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Rimodulare il calendario scolastico, le reazioni alla proposta di Draghi

La reazione contraria di alcuni sindacati scolastici alle parole nuovo premier incaricato Mario Draghi sulla possibilità di "rimodulare il calendario scolastico".

Il nuovo premier incaricato Mario Draghi, parlando coi gruppi parlamentari finora incontrati, ha dichiarato che il futuro Governo dovrà “rimodulare il calendario scolastico” dell’anno in corso per recuperare i “numerosi giorni persi”.

Rivedere il calendario scolastico

Le dichiarazioni di Draghi relative alla rimodulazione del calendario scolastico hanno dato vita a ipotesi e suggestioni. In molti prevedono che la scuola sia invitata a tornare in presenza per più ore e forse anche nei periodi dedicati alle vacanze, fra cui Pasqua. Altri ipotizzano invece che l’anno scolastico possa protrarsi fino al mese di luglio. Uno scenario possibile è anche quello che riguarderebbe l’introduzione di corsi di recupero pomeridiani o in orari extrascolastici.

Le reazioni dal mondo della scuola

L’ipotesi di rivedere il calendario scolastico sta facendo discutere e ha suscitato diverse perplessità tra i sindacati, sensibili sugli orari dei lavoratori e coi docenti. Quest’ultimi anche in Dad hanno prestato servizio. “Definire tempo perso il lavoro svolto durante questo difficilissimo anno pandemico significa partire con il piede sbagliato. Di tutto si può discutere, ma sempre rispettando chi si è fatto in quattro con la Didattica a distanza. Senza, poi, dimenticare che, salvo rare eccezioni, la scuola dell’infanzia e la primaria hanno continuato con la didattica in presenza”. È quanto afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, in merito alle dichiarazioni del presidente incaricato Mario Draghi sulla rimodulazione del calendario scolastico.

E sull’ipotesi di prolungamento del calendario scolastico, Di Meglio aggiunge che “da insegnante trovo inutile protrarre le lezioni di un paio di settimane. A parte le difficoltà oggettive che comporterebbe, sia da un punto di vista organizzativo con gli esami di fine ciclo, sia da un punto di vista climatico, con edifici scolastici perlopiù inadeguati, un tale provvedimento si rivelerebbe inefficace rispetto al recupero degli apprendimenti da parte degli alunni. Piuttosto, risulterebbe più opportuno finanziare corsi di recupero individuali per gli studenti rimasti realmente indietro”.

 

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