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Francesca Barra e la protesta dei bambini contro la Dad censurata dal rettore

La giornalista ha raccontato su Instagram la circolare inviata dal rettore della scuola frequentata dai suoi figli dopo che ieri alcuni bambini avevano aderito alla protesta contro la Dad.

Basta Dad: i bambini vogliono tornare a scuola. “Questa non è istruzione, ma una toppa che stiamo mettendo all’ennesima disorganizzazione.” Così la giornalista Francesca Barra su Instagram commenta l’applicazione della Didattica a distanza “in seconda elementare o comunque con bambini così piccoli”. La celebre giornalista e scrittrice denuncia sui social le condizioni in cui vivono i ragazzi in casa oggi, costretti ore davanti al PC.

Basta Dad, torniamo a scuola

“Non potete imprigionarci davanti a un computer”. Così recita uno dei disegni appesi al portone della scuola elementare di via Vigevano a Milano, a due passi dai Navigli. Quei disegni contro la Dad sono stati rimossi su disposizione del rettore della struttura, il Convitto Longone, che ha pubblicato una circolare sul sito della scuola. Secondo il rettore “la mobilitazione contro una decisione del Governo, come quella di chiudere le scuole, è una protesta politica e la scuola, essendo un ente pubblico, non può essere utilizzata per alcun tipo di protesta che abbia uno sfondo politico”. E’ assurdo, secondo Francesca Barra, che il disegno di un bambino venga identificato come simbolo di protesta politica.

 

 
 
 
 
 
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L’essenza della scuola e l’esempio di Manzi

Francesca Barra ribatte spiegando che quei disegni erano i pensieri dei bambini e non simboli di protesta non autorizzata contro la Dad. “Non era protesta, ma manifestazione di amore per la scuola.” Così in un ultimo video la Barra rivendica il diritto all’istruzione e cita il maestro Manzi. “Manzi scriveva agli studenti incoraggiandoli a essere liberi pensatori. Le famiglie italiane e i bambini stanno vivendo ore così difficili, da un rettore mi aspettavo “bastone e carota”, almeno un saluto ai bimbi e un pensiero su quei disegni puliti e pieni di amore per la scuola, non solo la condanna per averli appesi su una parete da tempo imbrattata e senza nemmeno un valore. Non dovrebbe essere questa l’essenza della scuola?”

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