tre capitoli, per stimolare una risposta più rapida).

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Comincio dalla bio perché forse è l’elemento più semplice da redigere. Considerarla come il tuo curriculum letterario: se hai già scritto qualcosa concentrati su quello, altrimenti racconta quella parte del tuo mondo che hai deciso di mettere nel romanzo o comunque che influenza la tua scrittura. Potresti interrogarti se inserire informazioni quali il premio al liceo che hai vinto nei giochi matematici. La faccenda è abbastanza semplice: se il tuo romanzo parla di adolescenti, di matematica o degli ambienti della scuola, allora inseriscilo. Se parla di astronavi, lascia perdere.
Evita autocelebrazioni o descrizioni magniloquenti e rimani in poche righe: la modestia è una dote che in questi casi premia. La mia bio di autore esordiente alla ricerca del primo editore è riassunta in meno di centocinquanta parole e racconta che ho vissuto nei luoghi in cui si svolge il mio romanzo e che amo l’opera: pane letterario che ha dato forma alla mia prosa. 

La tensione, ovvero la crudeltà di venire al mondo

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Continua la nostra rubrica “Come diventare scrittore” curata da Giulio Ravizza. In questo episodio, scopriremo come scrivere l’inizio di un libro

 
La sinossi non è solo un riassunto della narrazione, quanto una panoramica di quello che è
contenuto nel romanzo. L’origine stessa del termine è greca e significa “visione di insieme”. L’editore che la legge solitamente cerca di capire se la trama gli interessa, se può essere inserita in una delle sue collane esistenti e se ha una facile commerciabilità. Tipicamente  si fa domande quali “Il genere va di moda? Il testo è attuale? E’ un testo per un pubblico generalista o di nicchia?”. Una buona sinossi risponde a tutte queste domande attraverso il racconto della trama e dei temi dell’opera. A mio avviso le regole fondamentali per una buona sinossi sono tre: deve essere breve (400 parole al massimo), deve invogliare chi la legge a scoprire di più, deve essere centrata sulla trama in modo però da svelare anche i temi del romanzo e lo stile della prosa.

 

Ideare personaggi, ovvero cose turche

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Continua la nostra rubrica “Come diventare scrittore” curata da Giulio Ravizza, che ci spiega in questa puntata come ideare i personaggi di un libro

Ricordando l’articolo sulla regola dello Show, don’t tell, smetto di far teoria e nell’intenzione di dare uno spunto pratico condivido la sinossi che ha portato il mio L’Influenza del blu ad essere scelto dal suo editore.

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Che differenza c’è fra Don Abbondio e l’idraulico di YouPorn?

Per la rubrica “Come diventare scrittore”, Giulio Ravizza ci guida attraverso la sua esperienza nel percorso della scrittura di un libro: dalle motivazioni, all’ideazione fino all’editing, alla scelta dell’agente, all’auto-pubblicazione

 
L’influenza del Blu si apre in un futuro prossimo al nostro, in cui a vita di ciascuno è
un’esperienza fatta di amore, condivisione e pace interiore. Non esistono più ambizioni, né sentimenti quali l’avidità, la paura, l’egoismo: sono tutti relitti di un passato sepolto. Le
persone fluttuano in un crepuscolo privo di preoccupazioni materiali o spirituali. Le strutture che regolano la nostra società sono cadute, non ci sono più nuclei familiari, convenzioni sociali, regole di comportamento, religioni, scambi economici, nazioni. 
Le ragioni di questa mutazione si scoprono nel corso del romanzo: in un recente passato
l’umanità ha rinunciato totalmente al blu, in seguito alla scoperta che quel colore è fonte della sofferenza e del male. La visione del blu è quello che, sin dal principio dei tempi, ha reso l’uomo un essere malvagio, violento e infelice. In seguito a questa rivelazione, i cieli furono colorati di verde, i mari di rosso, ogni oggetto blu fu distrutto o ricolorato. 
In questo contesto idilliaco ma fortemente decadente, Mehemt, cerimoniere volontario di
Costantinopoli, apprende che Leone Ippoliti, lo scopritore dell’influenza nociva che il blu
provoca alle persone, ha compiuto un atto incomprensibile per un mondo universalmente
felice: si è suicidato gettandosi nel vuoto. Il suicidio di Leone costringe Mehmet a recarsi sul Bosforo, unico angolo del pianeta in cui il blu è sopravvissuto alle ricolorazioni dell’uomo. 
Per la prima volta nella sua vita, Mehmet scorge il colore blu specchiandosi nel canale.
Questa visione scatena in lui un palpito nuovo e prepotente: tutto a un tratto il protagonista si sente audacemente presente a se stesso. Una serie di vicissitudini legate alla scoperta delle diverse sfumature di blu (dal celeste, al lilla al cobalto) portano Mehmet a indagare sulla sua identità più intima nonché sulla sua natura di uomo malvagio. Lacerato dai dubbi che la coscienza di sé reca, il giovane cerimoniere dovrà prendere una decisione: lasciare il mondo così com’è, nella sua pacifica beatitudine, oppure mostrare a tutti il blu del Bosforo? 
In un manoscritto volutamente onirico e suggestivo, l’autore rivolge al lettore una domanda: cos’è che ci rende davvero umani?

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