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“L’ombra della luce” di Franco Battiato, un inno all’universo in musica

"Perché le gioie del più profondo affetto/ O dei più lievi aneliti del cuore/ Sono solo l'ombra della luce". Il 23 marzo 1945 nasceva Franco Battiato. Lo ricordiamo attraverso la canzone che lui stesso ha definito come il punto di arrivo di tutta la sua ricerca, un inno all'armonia dell'universo e al percorso interiore alla scoperta della luce.

“Difendimi dalle forze contrarieLa notte, nel sonno, quando non sono coscienteQuando il mio percorso si fa incertoE non abbandonarmi maiNon mi abbandonare mai”.

Sono i primi versi de “L’ombra della luce”, la meravigliosa canzone contenuta nell’album “Come un cammello in una grondaia“, pubblicato nel 1991 da Franco Battiato. Il testo, di stupefacente profondità, è il punto di arrivo di una ricerca personale durata anni. Con “L’ombra della luce”, infatti, Battiato ci racconta la sua visione della vita e del mondo, in un vero e proprio inno alla straordinarietà dell’universo.

La ricerca della luce

In alcune interviste, Battiato ha raccontato che “L’ombra della luce” rappresenta il punto più alto della sua ricerca personale, arrivato dopo sei mesi di intensa meditazione. Tutto il testo è permeato di spiritualità ed immagini che richiamano alle filosofie orientali ed al percorso per trovare la pace interiore. La canzone è infatti ispirata al “Libro tibetano dei morti” e descrive il momento mistico che si frappone fra la morte e la rinascita.

La chiave che però rende “L’ombra della luce” una canzone tanto profonda ed emozionante risiede proprio in quella parvenza, in quell’ombra che non è mai pienamente visibile ad occhio umano:

“Perché le gioie del più profondo affettoO dei più lievi aneliti del cuoreSono solo l’ombra della luce […]
Perché la pace che ho sentito in certi monasteriO la vibrante intesa di tutti i sensi in festaSono solo l’ombra della luce”.
L’uomo, con la sua capacità limitata di assorbire la magia dell’universo, può arrivare soltanto a percepire l’ombra della luce, senza riuscire mai ad accoglierla nella sua pienezza accecante ed ineffabile. La consapevolezza di tale limite, tuttavia, conduce alla scoperta della verità. Siamo dinanzi ad un testo così significativo che ogni parola appare quasi superflua. Un testamento spirituale da ricevere e custodire per la vita.

“L’ombra della luce” di Franco Battiato

“Difendimi dalle forze contrarieLa notte, nel sonno, quando non sono coscienteQuando il mio percorso si fa incertoE non abbandonarmi maiNon mi abbandonare mai
Riportami nelle zone più alteIn uno dei tuoi regni di quieteÈ tempo di lasciare questo ciclo di viteE non abbandonarmi maiNon mi abbandonare mai
Perché le gioie del più profondo affettoO dei più lievi aneliti del cuoreSono solo l’ombra della luce
Ricordami, come sono infeliceLontano dalle tue leggiCome non sprecare il tempo che mi rimaneE non abbandonarmi maiNon mi abbandonare mai
Perché la pace che ho sentito in certi monasteriO la vibrante intesa di tutti i sensi in festaSono solo l’ombra della luce”.

Franco Battiato

Franco Battiato è stato, e sarà sempre, uno dei più grandi artisti italiani. Tra gli anni Settanta e Ottanta Battiato fu fra gli intellettuali più innovativi del paese, sperimentando generi diversi e producendo moltissimi dischi.

Nato in provincia di Catania il 23 marzo 1945, si formò musicalmente a Milano negli anni Sessanta dove conobbe tra gli altri Giorgio Gaber che lo aiutò a fare uscire le prime canzoni e a fare le prime apparizioni in televisione. I testi delle canzoni di Franco Battiato sono ricercati e complessi, da considerarsi quasi un genere a sé. Nel 2012 entrò nella giunta regionale del presidente Crocetta in qualità di assessore alla Cultura. Nel 2017 dopo il suo ultimo concertò si ritirò dalla vita pubblica. Pubblicò l’ultimo disco nel 2019 “Torneremo ancora”. Battiato ci ha lasciati il 18 maggio del 2021, dopo una logorante malattia.

Nessuno come Battiato è riuscito a scardinare le regole del gioco in così tanti ambiti, da quello musicale, cinematografico e televisivo, ma anche mistico e spirituale, votando la sua creatività al risveglio della coscienza del pubblico. Ancora oggi si parla del “genio di Battiato”, come colui che ha ridisegnato il concetto di musica pop in Italia.

Mai prima di lui era stato possibile scalare le classifiche raccontando storie secondo una grammatica nuova, ispirata da contenuti fuori dal mainstream e alla ricerca continua di una dimensione sacrale dell’arte. Dall’inizio di carriera all’incontro con la musica elettronica di Karlheinz Stockhausen, dal primo album “Fetus” (1972), fino a “La Voce del Padrone” (1981), l’album più venduto in Italia.

Oltre a successi intramontabili come “L’era del cinghiale bianco”, “La Cura”, “Centro di gravità permanente”, “Cuccurucucù”. Battiato ha vissuto molte vite, diceva di sé di non essere mai nato e quindi mai morto. E forse per questo è riuscito in ogni decade della sua vita a regalarci un personaggio nuovo. La sua musica è anche un viaggio attraverso il nostro Paese: dalla Sicilia del Dopoguerra, ancora carica di valori cristiani, alla Milano degli anni ’60 e del boom economico, fino all’incontro con le filosofie orientali e il Buddismo.

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